Crociata per la famiglia? Rimini risponde con il wargame
14 Aprile 2019 / Lia Celi
Letto così, “il wargame per tutta la famiglia”, fa un po’ effetto. Di solito quanto si pensa a giochi da fare in famiglia vengono in mente il Mercante in fiera, il Monopoli, o se si ha davanti un pomeriggio molto lungo e poco azzurro, il Risiko. Ma forse Marco Santi e Federico Chiappini, i riminesi inventori del «Fort Laser Warrior Camp», un prato attrezzato dove si può giocare alla guerra armati di fucili al laser e caschetto con i sensori, l’hanno pensata molto più giusta di quel che sembra, vista la crescente litigiosità all’interno dei nuclei familiari, o tra vicini di casa, che spesso esplode proprio durante i fine settimana e riempie le pagine di cronaca nera il lunedì.
Anziché bisticciare fra le quattro mura, col rischio di trascendere, perché non sfidarsi a familiar tenzone al Laser Camp, dove non si fa male nessuno e chi perde al massimo paga la piadina alla squadra vincitrice? Costa meno di avvocati e giudici di pace e offre l’occasione per un po’ di movimento all’aperto, che giova alla salute a tutte le età.
Al Congresso mondiale delle famiglie di Verona erano troppo occupati a distribuire feti di plastica e a colpevolizzare le donne che lavorano, per offrire soluzioni concrete ai problemi reali, non ultima l’aggressività fra congiunti. Marco e Federico, con pragmatismo tutto riminese, suggeriscono una via d’uscita incruenta e perfino divertente.
Ai giochi di guerra sarebbero sempre preferibili quelli di pace, magari suggellati da un matrimonio, ma purtroppo non tutte le famiglie sono di questo avviso.
Non lo è, ad esempio, quella del giovanotto che questa settimana a Rimini è convolato a nozze civili con la sua bella, giovane quanto lui, ma con quello che, a parere del padre dello sposo e di sua madre, è un imperdonabile difetto: è di origine marocchina e di religione musulmana.
A quanto sembra, suocero e nonna paterna, che già vedevano il rampollo convertito a forza all’Islam o arruolato come foreign fighter per l’Isis, hanno scatenato una vera e propria guerra psicologica contro il ragazzo, al quale avrebbe addirittura riempito la camera di crocefissi.
Ma Gesù, a pochi giorni dalla Pasqua, doveva avere faccende più importanti da sbrigare che imitare il Griso manzoniano e mettere i bastoni fra le ruote a una giovane coppia innamorata. E così il matrimonio si è fatto, fra gli applausi degli amici e dei parenti con più cuore e più sale in zucca. Se il padre dello sposo insiste con la guerra santa, potrebbe andare a sfogare i bollenti e cristianissimi spiriti nel Warrior Camp, dove l’obiettivo è soltanto raggiungere il totem al centro del campo e prima degli avversari e fermare il loro timer.
E qui sta il vero problema: probabilmente lui non si accontenterebbe di fermare il timer, vorrebbe riportarlo indietro ai tempi delle Crociate. Chissà se Santi e Chiappini sapranno convincerlo a non barare.
Lia Celi