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Chi decide la linea del Pd sulle spiagge? Cavallino batte Rimini


I politici si credono di essere la “Principessa sul Pisello”


19 Maggio 2024 / Maurizio Melucci

La Principessa e i Principi sul pisello

Qualche giorno fa è scoppiata una polemica politica perché agli Stati generali della natalità un gruppo di studenti ha contestato la ministra della famiglia Eugenia Roccella esponendo anche la scritta: “Sul mio corpo decido io”. La ministra dopo un tentativo di intervenire, ugualmente contestato, prende e se ne va senza fare il suo intervento. Apriti cielo. “Censura, altro che fascismo”. Interviene direttamente la presidente Giorgia Meloni. Sinceramente questa nuova mandata di politici sembrano tutte “principesse (e principi) sul pisello”  proprio come ha detto Pier Luigi Bersani.  Ricordiamo la famosa fiaba di Andersen: anche i minimi dettagli danno fastidio e turbano il potente di turno. Certo per una platea non fare parlare una persona è sempre un errore e non è nemmeno educato. Ma per chi sta sul pulpito molto peggio è fuggire per poter fare la vittima e poi farsi intervistare dai media per giorni, come un potente può permettersi di fare.

Nella mia esperienza politica ho avuto contestazioni, le ultime per ordine cronologico da parte di bagnini. Mai mi sono alzato e andato via. E mai ho fatto la vittima, pur ritenendo di avere ragioni da vendere.

Invece da qualche anno nella politica italiana, tutta, dal nazionale al locale, ha preso piede la famosa battuta non “disturbate il manovratore”. Vietato criticare la prima ministra, un ministro, un presidente di Regione o un sindaco. Siamo alle conferenze stampa senza giornalisti, ai video di Giorgia Meloni diffusi a reti unificate senza contraddttorio – fino al nuovo record dei 46 minuti di discorso del Presidente del Cnsiglio fissato da Rainews24 annullando una rubrica già printa  – per arrivare allo stesso modo di operare, fatte le dovute proporzioni, con le istituzioni più locali come Regioni e Comuni.

E diventa più complicato anche distinguere tra informazione e comunicazione, ossia tra il resoconto dei fatti e la versione di quegli stessi fatti che il potere preferisce sia diffusa.

Non si può essere una voce fuori dal coro. Si rischia l’editto del Principe o della Principessa che vieta qualsiasi rapporto e discussione con l’eretico. Mi raccontano di sindaci che minacciano imprenditori se criticano la loro amministrazioni, di assessori (sfigati) che pensano di essere i ras del loro quartiere (senza nessun riferimento alla malavita) e come tale si comportano.

Brutta piega per la democrazia. Brutta se a questo si aggiunge una proposta di riforma costituzionale (il Premierato)  che va propria nella direzione di una riduzione delle democrazia e del dibattito politico. E’ una deriva che va combattuta senza se e senza ma.

Chi decide la posizione del Pd sulle concessioni di spiaggia?

Non ho mai apprezzato in questi anni la posizione che il Partito Democratico ha tenuto sulle concessioni demaniali turistiche, le nostre spiagge. È sempre stata una posizione, dal 2015 in poi, “spiaggiata” sulle posizioni dei balneari, degli attuali concessionari, e mai, dico mai dell’interesse pubblico. Da proroghe di 30 anni a una proposta di legge sul “legittimo affidamento” che cercava di continuare con gli attuali concessionari per almeno altri decenni o senza fare mai le evidenze pubbliche.

Leggo purtroppo anche in questi giorni che la posizione del Pd sulle concessioni è ben lontana dalla realtà delle sentenze e dall’interesse pubblico.

Una dichiarazione pubblica dell’On Andrea Gnassi spiega la linea del Pd nazionale.  La nostra proposta scrive Gnassi, “prevede un indennizzo al concessionario in caso ne subentri un altro (principio già stabilito dalla legge Concorrenza Draghi): indennizzo adeguato, a carico dell’eventuale concessionario che subentra e soprattutto determinato prima dell’indizione della gara con criteri seri, trasparenti e oggettivi figli di una perizia giurata di stima redatta da un professionista abilitato nominato dai Comuni.”

Sinceramente sono rimasto basito. Si tratta di una proposta come quella di Fratelli d’Italia ed in contrasto con tutte le sentenze che si sono susseguite in questi anni.

