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31 dicembre 274 (?) – Il martirio di Santa Colomba


31 Dicembre 2023 / ALMANACCO QUOTIDIANO

Come scrive Antonio Borrelli (“Santi e Beati”), «Santa Colomba di Sens è stata una delle martiri più celebri di tutto il Medioevo e il suo culto ebbe una larga diffusione. Ciò nonostante, le notizie storiche che la riguardano, sono circondate dalla leggenda; la stessa ‘Passio’ è piena di luoghi comuni, tipici della agiografia aurea dei primi martiri».

Altrettanto ricche di elementi meravigliosi sono le circostanze del sorgere del suo culto a Rimini, fino a portarla ad essere prima patrona della città e titolare della Cattedrale.

Le tre tavole superstiti con “Storie di Santa Colomba” di Giovanni Baronzio (1345 ca.) che dovevano decorare la Cattedrale di Rimini, oggi alla Pinacoteca di Brera di Milano

Nel Passionario della Cattedrale di Rimini sono contenuti tre testi che narrano di Santa Colomba: un sermo di S. Pier Damiani (XI sec.), un altro sermo anonimo e la ‘Passio’ vera e propria. Secondo quest’ultima, formatasi forse fra il VI e il VII secolo, Colomba visse nel III secolo e apparteneva a una nobile famiglia pagana iberica di Cordova. Per sottrarsi al culto degli dei, lasciò la famiglia e si recò in Gallia, prima a Colonia Iulia Vienna Allobrogum (Vienne) dove ricevette il Battesimo, poi ad Agendicum (Sens). Sembra che il suo vero nome fosse Eporita (“Guerriera” in greco) e che sarebbe stata poi chiamata Colomba per la sua innocenza.

Colomba giudicata dall’imperatore Aureliano

A Sens, il 25 dicembre fu arrestata come cristiana a causa della persecuzione in atto in tutto l’Impero Romano; trovandosi in città l’imperatore Aureliano Lucio Domizio (270-275), fu condotta davanti a lui, che nel tentativo di farla rinunziare alla verginità cristiana, sarebbe giunto a proporle il matrimonio con suo figlio.

Ma poi irritato per il suo rifiuto, la condannò ad essere chiusa nell’anfiteatro in una ‘cella meretricia’, riservata cioè alle prostitute; però quando si presentò un giovinastro per abusare di lei, un’orsa dell’anfiteatro intervenne a proteggerla, mettendo in fuga l’uomo.

Colomba salvata dall’orsa

Visto che nessuno dei soldati volle più farsi avanti, Aureliano infuriato, ordinò che sia la vergine, sia l’orsa fossero bruciate; ma una nube proveniente dall’Africa procurò una provvidenziale pioggia che spense il fuoco; l’orsa scappò via nei campi. L’imperatore allora condannò Colomba alla decapitazione, dopo un ultimo tentativo di farle cambiare fede.

La giovane, appena sedicenne, subì il martirio non lontano da Sens e fu sepolta da un tale, che invocandola aveva recuperata la vista; ciò avvenne nella seconda metà del III secolo, negli anni fra il 270 e il 275, facendo riferimento alla (presunta) presenza dell’imperatore Aureliano a Sens per le sue (certe) guerre in Gallia.

Il martirio di Colomba

Nel 620 il re Lotario III  fondò sul sepolcro della santa, l’abbazia reale di Sainte-Colombe-les-Sens, subito celebre in quella che ormai era la Francia. Nel 623 il vescovo di Sens, San Lupo († 623) volle essere sepolto ai piedi della martire; nell’853 il vescovo Wessilone nel consacrare la nuova chiesa, trovò unite le reliquie dei due santi e le fece avvolgere in un prezioso sudario in tessuto orientale, i cui pezzi ritrovati nel XIX secolo, sono conservati nel tesoro della cattedrale.

La chiesa dell’abbazia fu costruita una terza volta e consacrata nel 1164 da papa Alessandro III, poi distrutta nel 1792 al tempo della Rivoluzione Francese.

I resti del complesso dell’abbazia e della chiesa furono acquistati nel 1842 dalle religiose della Santa Infanzia di Gesù e Maria, che vi edificarono la loro Casa Madre, salvagauardando i resti dell’antica cripta; le reliquie di S. Colomba erano comunque già stata trasferite sin dal 1803 nella cattedrale di Sens.

Numerose sono le chiese dedicate alla santa martire, in Francia, Spagna, Fiandre, Germania e in Italia, dove il culto si diffuse particolarmente a Rimini. Secondo la tradizione locale, alcuni mercanti che navigavano nell’Adriatico avevano trafugato una reliquia del capo di santa Colomba, ma furono costretti ad approdare a Rimini, dove la reliquia fu accolta dal vescovo Stennio (o Stemnio) e posta nella cattedrale appena costruita sul luogo di un tempio dedicato a Ercole, distrutto dallo stesso Stennio. Il primo duomo sarebbe stato quindi consacrato alla santa di Sens, eletta a prima patrona della città di Rimini.

La storicità di questo presule, che sarebbe stato il primo della diocesi riminese, non è suffragata da alcuna prova. Sarebbe divenuto vescovo già nel 313, in contemporanea con l’editto di Milano con il quale l’imperatore Costantino “il grande” concesse la libertà di culto ai cristiani: il che suona piuttosto sospetto e pare più un tentativo di accreditare la precoce cristianizzazione di Rimini. Di certo ben difficilmente Stennio avrebbe potuto impunemente distruggere un tempio pagano, dal momento che Costantino si era limitato a porre fine alle persecuzioni contro i cristiani, ma non aveva affatto proibito i culti delle altre religioni – lui stesso continuò a farsi ritrarre con la corona radiata del divino Sol Invictus, culto orientale importato a Roma fra l’altro proprio da Aureliano – e meno che mai di quella olimpica. Si arrivò a ciò solo nel 380 con l’editto di Tessalonica emesso dall’imperatore Teodosio (assieme ai colleghi Graziano e Valentiniano II). E le prime distruzioni di templi pagani si verificarono solo dopo le “norme attuative” (i Decreti Teodosiani) del 391-92, con massacri di fedeli olimpici ad opera di eserciti di monaci e asceti fanatici ad Alessandria e Antiochia, mentre il vescovo Porfirio di Gaza faceva radere al suolo il famoso tempio di Marnas, il locale dio della pioggia e del grano.

Eppure il culto di Santa Colomba a Rimini fu senza dubbio antichissimo, sovrapposto o no alla prima dedicazione della cattedrale cittadina, che qualcuno ritiene fosse allo Spirito Santo raffigurato come colomba.

Nel 1581 mons. Castelli vescovo di Rimini, essendo nunzio apostolico in Francia, ottenne dai monaci dell’abbazia di Sens una costola e due denti della martire, che dal secolo XVIII sono conservate in un busto reliquiario ora custodito nel tesoro del Tempio Malatestiano. Il vescovo fece mettere a verbale che le reliquie recuperate a Sens corrispondevano perfettamente a quelle custodite a Rimini.

A partire dal Martirologio Geronimiano, fino a quello Romano, la festa di S. Colomba è riportata al 31 dicembre. La popolarità del culto in Francia andò poi lentamente scemando e nel secolo XIV il tentativo di riportarlo in larga diffusione non ebbe seguito. A Sens, a causa di una festa locale concomitante con l’ultimo dell’anno, la celebrazione fu spostata al 27 luglio; sono commemorate a parte altre ricorrenze, come la traslazione delle reliquie e la dedicazione della sua chiesa.