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Rimini ha un altro mare d’eccellenza: quello dei libri


18 Giugno 2022 / Lia Celi

Quello che si chiude è il weekend più atteso dell’anno dai ragazzi che leggono: è «Mare di libri», la rassegna che inonda la città di eventi legati alla lettura under-18 e nel settore ormai sovrappopolato dei festival di questo e di quello lungo penisola rappresenta un’eccellenza di cui Rimini può andare fiera.

Non solo perché ogni edizione porta in città alcuni fra i nomi più illustri e ammirati della letteratura e del fumetto, ma anche per l’impegno e l’entusiasmo dei giovanissimi volontari e volontarie coordinati dalla libreria Viale dei Ciliegi, che «Mare di libri» l’ha inventato nel 2008.

Poco più che bambini loro stessi, spesso poliglotti, fanno da baby-sitter e interpreti agli ospiti stranieri, vanno a prenderli in stazione, li guidano verso i rispettivi hotel e location degli eventi; e poi assistono l’organizzazione in tutti i momenti della rassegna, dal check in degli spettatori all’ingresso di ogni incontro al riempimento dei buchi nelle platee più sguarnite affinché lo scrittore invitato non si senta un cenerentolo, dal trasporto dei libri per i firmacopie alla soluzione di emergenze impreviste o imprevedibili. Molti volontari e volontarie sono riminesi, ma ce ne sono che vengono qui da tante parti d’Italia, accompagnati dai genitori o dagli insegnanti, appositamente per dare una mano a «Mare di libri». La loro gentilezza e professionalità è uno dei più bei ricordi che gli scrittori invitati al festival si portano a casa.

Effetti delle buone letture? No, non basta. Per creare persone colte, ma anche sensibili e capaci di collaborare, un buon libro non è sufficiente, e nemmeno dieci buoni libri. Ci vuole tutto un ambiente favorevole alla lettura, tempo sufficiente per coltivarla, insegnanti in gamba e librerie vicine e accessibili. Le famiglie? Devono sforzarsi di non rovinare tutto con le loro ansie patologiche.

Perché, ammettiamolo, noi genitori siamo strani. Tendiamo a confondere l’amore per i nostri figli con la preoccupazione h24. Se stanno fuori con gli amici ci preoccupiamo, se non hanno voglia di uscire preoccupiamo, se si innamorano ci preoccupiamo, se stanno bene da single ci preoccupiamo, se fanno troppo sport ci preoccupiamo ma se non ne fanno abbastanza o non collezionano risultati eclatanti ci preoccupiamo ancora di più.

Vorremmo infilare nelle loro vite tutto quello che dovrebbe rendere felici loro, o più spesso il nostro ego, e che si riassume in una sola parola: successo. Ovviamente ci preoccupiamo se non leggono mai, ma anche quando leggono tanto non stiamo tranquilli. Siamo contenti che i figli leggano fintantoché gli serve per prendere nove in italiano. Ma se poi quei libri li rendono troppo pensosi, profondi, complicati, se gli dànno un’idea del mondo diversa dalla nostra e smorzano in loro lo spirito competitivo in favore di altri valori meno spendibili (traduzione: che non aiutano nella carriera scolastica e poi a trovare presto un lavoro) allora cominciamo ad agitarci, mentre ci sembra di risentire la vocetta del ministro Tremonti che sentenziava «con la cultura non si mangia», come se l’ignoranza invece assicurasse il piatto pieno.

C’è soluzione che permetta a noi angosciate madri e padri di ritrovare la pace? Una bella camomilla e un buon libro o una graphic novel. Magari consigliata (e, se necessario, spiegata) dai nostri figli.

Lia Celi