Pronta guarigione per il cinquantenne riminese di cui i media ingiustamente ridono
7 Luglio 2019 / Lia Celi
Tutta Italia ha riso del povero cinquantenne riminese che ha approfittato di una trasferta in una città del Nord per il suo battesimo del fuoco nel mondo del sadomaso, per finire in ospedale con quaranta giorni di prognosi.
Il vero rituale di umiliazione non è stato il pestaggio somministratogli dalla mistress, ma quello inflittogli dai cronisti, che hanno riferito la sua disavventura con toni irridenti e sarcastici, descrivendolo, per rimanere nel boccaccesco, come un porno-Andreuccio da Perugia, anzi, da Rimini, che si fa incautamente irretire da una maliarda mercenaria forestiera e paga la sua imprudenza con botte e fratture varie.
«Col senno di poi, avrà rimpianto i rapporti di routine fatti di coccole e baci», ha scritto Il sussidiario.net, e se la routine dell’estensore dell’articolo sono rapporti teneri e coccolosi, e non i frettolosi due minuti di cui parlano le statistiche sulla sessualità in Italia, è un uomo fortunato.
«Voleva un’esperienza forte, ma non così forte,» sogghigna La Repubblica. E via su questo tono. Tutti a ridere del povero sfortunato slave debuttante, tutti a moraleggiare sulle velleità “eyes wide shut” del Fantozzi del sesso estremo, giustamente punite.
Voleva provare dolore? Bene, è stato accontentato con un crudele contrappasso che gli toglierà per sempre certi grilli dalla testa, oltre che dalle mutande. Ma quanto fa ridere, un uomo che vuole sperimentare nuove sensazioni, sfidare i propri limiti, rovesciare gli schemi della mascolinità tradizionale recitando la commedia della sottomissione con una mistress – che, se è una professionista seria, dovrebbe saper gestire la situazione secondo la regola del SSC (safe, sane and consensual: sicuro, sano e consensuale).
A cinquant’anni, poi, via, c’è una dignità da mantenere: meglio il sesso tradizionale, tutt’al più vivacizzato con una maschera e un frustino. E invece no, massimo rispetto per questo signore curioso, coraggioso e sfortunato, che per una volta, lontano da casa, voleva provare a dare corpo a una fantasia trasgressiva fem-dom che probabilmente non sarebbe mai riuscito a realizzare con la sua partner abituale: non tutte le mogli riescono a trasformarsi in mistress (anche se sospettiamo che la compagna dell’uomo, appresa tutta la storia, si prepari ad aggiungere le sue sculacciare a quelle della Venere in pelliccia).
Nell’era del sesso virtuale e dei guardoni PornHub dipendenti, il nostro concittadino desiderava per una volta sperimentare certe sensazioni in prima persona, investendoci anche una discreta sommetta. Ma a quanto pare, nell’emozione del momento si è dimenticato di pronunciare la parola di sicurezza con cui lo slave può interrompere il rapporto quando ne ha abbastanza, e la trasgressione è degenerata in contusione.
Gli auguriamo una pronta guarigione dei danni non solo fisici, ma anche morali. A cinquant’anni l’entusiasmo e la voglia di mettersi in gioco, anche sotto le lenzuola, sono un elisir di giovinezza. Rinunciarci sarebbe il vero masochismo.
Lia Celi