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I tedeschi non aumentano. Sacchetti ambiguo sulla segreteria PD. Niente rimborsi per gli alluvionati della Romagna


Gli onorevoli fanno affari ma Renzo Piano non dovrebbe lavorare all’estero


21 Gennaio 2024 / Maurizio Melucci

Onorevoli e affari

Qualche giorno fa sui quotidiani è rimbalzata questa notizia a dir poco incredibile: “Forza Italia contro Renzo Piano. Indaghiamo, è senatore a vita non può avere incarichi esteri”. A chiedere alla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari accertamenti sull’archistar e senatore a vita è stato l’onorevole Adriano Paroli, parlamentare azzurro di lungo corso ed ex sindaco di Brescia.

Peccato, però, che Renzo Piano, uno dei più grandi architetti del mondo, sia stato nominato senatore a vita dall’ex presidente Giorgio Napolitano nell’agosto 2013 proprio in virtù dei suoi meriti professionali riconosciuti in tutto il globo. E Renzo Piano da sempre lavora più all’estero che in Italia. Un governo che vara un nuovo liceo made in Italy, che ogni giorno difende la produzione italiana nel mondo vuole mettere sotto accusa l’architetto italiano più famoso nel mondo che esporta architettura e bellezza italiana. Polemica assurda.

Ma la notizia mi ha portato ad un’altra riflessione. Renzo Piano essendo senatore a vita non ha un collegio elettorale e non partecipa a campagne elettorali. Invece quanti sono i parlamentari in carica che hanno consulenze con importanti aziende? Queste consulenze possono avvantaggiare alcuni imprenditori a danno di altri. Possono fare trovare percorsi facilitati nella pubblica amministrazione per l’approvazione di progetti. Possono creare consenso elettorale e personale del singolo onorevole. Non è necessario scomodare Matteo Renzi che ha recentemente costituito una SrL proprio per questa attività di consulenza. Anche onorevoli meno conosciuti hanno consulenze aziendali. Sicuramente possibili con le attuali leggi ma altrettanto inopportune politicamente. Infatti il nostro è l’unico Paese nell’Unione Europea, insieme all’Ungheria e alla Slovenia, a non avere una legislazione chiara in materia di conflitti di interesse, corruzione e rapporti di onorevoli e burocrati (familiari compresi) con il mondo dei portatori di interesse. A parte la leggina del 2004, che riguarda i conflitti di interesse di ministri e sottosegretari (a dir poco blanda), non c’è nulla per i parlamentari.  Approfondiremo l’argomento.

Il ritorno dei tedeschi

Periodicamente escono annunci, dichiarazioni, numeri che esaltano i successi sul mercato tedesco. Già nel 2015 dopo un reportage del popolare mensile Brigitte, amministratori e operatori turistici commentavano molto positivamente il ritorno dei tedeschi. Non solo mare ma anche arte, storia, cultura enogastronomia, entroterra. Esattamente come i commenti di questi giorni. Il 2023 ha fatto segnare il record di arrivi e pernottamenti scrive un quotidiano locale. Antonio Carasso (Promozione alberghiera): «Non sono attirati solo dal mare come una volta. Già arrivano prenotazioni per il 2024”. Tutto bene dunque. A mio parere una lettura più approfondita sarebbe utile, anche per capire dove si può migliorare. Intanto diciamo subito che su scala provinciale il 2023 non è un anno record. Dalla tabella allegata i dati parlano di altro.

L’anno record (in questa serie storica) è stato il 2000 con 178.602 arrivi e 1.293.695 presenze. Il milione di presenze è stato superato fino al 2003 poi il crollo del 2004. Vi è anche stato, nel 2013, il sorpasso dei turisti russi su quelli tedeschi. Poi il crollo del turismo russo con la guerra in Ucraina. Il dato di Rimini è migliore di quello provinciale dovuto alla ricerca e maggiore attenzione di operatori ed istituzioni su altri mercati esteri per coprire il crollo dei russi.

Tuttavia in 23 anni l’aumento delle presenze dei tedeschi a Rimini comune è stato di 22.118 pernottamenti. Meno del 5%.

Ma vi è un altro dato più preoccupante. La permanenza media dei turisti tedeschi si è ridotta dal 2000 ad oggi di quasi due giorni (dal 7,24 al 5,36) su scala provinciale e di un giorno nel comune di Rimini (da 5,9 giorni di permanenza media a 4,9).

Penso sarebbe utile, soprattutto in questo periodo dell’anno analizzare al meglio il nostro turismo guardando certamente ai punti di forza ma anche alle nostre debolezze. Dire che va tutto bene non serve a nessuno.

Il sindaco Alberto Ravaioli nell’estate del 2003. Festa riparatrice dopo le dichiarazioni della Lega contro i tedeschi

Sacchetti candidato a Santarcangelo. Rimane il problema del segretario

Come si sapeva da anni, Filippo Sacchetti è il candidato a sindaco per il centrosinistra a Santarcangelo. Scelta positiva che è stata fatta all’unanimità dal PD santarcangiolese. Nell’intervista rilasciata a Paolo Zaghini  su Chiamamicitta.it indica la strada che vuole seguire. Proposte condivisibili. Mi lascia perplesso solo la parte sul segretario di federazione. È ambigua. Dice Sacchetti:Ho già dato negli organismi dirigenti del mio partito la disponibilità a dimettermi. Ma questo lo farò quando sarò in grado di passare la mano ad un sostituto che da subito prenda in mano i tanti problemi esistenti per affrontare al meglio una dura campagna elettorale.”

Io penso che Sacchetti si debba dimettere da segretario senza se e senza ma. Serve a lui e alla campagna elettorale di Santarcangelo che è molto impegnativa. Poi saranno gli organismi dirigenti a decidere il futuro. Funziona così da sempre in casa del Pd. Viceversa si può interpretare da parte di Sacchetti un tentativo di prendere tempo per arrivare alle elezioni di giugno senza un cambio del segretario. Sarebbe un grave errore. Gli appuntamenti elettorali dei prossimi mesi richiedono un segretario a tempo pieno. Elezioni europee, 16 comuni al voto, la prospettiva delle elezioni regionali a fine anno 2024. Mi sembrano ragioni politiche oggettive che dovrebbero essere condivise da tutti nel Pd.

FILIPPO SACCHETTI candidato sindaco PD a SANTARCANGELO insieme agli amici di Santarcangelo (ph © Giorgio Salvatori)

 

Alluvione: “Non abbiamo ricevuto una lira di Stato”

Ad oggi non abbiamo ricevuto una lira dallo Stato». Lo dice Giampietro Sabbatani il direttore del Cab Massari di Conselice (Ravenna), una delle cooperative agricole messe in ginocchio dall’alluvione del maggio 2023 in Emilia-Romagna. “Abbiamo fatto una perizia che dovremo pubblicare sul portale Sfinge di 7,8 milioni di danni. Su 11 milioni di fatturato, è una botta importante. A oggi dei ristori non abbiamo ancora visto praticamente niente”.

Giorgia Meloni farebbe bene a evitare passerelle dove vi è stata l’alluvione e portare più fatti concreti. Il risarcimento dei danni al 100% per imprese e famiglie ad oggi è solo una promessa che rimane tale dopo 8 mesi dall’alluvione.

Maurizio Melucci