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Il libro di Paolo Nessuno  "Slego (not Slego)" con i disegni di Massimo Modula


Eravamo ragazzi quando il cuore dell’underground italiano batteva a Viserba


20 Maggio 2024 / Paolo Zaghini

Paolo Nessuno:  “Slego (not Slego)” Disegni di Massimo Modula
AIEP

Pensieri in libertà, sotto forma di tanti raccontini, tra realtà e fantasia, sulla nascita e l’attività dello Slego, mitico locale della scena rock e new wave degli anni ’80 a Viserba di Rimini.

La voce narrante è un componente del gruppo i Goorkies: “Noi siamo una banda di quattro con pantaloni a righe, bretelle, anfibi e basco e ci facciamo chiamare The Goorkies”. Un universo parallelo popolato da personaggi mitici e balli sguaiati: “la voglia è una sola, andare allo Slego. I persi là in pista fan tutti la festa, arrivano i Goorkies, facciamo casino!”.

Nel corso degli anni ’80 divenne un locale mitico, meta ambita dei più importanti gruppi musicali dell’epoca e di un’intera generazione spesso in crisi di valori. Un locale che non è solo un pezzo di storia della città, ma che ha assunto nel tempo i contorni di un’utopia irripetibile. Una leggenda che sfida i confini della memoria di chi lo ha vissuto e di chi, invece, oggi può solo sentirselo raccontare.

L’autore, Paolo Nessuno, è lo pseudonimo di uno scrittore nato sul web nel 2021. Il libro è introdotto da Giovanni Tommaso Garattoni, architetto, grafico, designer e disc jockey, tra gli ideatori dello Slego a fine 1980 di cui ha curato la direzione artistica e musicale fino al 1988.

Faccio ricorso alla memoria di Fabio Bruschi, in quegli anni Segretario dell’ARCI riminese: “Lo Slego apre a fine novembre 1980, ideato come il locale new wave della Riviera dal Circolo ARCI ‘Officina Putilov’, aperto presso ‘La Sirenetta’ già nella stagione 1979/1980. Chiude definitivamente nel 1999 dopo aver figliato il ‘Velvet’ di Thomas Balsamini il quale, nei suoi ‘Slego Remember’ lo datava non a caso 1979/1999. ‘Slego’ proviene dallo slang bolognese di strada di fine anni ’70, usato nei loro pezzi dai Windopen e dai mitici Skiantos di Roberto ‘Freak’ Antoni”.

Lo Slego operò all’interno della Casa del Popolo di Viserba, costruita alla metà degli anni ’50, la cui storia fu poi raccontata da Vinicio Vergoni (vedi “Gli ultimi canti di Vinicio Vergoni per la sua Sirenetta”). Nella grande sala nei mesi estivi per anni fu attivo il dancing Sirenetta, come balera del liscio.

“Lo Slego si trova in una via secondaria circondato da casette mono famigliari a ridosso della massicciata della ferrovia. Non c’è neppure l’insegna e devi proprio sapere dove si trova se ci vuoi andare. Nessuno avrebbe mai aperto un locale da quelle parti, considerandolo un investimento a perdere. Nessuno che avesse soldi da buttare via, intendo. Infatti la cosa è stata possibile perché c’era la Casa del Popolo del Partito Comunista”. “Oltre ogni previsione il locale ha incominciato a funzionare – o meglio, a funzionare alla sua maniera – con un pubblico che non sarebbe stato proprio il massimo per ogni imprenditore della notte. Raccoglie gente stramba che non si capisce da dove viene e cosa ha combinato fino a ora”. “Affrontare una serata allo Slego non è affatto facile. Ogni sabato sera è autoconclusivo come certe serie di telefilm, quindi irripetibile nella sua essenza: o ci sei in quel preciso momento o ciao”.

“Durante la settimana io e i miei amici andavamo a passare le serate all’Isola che non c’è, che poi è un circolo ARCI. E’ un locale alternativo che piace poi a quelli che il sabato vanno allo Slego, perciò tutti gli strambi di Rimini sono lì dentro e anche i tossici di piazza Cavour, sono tutti lì dentro. Una bella compagnia, niente da dire. I fighetti di Rimini che vanno in discoteca al Paradiso e frequentano pub alla moda dicono che l’Isola è un posto da sfigati. Lo dicono perché non capiscono un cazzo”.
Quello che emerge fra le righe è la storia alternativa della Rimini degli anni ’80 e dei suoi ritrovi.

Racconta ancora la nostra voce narrante: “Ma torniamo alla storia. Quella sera erano venuti due dj di Radio San Marino: uno era Louis Pesaresi che nella sua trasmissione, ‘La vie en rose’, mette su musica danzerina; il suo idolo e Plastic Bertrand ma mette molto anche Jean-Michel Gascuel e Jeanne Mas, insomma il meglio che c’è in giro. L’altro era Garattoni, la sua trasmissione invece si chiama ‘L’autre soir, un dj m’a sauvé la vìe avec une chanson’ e fa una scelta musicale un po’ più sofisticata, aggiunge a sorpresa anche qualche pezzo di Sylvie Vartan, di Dalida e anche di qualche sconosciuto chansonnier esistenzialista. A me piace quando mette quel pezzo ‘Elle a perdu le controlle’ di quel gruppo alternativo di Marsiglia, Le Département De La Joie, perché fa ballare tutti”. Chi si stupirà di queste scelte musicali, sappia che qui Paolo Nessuno immagina un universo parallelo dove la cultura pop dominante non parla inglese, ma francese: uno dei suoi voli di fantasia decollati dalla pista del locale viserbese.

Due rinvii inevitabili: il primo alla scomparsa di Lou Pesaresi nel dicembre 2022 (“Addio a Lou Pesaresi, ‘the dancer’ della Rimini rock”) ed il secondo alla storia di Radio San Marino (“Quell’avventura troppo libera di Radio San Marino”).

L’ultima annotazione a questo libro è che esso fornisce la colonna musicale di quegli anni: la playlist in ultima pagina, è la colonna sonora che disegna e scandisce l’omaggio a quel periodo irripetibile e a quel locale iconico e ci accompagna in un viaggio per frammenti, ricordi e aneddoti nell’immaginario effervescente degli anni ‘80.

Nella seconda parte del libro, Not Slego, i protagonisti di quegli anni proseguono i propri racconti restituendo le mode, la musica, le nuove tendenze, le scoperte, gli entusiasmi, la gioia di vivere, la spensieratezza e la vitalità della Rimini di quegli anni.

Paolo Zaghini