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Gnassi: le istituzioni non sono un menu a la carte. Lavoro stagionale, il lato oscuro della Riviera. Il governo ha abbandonato i balneari


A Rimini i giochi sulla spiaggia si pagano 6 euro a bambino


5 Maggio 2024 / Maurizio Melucci

A Rimini i giochi sulla spiaggia si pagano 6 euro a bambino

Non è uno scherzo. Mentre il Consiglio di Stato ha ribadito che le proroghe non sono legittime, che le concessioni sono tutte scadute il 31 dicembre 2023 e che occorre fare subito le evidenze pubbliche c’è chi sulla spiaggia pensa di essere il “padrone” nel senso letterale del termine.

Qualche giorno fa, nella zona di Pascoli – Lagomaggio, una concessionaria di spiaggia (evito di scrivere il numero del bagno, ma è tutto documentato) ha chiesto ad una mamma che aveva il figlio assieme ad altri due bambini suoi amici che erano sui giochi della zona se era cliente del bagno. Alla risposta negativa ha chiesto il pagamento per l’utilizzo dei giochi di 6 euro a bambino. Totale 18 euro. Neanche fosse un parco tematico. La bagnina si sarebbe giustificata per il costo della gestione dei giochi. Ovviamente la mamma non ha pagato ed anzi ha ribattuto in modo netto.

Debbo dire che abbiamo oltrepassato ogni limite e la necessità di procedere con evidenze pubbliche diventa sempre più necessaria per rinnovare le nostre spiagge in tutto e per tutti. Ricordo che negli anni i concessionari hanno chiesto di evitare di fare smontare i giochi (per bambini e non solo) per rendere attrattiva la spiaggia anche durante l’inverno. Ovviamente tutto doveva essere senza pagamenti. Ora è questa la nuova linea. Per altro credo che sia anche illegittimo chiedere un pagamento per l’utilizzo dei giochi. Il concessionario della spiaggia dovrebbe avere una licenza per spettacolo viaggiante. Mi auguro che sia un caso limitato e non una tendenza generalizzata. Ma comunque è grave.

Foto d’archivio. Nessun riferimento all’articolo

Gnassi: le istituzioni non sono un menu à la carte

E’ tempo di candidature e come succede in queste occasioni tante sono le ipotesi che compaiono sui quotidiani. In questo caso non si parla di elezioni europee. Rimini non ha nessun candidato del Pd. Si parla delle elezioni regionali che vi saranno molto probabilmente in autunno dopo la candidatura del Presidente Bonaccini alle Europee. In questo caso vi è tanto materiale per articoli che riguardano il centrosinistra o il centrodestra. Tuttavia, quello che mi ha colpito sono le indiscrezioni del Resto del Carlino che in due diversi articoli parla di un interessamento di Andrea Gnassi a lasciare il parlamento per approdare in Regione come assessore. Evidente che non sono invenzioni di chi scrive al Carlino, ma sicuramente la raccolta di voci di qualche “corridoio” della politica importante. D’altra parte, in questi 18 mesi non è la prima volta che si parla di Gnassi per altre responsabilità. In quel caso si parlava di presidente della Fiera di Rimini. Poi la scelta è caduta su Maurizio Ermeti (decisione condivisibile). Ora io penso che Rimini e il Pd abbiano risorse umane per ricoprire un ruolo importante nella prossima giunta regionale senza scomodare Andrea Gnassi. Anzi mi sarei aspettato da Gnassi una smentita secca (“sono già impegnato alla Camera dei Deputati“). E’ stato eletto nel 2022 in parlamento come capolista per la Romagna nel Pd. E’ il nostro punto di riferimento del territorio sulle politiche nazionali. Gnassi può dare un contributo fondamentale su problemi per noi scottanti: dalle spiagge, all’alluvione e qualità ambientale, al turismo, al lavoro alle imprese. Grandi temi per fare sentire la voce del Pd. Questo è il ruolo dei prossimi anni di Gnassi a fronte di una destra pericolosa. Le istituzioni non sono un menu à la carte. Riferimenti al passato, non contestualizzati sono del tutto fuori luogo.

Niente riposi, fuori busta e paghe basse. Il lato oscuro della Riviera

Non è una presa di posizione dei sindacati per altro fatta da anni o di una “pericolosa” forza politica di sinistra. Si tratta di un servizio del TG3 Emilia Romagna sul lavoro stagionale andato in onda il 28 aprile scorso.

Il Tg3 ha spiegato: “Ci siamo messi nei panni di chi cerca questo lavoro per scoprire cosa viene offerto. Un nostro attore, Francesco, è stato in un hotel di Riccione. La proposta di lavoro per il ruolo di cameriere è ampiamente irregolare. Il proprietario non concede riposi, per tre mesi filati. Francesco dovrà condividere l’alloggio con un altro cameriere. Poi, al momento di parlare di soldi, l’albergatore fa un chiaro riferimento a una cifra che può aumentare a seconda di vari fattori. Insomma, sta parlando di una parte di stipendio in nero. Il fuori busta è un grande classico, da queste parti, come ci confermano in un bagno nella zona Darsena di Rimini. Ci spostiamo in una pizzeria sul lungomare di Rimini. Il colloquio procede bene, poi arriva la proposta economica. Da fame. Facciamo i conti: 6 giorni su sette con due doppi turni – anche tre in agosto. 1.300 euro. Anche rimanendo al minimo della più bassa delle tabelle Fipe, il contratto è poverissimo”,

Questo il servizio della Rai. E’ semplicemente emerso ciò che si sa da anni. Contratti collettivi di lavoro nel turismo scaduti da anni. Lavoro sette giorni su sette, oltre le 10 ore al giorno. Quando va bene una parte del salario in nero. Altrimenti solo il minimo sindacale. Senza una vera riforma del lavoro nel turismo inevitabile non trovare più forza lavoro da sfruttare. Gli imprenditori almeno evitino la solita litania sul personale che non si trova.

Il centrodestra abbandona i concessionari di spiaggia

L’ultima sentenza del Consiglio di Stato che ha dichiarato illegittime le proroghe e le spiagge una risorsa scarsa ha anche evidenziato che il governo ha abbandonato al “destino” delle evidenze pubbliche le concessioni di spiaggia. Nessun esponente del governo di primo piano è intervenuto su quella sentenza. Solo esponenti politici delle forze di governo che parlano ancora di mappature delle spiagge e di tanti arenili liberi. Tutte stupidaggini ampiamente contestate dai giudici di tutti i livelli. In questo modo cercano di resistere ancora un mese per arrivare a dopo le elezioni Europee dell’8 e 9 giugno. Il Governo non commenta. Neanche dicendo che farà ricorso alla Corte Costituzionale perchè il Consiglio di Stato è intervenuto in ambiti al di fuori della sua competenza. Evidente che il Governo conosce già la risposta. Infatti Il 20 maggio 2010 la Corte Costituzionale ha bocciato la legge della regione Emilia-Romagna che prorogava per un massimo di 20 anni le concessioni di spiaggia a fronte di investimenti nello stabilimento balneare. La motivazione della Consulta: “E’ in contrasto con l’artt. 49 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, in tema di libertà di stabilimento, favorendo i vecchi concessionari a scapito degli aspiranti nuovi”. La realtà è che si sono persi 13 anni per andare dietro alle richieste infondate e fuori luogo dei balneari. Un grande errore della politica (tutta a parte rare eccezioni). Oggi i sindacalisti dei balneari si dovrebbero dimettere in blocco per manifesta incapacità e per avere portato i loro associati in un vicolo cieco.

Maurizio Melucci