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La Rimini ritrovata in quel tesoro di casa Montemaggi


12 Marzo 2023 / Paolo Zaghini

“Rimini ritrovata. Immagini degli anni Cinquanta negli scatti inediti di Amedeo Montemaggi” a cura di Sabrina Foschini, Associazione Rimini Sparita APS NFC.

Casa Montemaggi è uno scrigno che conserva, nei vari piani (dalla cantina alla soffitta), ancora numerose sorprese. Oltre a libri (in tante lingue), cartine, manifesti, quadri ora la moglie Edda assieme ai figli Andrea, Luca e Marco ci svelano questo tesoro fotografico (dicono 40.000 scatti) fatto da Amedeo (1923-2011) nel corso di una vita (a partire dal 1954), riemerso nel 2020. Con la collaborazione di “Rimini Sparita APS”, data da Nicola Gambetti e Maurizio Bonora, sono stati digitalizzati le migliaia di negativi conservati da Amedeo.

Questo volume è uscito (quasi) in contemporanea con la mostra fotografica “Rimini Ritrovata. Immagini degli anni Cinquanta negli scatti inediti di Amedeo Montemaggi”, curata per il Comune di Rimini da Sabrina Foschini e dall’Associazione Rimini Sparita APS, con il coordinamento di Andrea Montemaggi e la collaborazione della Biblioteca Gambalunga, rimasta aperta dal 21 gennaio al 12 marzo 2023 presso la Galleria dell’Immagine.

Da questo enorme archivio emerso da casa Montemaggi il volume e la mostra presentano una selezione di immagini (oltre 150) scattate nel corso degli anni ’50. Suddivise in due sezioni (La città e La marina), ci riportano indietro di oltre sessant’anni, nel regno ancora delle foto in bianco e nero.

Scrive nel suo intervento Gambetti, presidente di “Rimini Sparita APS”: “Montemaggi è riuscito a coniugare in modo unico ed esemplare, l’abilità del fotografo dilettante – ma talentuoso – alla sensibilità dell’osservatore/cronista appassionato e competente, ovvero due mondi che gli appartenevano e che risultano oggi perfettamente bilanciati ed esaustivi in ogni scatto”.

Scrive Luca Montemaggi: “Uomo dai molti interessi multidisciplinari, anche nella fotografia Amedeo Montemaggi dimostra una gran capacità creativa poliedrica, tanto nella scelta dei soggetti come dall’inquadratura. I protagonisti degli scatti sono le persone, la gente conosciuta o no, gli amici e i familiari, soprattutto le ragazze e le modelle che sfilavano durante i concorsi di Miss Italia, al Grand Hotel. Poi i paesaggi, visioni della città vista come scenografia della vita quotidiana. Neppure l’autoritratto o le nature morte sfuggono alla sua attenzione”.

E prosegue: “La passione per la fotografia nasce dall’osservazione dei grandi maestri della fotografia, del cinema, della pittura e viene vissuto da Montemaggi inizialmente come atto creativo più che documentale. La tappa fino al 1960 è caratterizzata da una grande ricerca estetica dove il criterio compositivo spesso si fonde con l’intuizione e la prontezza nel cogliere l’attimo. Da una parte, cronista in prima linea, dall’altra, osservatore riflessivo, la successione degli scatti mette in evidenza la sperimentazione creativa. Tutto è suscettibile della interpretazione personale attraverso il mirino della macchina fotografica”.

Nelle immagini della sezione “La città” riemerge la Rimini ferita dalla guerra e una prima ricostruzione in corso, che poi diventerà forsennata. Sintetizzata dalla foto con lo scheletro del grattacielo in costruzione del 1959. Ma sono le immagini del patrimonio storico riminese romano e rinascimentale, che legano passato e presente: le macerie del Teatro Galli del 1955, le mura malatestiane in Via Madonna della Scala del 1955, la Porta Montanara già spostata nel 1954, gli orti al Ponte di Tiberio del 1955, il Corso d’Augusto verso l’Arco del 1960 con l’appena costruito palazzo delle Poste.

E poi “La Marina”: il mare e la spiaggia, l’altra anima della città con le passeggiate sul molo, i tuffatori prodigiosi e le bellezze al bagno, la mondanità e le prime fondamenta per la nascita di una Rimini capitale del turismo.

Scrive Sabrina Foschini: “Numerosissime sono le fotografie della Rimini marittima e mondana, dove troneggia il Grand Hotel a far da sfondo alle finali del concorso di Miss Italia del 1955, con molti ritratti delle finaliste e qui entra in scena uno dei soggetti privilegiati del nostro ritrovato fotografo: la bellezza femminile (…). I ritratti di queste timide, a volte maliziose, altre volte complici e seducenti ‘bellezze al bagno’ rappresentano a mio parere il momento più alto della produzione di Montemaggi e testimoniano una sua peculiare attenzione per l’universo del costume e della moda”. E ancora: “Dalla tenerezza disarmata e diretta degli sguardi dei bambini, alla goliardia dei ‘birri’, che dalla palata commentano il passaggio della fauna da conquista, ai lavoratori ambulanti o di botteghe storiche, agli amici e scolari, agli avventori di bar e locali da ballo come l’Embassy Club, tutto merita di restare, di passare il testimone a quelli che verranno e prenderanno il loro posto ai tavolini dei bar”.

Amedeo ha annotato con precisione sulle buste dei negativi le date esatte degli scatti e, in molti casi, anche i nomi dei personaggi ritratti. Un lavoro questo preziosissimo per chi si è impegnato a lavorarci sopra. Quasi sempre una fotografia senza data e senza nomi delle persone riprese è come un foglio bianco, spesso inutile. Invece così facendo Amedeo ha dato autorevolezza storica al suo archivio fotografico.

Nulla ci viene detto nei testi sulle amicizie e frequentazioni di Amedeo con gli intellettuali riminesi che in diverse foto sono ripresi: Guido Nozzoli, Gianni Quondamatteo, Sergio Zavoli, Alberto de Giovanni. Così come l’unico politico ritratto, in una scatto straordinario, è Nicola Pagliarani al mare nel 1958.

La scelta delle fotografie degli anni ’50 è stata fatta dalla famiglia e dai curatori in quanto “coincide col suo periodo più prolifico e onnivoro di attività”. Poi il matrimonio nel 1959 e la nascita dei figli, i nuovi impegni di studioso, la scoperta dell’entroterra modificheranno il suo modo di fotografare. Ma di questo, probabilmente in un prossimo futuro, potremo prendere conoscenza con nuove puntate che verranno costruite grazie all’enorme e prezioso archivio fotografico di Amedeo Montemaggi.

Paolo Zaghini