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Massera, primo direttore non di Rimini che fece risorgere la Biblioteca


8 Luglio 2019 / Paolo Zaghini

“Aldo Francesco Massèra tra Scuola storica e Nuova filologia. Giornate di studio” A cura di Anna Bettarini Bruni, Paola Delbianco, Roberto Leporatti. Pensa Multimedia.

Aldo Francesco Massèra (1883-1928), fu il sedicesimo Direttore della Biblioteca Gambalunga da quel 1619 quando morì il fondatore Alessandro Gambalunga (1554-1619). Questo enorme volume di quasi 800 pagine a Lui dedicato è una delle tante iniziative messe in atto per la ricorrenza del 400° anniversario della nascita della Gambalunga.

Sono qui raccolti i testi di due convegni svoltisi, il primo presso l’Università di Ginevra (2-3 dicembre 2015) e il secondo presso la Biblioteca Gambalunga di Rimini (16 aprile 2016). Una ventina i saggi che consentono di svelare la ricca e proficua attività di studioso di Massèra, nonché quella di organizzatore degli istituti culturali riminesi. “Il convegno, nelle due sessioni ginevrina e riminese, è stata l’occasione per rendere un omaggio a tutto tondo ad uno studioso che ha segnato in modo significativo la cultura italiana, ma che fino ad oggi è stato abbastanza trascurato dagli specialisti”.

Massèra succede alla direzione della Biblioteca Gambalunga a Luigi (1807-1874) e Carlo (1835-1907) Tonini, padre e figlio, per quasi settant’anni, dal 1840 al 1907, alla direzione ininterrotta del prestigioso istituto culturale riminese. E dopo di Lui, alla sua improvvisa morte a soli 45 anni, gli subentrerà Carlo Lucchesi (1881-1959) che dirigerà la biblioteca dal 1929 al 1952.

Secondo Augusto Campana, Massèra è stato per Rimini il “migliore studioso delle cose cittadine” e il più esperto conoscitore e indagatore dell’umanesimo riminese, o per meglio dire malatestiano. Secondo Renzo Cremante (“Aldo Francesco Massèra nella vita culturale riminese e romagnola”) “gli studi di Massèra non varcheranno, di norma, i confini cronologici del Rinascimento”.

L’attenta ricostruzione biografica di Maria Cecilia Antoni (“Carte e libri di Massèra, studioso e bibliotecario, nella Biblioteca Gambalunga di Rimini”) dirà che Massèra è nato a d Ancona il 3 febbraio 1883, che vivrà a Bologna dall’età di due anni e che qui compirà i suoi studi. Nel 1904 si laureò con una tesi discussa con Giosuè Carducci.

Alberto Brambilla (“Massèra tra Carducci e Barbi: appunti per la storia di un intellettuale”) su questo punto scrive che “può essere annoverato tra gli ultimi allievi del professore bolognese”: quell’anno, l’ultimo di Carducci docente, si laurearono in sei, tra cui l’amico santarcangiolese Gino Lega e il cesenate Renato Serra.

Ritornando al testo dell’Antoni, scopriamo che nel 1905 Massèra arrivò a Rimini ed entrò come docente al Ginnasio prima e poi all’Istituto tecnico “Valturio”. Nel 1908 fu nominato reggente temporaneo della Biblioteca per poi diventarne il Bibliotecario nel maggio 1909. Massèra fu il primo direttore non riminese. Fra i compiti a Lui assegnati, oltre la responsabilità della biblioteca, anche quelli sui beni museali, archeologici, artistici, naturalistici depositati anche questi presso Palazzo Gambalunga. Richiamato alle armi, partecipò alla Prima Guerra Mondiale.

Toccherà a Paola Delbianco (“Gli istituti culturali riminesi sotto la direzione di Aldo Francesco Massèra”) raccontarci l’intensa, non sempre facile, attività di bibliotecario e di organizzatore del patrimonio museale, dal 1923, nell’ex convento di San Francesco, a fianco del Duomo. Qui il 7 giugno 1925 aprirà i battenti la nuova Pinacoteca di Rimini.