In particolare la Corte Costituzionale si è espressa in modo chiaro: “Il subentro nel rapporto concessorio condizionato al pagamento di un indennizzo in favore del concessionario uscente influisce sulle possibilità di accesso al mercato di riferimento e sulla uniforme regolamentazione dello stesso, potendo costituire, per le imprese diverse dal concessionario uscente, un disincentivo alla partecipazione al concorso che porta all’affidamento” (Vedi: Consulta n. 157-2017 su Legge Regionale Toscana 31/2016).

Poi sinceramente prevedere che il valore dell’azienda balneare sia decisa da un tecnico nominato dal Comune mi pare una proposta al limite dell’assurdo. Il valore commerciale di un’azienda è dato dai fatturati e dall’utile come dichiarato ufficialmente al fisco. Il resto sono stupidaggini colossali.

Ma c’è un ultimo aspetto che mi interessa. Chi ha deciso questa linea nel Partito Democratico? Quali organismi si sono pronunciati? Stiamo discutendo da anni di un aspetto strategico per il turismo balneare. La posizione del Pd non può essere quella di qualche parlamentare, ma deve uscire da un confronto serio con tutti i protagonisti con l’obiettivo di salvaguardare l’interesse pubblico e l’innovazione sulle nostre spiagge.

Le posizioni della politica di questi anni hanno creato solo danni e immobilismo sui nostri arenili. La soluzione si poteva trovare già nel 2011. Si è preferito andare dietro alle proposte più assurde che facevano piacere agli attuali concessionari. Ora il tempo è scaduto. È ora delle proposte serie che mi aspetto in particolare dal Pd.

Chi vince tra Cavallino-Treporti e Rimini

In questi ultimi giorni le cronache hanno messo in evidenza due dati sul turismo balneare. La prima è che Rimini con 1.481.114.745 euro di valore aggiunto generato dal turismo, è il primo comune balneare d’Italia per creazione di ricchezza.

Nel 2023, ed è la seconda notizia, Cavallino-Treporti con 6,8 milioni di turisti, è la prima destinazione balneare d’Italia. Sorpassa Rimini, ferma a 6,7 milioni di turisti.

Entrambi le notizie si basano su dati Istat. Gli unici certificati e comparabili con altre realtà regionali ed Europee e pertanto oggettivi.

Mi sono, sinceramente, stupito di alcune dichiarazioni.

Sul valore aggiunto mi pare che alcune enfatizzazioni siano sinceramente sopra le righe. Infatti lo studio di Sociometrica si basa sull’elaborazione dei dati Istat riferiti al 2023, unito alle stime delle presenze turistiche e al ‘conto satellite del turismo’, ovvero quelle voci dell’insieme della spesa turistica che caratterizzano il soggiorno e che vanno dal costo del pernottamento alle spese di agenzia, dai trasporti e noleggi, servizi ospitali e culturali di vario tipo, servizi legati alle attrazioni, guide.

Significa che un turista che ha soggiornato a Rimini ha speso mediamente poco meno di 200 euro al giorno (1,4 miliardi di fatturato diviso 6,7 milioni di turisti).

Sul sorpasso di Cavallino-Tre Ponti per presenze turistiche concordo con il sindaco di Rimini che non è un problema, sono due turismi diversi. Nella cittadina veneta vincono i campeggi. Ce ne sono 28 alcuni con 13mila posti. Simili a resort a cinque stelle, immensi, progettati da archistar, dotati di centri acquatici, spa, centri commerciali e ristoranti stellati. La permanenza turistica media nel resto d’Italia è di 3-4 giorni, a Cavallino triplica a 9,2 e 9,4: meno gente che si ferma di più. Quasi sconosciuti in Italia sono la meta preferita del mondo tedesco.

A Cavallino negli anni l’innovazione nella riqualificazione dei campeggi è proceduta al passo con i tempi, purtroppo non si può dire la stessa cosa per il nostro sistema alberghiero.

Anche per fatturato Cavallino-Treporti non sfigura. Si piazza al secondo posto dietro a Rimini con 1,382 milioni di euro. Meno di cento milioni rispetto a Rimini pur avendo una situazione socioeconomica del turismo molto diversa.

Mi rimane il dubbio se lo studio di  Sociometrica ha tenuto conto anche dell’evasione fiscale che registriamo dalle nostre parti.

Maurizio Melucci