Home___aperturaBalneari, il governo sfida l’Europa. Proroghe fino al 2025. La risposta integrale

Palazzo Chigi promette entro 4 mesi di definire i criteri sulla «non scarsità del bene» insieme alle regioni per poi varare una legge di riordino


Balneari, il governo sfida l’Europa. Proroghe fino al 2025. La risposta integrale


17 Gennaio 2024 / Redazione

Da una parte la mano tesa all’Europa per trovare un accordo sulla questione dei balneari, dall’altra la linea dura sulle gare. Nella lettera inviata ieri sera dal governo italiano alla Commissione europea in risposta alla procedura d’infrazione, Palazzo Chigi avverte: Non ci saranno gare fino alla fine del 2025. In un passaggio del documento viene ribadita la validità della mappatura delle coste e della norma inserita nella legge sulla concorrenza che prevede un blocco della messa a gara delle concessioni demaniali «in presenza di ragioni oggettive che impediscono la conclusione della procedura selettiva entro il 31 dicembre 2024».

Per il governo per ora vale dunque la proroga tecnica prevista dalla normativa vigente, quindi niente gare fino a tutto il 2024 e non solo: fino al 31 dicembre 2025 nel caso in cui gli enti territoriali segnalino impedimenti oggettivi a concludere le procedure. Secondo il governo, bisogna completare il monitoraggio sulla scarsità della risorsa naturale, che attesterebbe una presenza di spiagge libere sufficiente eventualmente a limitare le gare in tali tratti di costa. Quindi una disponibilità a riordinare il settore, e a valutare come procedere ai rinnovi con procedure competitive, esiste ma solo in una fase due, cioè a monitoraggio concluso. Una strategia in due tempi, dunque.

Queste «ragioni oggettive» – come ad esempio l’espletamento dei bandi – possono far slittare il termine di scadenza delle concessioni «non oltre il 31 dicembre 2025». Fino a quella data, recita infatti la legge sulla concorrenza approvata ad ottobre, «l’occupazione dell’area demaniale da parte del concessionario uscente è comunque legittima». In sostanza, Palazzo Chigi sta chiedendo a Bruxelles una proroga di due anni.

Per convincere le autorità europee a non aprire la procedura d’infrazione, Roma promette che entro 4 mesi l’esecutivo concluderà un primo confronto con le regioni per determinare i criteri tecnici legati alla sussistenza della scarsità della risorsa naturale. I risultati di questo lavoro sarebbero poi sottoposti all’Ue «per procedere all’adozione dei provvedimenti normativi di riordino del settore», si legge nella lettera. Il governo sottolinea inoltre come sia «essenziale proseguire nel quadro di una costante e trasparente interlocuzione con la Commissione europea e in collaborazione con gli enti territoriali».

La risposta del governo italiano alla Commissione Europea