Home___primopianoTonino Guerra, il poeta al servizio del cinema: “Tutto quello che toccava diventava sogno”

Presentato a Santarcangelo il libro di Rita Giannini "Il sorriso della terra”


Tonino Guerra, il poeta al servizio del cinema: “Tutto quello che toccava diventava sogno”


19 Marzo 2024 / Redazione

“Tonino Guerra. Il sorriso della terra” di Rita Giannini, è il volume appena pubblicato da Pazzini che viene presentato giovedì 21, ore 20,30, alla Biblioteca Baldini di Santarcangelo, nel giorno in cui ricorre la morte del poeta, avvenuta il 21 marzo del 2012. Una biografia ampia e dettagliata figlia della vicinanza pluridecennale al maestro Guerra da parte di colei che ha lungamente collaborato con lui ed è sua biografa ufficiale. Come si legge nell’ultima di copertina “pochi autori rappresentano in modo diretto la loro terra come Tonino Guerra. Il mondo contadino gli è rimasto nelle rughe del volto, nel sorriso appena accennato, mai euforico, nel suo essere controcorrente senza urlarlo”. Un poeta soprattutto ma anche un artista eclettico che ha portato la sua poesia dentro a tutto ciò che ha fatto nel cinema, nella prosa, nel teatro, nell’arte figurativa, nel paesaggio.

“Tutto quello che tocca lo trasforma in sogno: il suo dialetto nutre poesie che fan vivere i compagni di cella durante la prigionia nel campo di concentramento di Troisdorf; le sue sceneggiature diventano la storia del cinema italiano, con Fellini, Antonioni, Rosi, i Taviani e moltissimi altri grandi registi; Vittorini lo vuole nei suoi Gettoni; Pasolini, Bo e Contini sono i testimoni della sua poesia; arrivano l’Oscar per Amarcord e prestigiosi riconoscimenti in tutto il mondo”.

“Tonino Guerra non è soltanto un narratore, un poeta e uno sceneggiatore, è un artista a tutto tondo: si dedica alla pittura, alla scultura e all’ideazione artistica realizzando allestimenti, installazioni, mostre, parchi, fontane, in cui trasferisce la sua esuberante genialità. Per questo è un seme, perché è veramente un protagonista della cultura materiale. Perfino la pubblicità lo ha utilizzato, ma lui ha stravolto il segno, quasi che sia stato lui ad utilizzare la pubblicità, e non viceversa, diventando il garante non di un marchio, ma dell’ottimismo in sé, come categoria del vivere quotidiano”.

Rita Giannini lo ha seguito nel tempo e accompagnato in un tratto della sua lunga vita, piena di incontri e di eventi straordinari. Grazie ad una paziente raccolta di testimonianze in diretta e attraverso gli infiniti scritti su di lui, l’autrice propone un ritratto che scorre, per coinvolgimento e innamoramento, fluido fino all’ultima parola, la più autorevole, intima e completa biografia sul genio poetico dell’immaginazione e del sogno.

All’autrice abbiamo chiesto com’era impostare il progetto di un libro con Guerra.
“Era un magnifico ed entusiasmante lavoro di sostanza, basato su un confronto diretto. Tutto nasceva dalle sue indicazioni e come tutte le opere che nel tempo ho realizzato su di lui, anche questa è nata allo stesso modo. Illustrava i suoi desiderata e mi chiedeva come avrei voluto impostare il lavoro. Poi si buttava giù una traccia della struttura generale del libro. Diceva lui: ‘si fa come quando si deve impostare un soggetto per un film o un romanzo e senza definire prima la struttura inutile scrivere’. Poi io procedevo alla stesura e alla selezione delle testimonianze. Poi non voleva più vedere nulla. A lavoro finito arrivava il suo sguardo scevro da giudizi e sempre positivo. La fiducia negli anni era diventata sintonia”.

Da cosa nasce questo volume?
“Dalla necessità di tenere alta l’attenzione su uno dei maestri più importanti del ‘900, che non può né deve essere dimenticato. Io ringrazio l’editore Pazzini che lo ha fortemente voluto pubblicare e la moglie di Tonino Guerra, Lora, per il suo costante sostegno e la proficua collaborazione. Lei ogni giorno con determinazione lavora affinchè si tenga viva l’attenzione sull’opera di Guerra, sui progetti e i suggerimenti che sono attualissimi e sanno guardare lontano e rappresentano un importante lascito”.

Se dovesse delineare la figura di Guerra con poche parole su cosa si soffermerebbe?
“Sul fatto che è stato prima di tutto un poeta e ha messo la sua poesia al servizio del cinema e non solo, è stato un artista eclettico sempre guidato dalla poesia. Lui si è relazionato alla pari, con i più grandi maestri del suo tempo, sia nel cinema che nella letteratura e questo vale sia per gli autori e cineasti italiani, stranieri e in particolare russi, perché non possiamo dimenticare che la sua seconda patria è la Russia che, come ripeteva, gli era stata portata in dote dalla moglie Lora. Tra i letterati italiani coetanei, infinita la sua riconoscenza nei confronti di Bo, Pasolini, Contini, Vittorini, la Ginzburg, e immenso il suo amore nei confronti di Calvino, Moravia, la Morante e dei poeti amici e conterranei. Parlando di cinema i suoi rapporti amicali sono noti da Petri, De Santis, Indovina a Fellini, ai Taviani, Monicelli, Bellocchio, strettissimo era il legame con Antonioni e con Rosi, così con Tarkovskij, Paradzanov, Angelopoulos ma erano tanti i registi che amava e stimava anche al di fuori di coloro con cui ha lavorato negli oltre 120 film che ha sceneggiato”.

È stato considerato un innovatore fin da quella prima raccolta pubblicata nel 1946 dal titolo “ I scarabócc”, perché è così importante?
“Perché ha recuperato e aggiornato la narrazione orale dell’epica classica con dentro l’esaltazione non degli eroi ma dei contadini, degli uomini semplici e della natura alla maniera orientale, zen, utilizzando la lingua madre a cui ha ridato dignità e autenticità (così come gli ha riconosciuto Pasolini), rendendola lingua della poesia al pari di quella sovraregionale fino al punto di far perdere ai suoi versi in vernacolo ogni categorizzazione. Con lui la poesia in dialetto, come ha sottolineato Gianfranco Contini (considerato il più grande filologo e critico del ‘900), è poesia, pura poesia e basta”.