Domenico Fava, soprintendente bibliografico dell’Emilia per le province di Bologna, Forlì, Ravenna a fine 1926 trasmise al Ministro della Pubblica Istruzione Pietro Fedele una relazione sulla Biblioteca Gambalunga scritta al termine di un giro presso le biblioteche comunali in Romagna: “Mi è sembrato che la situazione rivesta il carattere di maggiore gravità si è a Rimini, dove la celebre Gambalunghiana è lasciata dal Comune in condizioni veramente pietose, sia per mancanza di mezzi occorrenti al suo funzionamento sia per l’abbandono dei locali e delle raccolte”. Il Ministero intervenne sul Comune, ma anche con risorse proprie messe a disposizione nel 1927 che servirono al restauro di 22 tra i più preziosi manoscritti. “Prende avvio così una lunga stagione di sussidi ministeriali per interventi sia di conservazione e restauro del materiale raro e di pregio, sia di sostegno per acquisti di volumi e fondi d’interesse locale”.

Con l’avvento del Podestà Tullo Bisognani (febbraio 1927-marzo 1929) “cambia anche, e in maniera radicale, l’atteggiamento dell’Amministrazione Comunale verso la Biblioteca Gambalunga e il suo direttore”.

“L’esecuzione del vasto piano di restauro e riorganizzazione della Gambalunga, deliberato da Busignani ‘in mezzo alla indifferenza, o alla incomprensione dei più’, comincia nel maggio 1927 e dura un anno. La Biblioteca, riaperta al pubblico il 1° giugno 1928, si trova ora distribuita in quattordici locali, più i due dell’Archivio storico comunale e i due dell’Archivio notarile, e già fervevano i lavori di riordinamento delle raccolte e controllo inventariale, e si pensava all’allestimento e compilazione di nuovi cataloghi”.

Nel frattempo si lavorava anche al nuovo Regolamento e all’ottenimento di nuovi fondi ministeriali. Ma Massèra “muore dopo breve e violenta malattia il 21 luglio, all’età di quarantacinque anni”. Il Regolamento sarà approvato a giugno 1928 ed uscirà postumo, ad ottobre, il suo scritto per “Accademie e Biblioteche d’Italia”col titolo “La Biblioteca Gambalunghiana di Rimini”.

Massèra “ripercorre la storia fino ai suoi giorni, dando particolare risalto alla radicale sistemazione appena attuata grazie a un illuminato podestà e all’intensificato interessamento della Soprintendenza bibliografica dell’Emilia per le biblioteche della regione”.

Scrisse Francesco Meriano su Il Resto del Carlino in occasione della sua morte, riportato a conclusione del saggio della Antoni: “senza ostentare e forse senza sapere, lo scomparso era assai più che un filologo, uno storico, un erudito; rappresentava, con la grazia degli anni ancor giovanili, con l’arguzia della varia conversazione, un modo di apprendere e di conoscere, un modo di portare il peso della propria sapienza; e la sapienza così intesa diventava saggezza”.

Pregevole infine il lavoro edito a conclusione del volume di Michele Feo intitolato “Augusto Campana biografo e continuatore degli studi di Massèra”. Il saggio racconta dei rapporti fra i due e edita il necrologio di Campana dedicato a Massèra scritto per la rivista “Valdilamone” nel numero 9 del 1929. “Numerosi necrologi uscirono a stampa in quel torno di tempo. Ma quello di Campana è una pagina splendida. E non a caso fu subito ripreso in altra stampa locale e, molti anni dopo, inserito da Campana nell’unica raccolta dei suoi scritti da lui stesso organizzata, quella dei ‘Profili e ricordi’ uscita postuma nel 1996” per i tipi della casa editrice Antenore di Padova.

Paolo Zaghini