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I 14 sfollati riusciranno a ritornare? E la stessa Casteldelci può sopravvivere allo spopolamento?


Fragheto isolata dall’ennesima frana rischia di scomparire per sempre


24 Maggio 2023 / lucamoro

La frana che ha colpito il 16 maggio scorso Villa di Fragheto e che segue di pochi anni quelle di Poggio Ancisa e Schigno in comune di Casteldelci, ha un impatto strutturale ma anche simbolico che ci interroga e ci inquieta profondamente. Fra l’altro il dissesto del suolo che ha travolto anche la strada impedisce di raggiungere il borgo dove si è consumata la strage del 7 aprile 1944.

Quando vent’anni fa si diede vita al Borgo della Pace l’intento era quello di restituire alla comunità locale identità, memorie condivise e valori di umanità che le tragiche vicende del periodo bellico avevano alterato radicalmente.
Gli orrori provocati dal secondo conflitto mondiale non potevano essere sanati ma almeno si poteva impedire che si riproducessero nel futuro, mettendo in atto una capillare e permanente educazione alla convivenza pacifica tra i popoli e gli individui. A cominciare dai giovani, che già nelle aule scolastiche andavano “vaccinati” contro la guerra, il virus più insidioso e tenace tra i tanti che accompagnano il cammino dell’umanità fin dalle sue origini.

Ora siamo di fronte a una nuova emergenza comunitaria, dovuta questa volta al dissesto idrogeologico del territorio. Le frane che squarciano declivi, scalzano alberi, devastano colture e interrompono modeste ma indispensabili vie di comunicazione, condannano alla marginalità definitiva comunità già penalizzate dall’esodo degli abitanti e dall’abbandono della montagna, iniziato negli anni Sessanta del secolo scorso e mai più compensato.

Gli abitanti di Casteldelci che a metà del Novecento erano oltre 1500, ora arrivano a malapena alle 370 unità e il loro numero è destinato a ridursi ulteriormente visto il calo di natalità in atto. Non vorremmo che la frana di Villa di Fragheto provocasse l’abbandono definitivo di altri 14 abitanti, per il momento evacuati prudentemente dalle loro abitazioni. Sarebbe un’aggravante dell’attuale condizione.

Chi conosce la montagna come amministratore, geologo o semplice cittadino, sa bene che nessun operatore istituzionale riuscirebbe a presidiare il territorio e a provvedere alla sua corretta manutenzione senza la presenza attiva e continua di chi sulla terra abita e lavora.

Ma c’è di più, e lo stiamo verificando nell’intera Penisola in questi ultimi tempi. Il riversarsi della popolazione dalle aree interne ai centri urbani di vallata – o di costa come nel nostro caso – ha generato una crescita eccessiva di questi ultimi e una forte pressione antropica e ambientale, con effetti di crescente difficoltà nel governo del territorio.
Qualcuno sostiene che, date le eccellenze storiche, artistiche e naturali di cui è ricco il Montefeltro, sia possibile arrestare l’esodo privilegiando attività del turismo ambientale e culturale. È vero. Ogni borgo della Valmarecchia trasuda storia, vecchia di secoli e di millenni. Abbiamo monti, fiumi, scorci e foreste che ogni italiano ci invidia, ma un territorio non più in sicurezza difficilmente attirerebbe visitatori per attività escursionistiche, ricreative e culturali.

Come non sentirsi a disagio in un ambiente ricco di memorie e di bellezze naturali, ma deserto degli abitanti che dovrebbero viverlo?

Spesso quando accompagniamo in visita a Fragheto persone interessate a conoscerne la storia, ci sentiamo chiedere perché nessuno abiti più un borgo tanto gradevole e suggestivo.

Che fare dunque.

La storia della Provincia di Rimini, almeno fino al 2009, è storia di un distretto prevalentemente turistico/balneare il cui sviluppo ha indotto indubbi vantaggi all’intero entroterra. Ciò è fuori discussione e va riconosciuto, senza dimenticare che l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo, le risorse energetiche e alimentari di cui usufruiamo derivano in buona parte dai monti e dalle foreste appenniniche che ci circondano. Per poterne godere i benefici anche in futuro, dobbiamo tutelarli così come sono stati tutelati gli arenili. E ognuno deve fare la sua parte.

Le Associazioni come la nostra e altre di cui fortunatamente la Valmarecchia è ricca, metteranno a disposizione risorse umane e specifiche competenze a fianco dei sindaci, delle autorità provinciali e regionali alle quali spetta il compito primario e ineludibile di programmare e realizzare interventi tempestivi e radicali e deliberare risorse adeguate per mettere in sicurezza il territorio. Auspichiamo che i primi comuni a doverne beneficiare siano quelli i cui bilanci servono a malapena a ripulire le strade dalla neve.

Il Borgo della Pace di Fragheto