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E perché non anche una pista di sci a Covignano?


1 Ottobre 2021 / Nando Piccari

Di Ceccarelli era finora nota la “vocazione spiaggiarola”, abbondantemente esercitata non senza qualche polemica nella sua Bellaria, dove lui è pure conosciuto con il nomignolo di “e zendri”.

Ma da candidato sindaco di Rimini ha oltrepassato il bagnasciuga e s’è avventurato in mare aperto, a farsi venire la splendida pensata di «un sogno che abbiamo tenuto riservato».

Rimini, dice Ceccarelli, è «una città insicura e fragile va messa in sicurezza. Rimini ha bisogno di sognare, di pensare in maniera incessante al futuro». Allora perché non ricostruire l’Isola delle Rose, sessant’anni dopo la fine che i predecessori democristiani di Ceccarelli, d’intesa con i “nonni missini” degli attuali Fratelli d’Italia, fecero fare alla celeberrima impalcatura marittima “messa su” dal “repubblichino di Salò” ing. Rosa?

Lui, che in realtà era soltanto alla ricerca di un nuovo prototipo di piattaforma da commercializzare, aveva già fatto due tentativi, entrambi “naufragati” entro le acque territoriali. Per cui, su consiglio dell’allora vicecomandante della Capitaneria di Porto, decise di spingersi con il terzo oltre quel confine, per alleggerire la procedura concessoria.

Dopodiché, come si sa, l’incontro con alcuni pazzoidi convinse Rosa alla goliardata della “Nazione indipendente” chiamata Insulo de Rozoj, nome imposto da uno dei suoi cinque pseudo-abitanti buontemponi: un frate che a quel tempo “molestava” le scuole di Rimini per convertirle ad adottare l’esperanto.

Ma a Ceccarelli un’isola sola oggi non basta. Ne vuole tre, a formare l’arcipelago Insularo de Rozoj, da lui illustratoci con cento righe di prosa… a prova di traduzione in italiano, dove si evidenzia il costo più che accessibile di quel “sogno”: appena 40 milioni di euro, 9 in meno di quelli fatti scomparire dalla Lega.

Sembra però che siano in vista anche altre innovazioni di cui potrà godere la Rimini ceccarelliana. Fonti riservate informano infatti di due progetti rivoluzionari che sarebbero allo studio di un’apposita commissione di pensatori, coordinata da Lucio Paesani.

Il primo parte dall’assunto secondo cui “va bene preoccuparsi dei turisti a cui piace il mare, ma perché non tener conto pure di quelli che amano la montagna?”. L’idea è pertanto di dotare la città di una bella pista di sci da collocarsi sul Colle di Covignano, chiamando a farvi da prestigioso testimonial Giulio Tremonti, insignito alcuni anni fa del titolo di “Maestro di sci ad honorem”.

Ma poiché bisogna anche pensare alle periferie, ecco l’altro progetto in via di definizione: dislocare a Gaiofana una suggestiva Casa di Barbie – larghezza metri 10×10, altezza metri 2,5 – con all’ingresso Domenica Spinelli e Massimo Lugaresi che, vestiti rispettivamente da Barbie e da Big Jim, accolgano le bambine ed i bambini riminesi, che purtroppo per colpa di Gnassi nascono in così poco numero ogni anno.

Il quadro che a tal proposito ci fornisce Ceccarelli è di una durezza impressionante, al punto che se Morisi, il tenutario della “Bestia salviniana”, non si trovasse nel frattempo in astinenza da porcate via social, verrebbe da sospettare fosse stato lui a passarglielo.

«I dati sono impietosi – tuona Ceccarelli – perché nel magnifico decennio gnassiano Rimini ha avuto un saldo demografico negativo: un calo medio di quasi 400 riminesi ogni anno».

Evidentemente nessuno gli ha spiegato che nello stesso decennio si sono contate in Italia 4.3754.875 nascite contro 5.584.836 decessi. E che, tanto per guardare a due esempi confinanti, nel 2019 Riccione ha avuto 214 nascite e 383 decessi, mentre la sua Bellaria ha visto 113 nati e 167 deceduti.

Ma c’è da scommettere che Ceccarelli, incurante di queste quisquilie statistiche, abbia già in testa un’altra pensata lungimirante: prevedere nella sua Giunta l’Assessorato alla Copulazione Assistita, naturalmente da assegnare al Popolo della Famiglia e dal quale far dipendere l’istituendo Nucleo di Vigilanza Procreativa.

Sarebbe così emanata un’ordinanza per imporre alle farmacie di limitare ad un solo giorno alla settimana la vendita di preservativi; nonché di predisporre, ben in vista al loro interno, il cartello “Meglio la mentina del giorno prima che la pillola del giorno dopo”.

Alle librerie verrebbe poi raccomandato di non tenere in vista le tante edizioni che trattano del metodo Ogino Knauss; mentre nelle scuole, così come nelle palestre e nelle sale gioco, verrebbero affisse locandine con su scritto: “Ricordati che a masturbarsi si diventa ciechi. E dopo i diciott’anni pure sordi”.

Post scriptum
Totale solidarietà a Mimmo Lucano, colpito da una sentenza vergognosa, che non a caso ha suscitato l’ignobile goduria di Salvini.

Nando Piccari