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Nel Pd nuova classe dirigente o carrierismo. Turismo e caro prezzi. Concessioni spiaggia, la destra dalle sparate roboanti alla melina


I chiringuitos vanno chiusi, Rimini torni al Piano dell’arenile


6 Agosto 2023 / Maurizio Melucci

Chiringuitos vanno chiusi. Si ritorni al piano dell’arenile

Il dibattito sui chiringuitos in spiaggia è sempre più caldo. Evidente lo scontro tra chi pensa a questa attività in spiaggia come fondamentale per il divertimento serale (notturno?) e chi ritiene che debbano chiudere in prima serata.

In questo momento non mi appassiono a questo dibattito. Ritengo infatti che questa discussione sia figlia di un errore della giunta Gnassi che ha deciso di permettere di realizzare i chiringuitos fregandosene del Piano dell’arenile. Su questo punto infatti lo strumento urbanistico dell’arenile è chiaro. L’art. 27 secondo comma, prevede l’installazione stagionale di strutture leggere tipo “gazebo” per la somministrazione di bevande ecc. (in buona sostanza gli attuali “chiringuitos”), solo a seguito della costituzione dei “Comparti di Intervento di Stabilimenti balneari” previsti dall’ art. 14 di detto piano. In sostanza il chiringuito poteva essere realizzato solo dopo la riorganizzazione e riqualificazione della spiaggia. Il sindaco Gnassi ha deciso (sbagliando dal mio punto di vista) con una delibera di giunta di permettere l’apertura di questi gazebo vicino alla battigia. Il risultato è sotto gli occhi di tutto. Nessuna riqualificazione, chiringuitos che crescono in base ai chioschi bar. Ritorniamo all’origine, soprattutto in vista delle evidenze pubbliche per le concessioni demaniali. I chiringuitos vengano autorizzati solo dopo la riqualificazione degli stabilimenti balneari. Sarà quella l’occasione per discutere anche di orari.

I dati sul turismo

Sicuramente è una stagione turistica complicata. Non è la prima volta che succede sulla nostra costa. In altre occasioni abbiamo dovuto affrontare crisi del turismo. Ne siamo usciti innovando e facendo “sistema” tra pubblico e privato. Non è una crisi congiunturale e per questa ragione sarebbe un errore discutere in questo periodo. A fine stagione si faranno i conti di come è andata. Sia negli arrivi e nei pernottamenti e se possibile anche nei fatturati. Una delle cause, non l’unica, è il caro prezzi, con i mezzi di informazione nazionali che intervengono ripetutamente. Leggevo qualche giorno fa su un importante quotidiano nazionale: “Se anche la piadina romagnola, cibo di strada per eccellenza, è aumentata dell’8%, significa che i prezzi sono proprio impazziti. Quella classica con il prosciutto crudo, il formaggio squacquerone e la rucola si aggira sugli 8 euro, nel 2022 era a 6,50. A Rimini la vacanza è ormai un bene di lusso, con rincari in ogni comparto del budget vacanziero. Dal +5% del kit da spiaggia (al giorno, un ombrellone e due lettini costano 20 euro contro i 18 dello scorso anno) al gelato che passa da 2,50 a 3 euro per la coppetta due gusti (+20%)”. Evitiamo questa pubblicità, il cui prezzo viene pagato da tutti.

Concessioni spiaggia. Il Governo perde tempo

Dalle dichiarazioni roboanti della destra italiana ad iniziare da Giorgia Meloni di prima delle elezioni (usciamo dalla Bolkestein ecc..) siamo passati alla “melina” perdi tempo della mappatura delle spiagge italiane. Secondo qualche associazione dei balneari (che vive fuori dal mondo) dalla mappatura dei litorali italiani emergono dati confortanti in merito alla quantità di spiagge disponibili. In sostanza è possibile che vi siamo spiagge libere da concessioni in qualche parte d’Italia (io non credo) tali da evitare le evidenze pubbliche. Sono tutte stupidaggini. In Emilia Romagna, Veneto, Marche e potrei proseguire, non vi sono spiagge libere da concessioni. Anzi non vi è neanche un numero adeguato di spiagge libere. Sarebbe molto più utile e interessante discutere su come fare le evidenze pubbliche per salvaguardare il nostro sistema di micro e piccole imprese (che non significa che debbano essere sempre gli stessi). Il tempo stringe e il rischio caos è alle porte.

Pd, nuova classe dirigente o carrierismo

René di Martino, 22 anni, studente di Giurisprudenza, già segretario provinciale dei Giovani Democratici di Rimini, lunedì 31 luglio, è stato eletto per acclamazione (dopo una gestazione non semplice) Segretario del Circolo del Partito Democratico di San Giuliano Mare e Borgo. Il nuovo segretario del circolo ha commentato la sua elezione con argomenti forti: “Stiamo aprendo un varco per tutti quei giovani e quelle giovani che in questi anni sono stati dimenticati dalla politica, schiacciati da logiche correntizie e di cooptazione.” 

Non sono mancati commenti polemici sui social. Pacassoni: “Va bene bruciare le tappe ….ma qui siamo all’assalto al potere….o mi sbaglio?

Colgo questa occasione  per una riflessione sui giovani e il Pd che ovviamente va oltre all’elezione del segretario di San Giuliano.

Ora, che i giovani siano dimenticati dalla politica è un dato di fatto. Che tutti i giovani siano schiacciati da logiche correntizie e di cooptazione direi proprio di no. Basta guardare la composizione delle segreterie provinciali e comunali per vedere che in realtà il metodo correntizio e di cooptazione sia quello preferito o quanto meno praticato anche tra i giovani. Non ho visto in questi anni tante proteste su questo metodo.

Ma il punto è un altro dal mio punto di vista. Basta un rinnovamento fine a se stesso per cambiare la politica e lasciare posto ai giovani? Sinceramente penso proprio di no, Il rinnovamento della politica e la selezione delle classi dirigenti si fanno sui contenuti, nel merito delle politiche nazionali e locali. Le sfide di un partito, a maggior ragione il Pd, hanno bisogno di avere una struttura per lo studio e la creazione di proposte. Attualmente inesistente, a Rimini come in Italia. Non si può delegare la produzione di conoscenze e proposte alle amministrazioni comunali dove governiamo oppure a studiosi esterni. Sono esistite nella sinistra e nel Pd esperienze fruttuose su alcune tematiche nel creare analisi e proposte, ma sempre grazie all’impegno e alla generosità di alcuni individui, anziché organizzare strutturalmente risorse, metodi e diffusione delle analisi e proposte.

D’altra parte lo stesso Di Martino parlando di programmi fa riferimento al piano strategico del Comune di Rimini. Si tratta appunto di una elaborazione istituzionale.  Da ultimo non certo per importanza, mi piacerebbe vedere i giovani che hanno responsabilità di gruppo dirigente discutere nel partito sui problemi. In un confronto aperto, vero e anche di scontro su posizioni diverse. Le classi dirigenti non nascono nella bambagia. I giovani debbono avere i loro spazi, ma come sempre è accaduto se li devono conquistare altrimenti è davvero paternalismo, cooptazione e alla fine carrierismo.

Maurizio Melucci

René di Martino, 22 anni segretario del Circolo del Partito Democratico di San Giuliano Mare e Borgo