Home___primopianoIl sindaco di Rimini a Rufo Spina (Fd’I): “Secondo voi il 25 aprile non c’entra con l’antifascismo “

Il consigliere aveva chiesto le dimissioni della vice sindaca Bellini per il suo discorso e il sauto a pugno chiuso nella Festa della Liberazione


Il sindaco di Rimini a Rufo Spina (Fd’I): “Secondo voi il 25 aprile non c’entra con l’antifascismo “


2 Maggio 2024 / Redazione

Aveva scritto: “Le feste nazionali sono di tutti. Le istituzioni che se ne appropriano per fare squallidi comizi elettorali contro il nemico usando la retorica comunista (pugno chiuso) dimostrano di essere totalmente indegne di ricoprire la carica. Una questione che non può finire qui.
Il sindaco ci deve dare spiegazioni adeguate. E il Prefetto deve esercitare il proprio ruolo di garante istituzionale del territorio. I diretti interessati, nel frattempo, si vergognino e si scusino”. E il consigliere di Fratelli d’Italia Carlo Rufo Spina ha presentato un’interogazione nel consiglio comunale di Rimini per ciedere le dimissioni ella vicesindaca Chiara Bellini, rea asu parere di aver celebrato il 25 aprile con un discorso in cui aveva attaccato il governo, concluso con un saluto a pugno chiudso. Fra le altre argomentazioni, Rufo Spina ha sostenuto che “Anzi, la resistenza di destra e centro-destra tramite i partiti monarchici, liberali e democristiani inizia l’8 settembre 1943, insieme a quella di sinistra dei socialisti e del partito d’azione. All’appello mancavano proprio i comunisti, di cui il vice sindaco ha fatto l’epigona, che sono entrati pienamente nella resistenza solo nell’aprile 1944 ovvero dopo il via libera di Stalin (perché i comunisti da lui prendevano ordini)”.

Gli ha risposto il sinfadaco Jamil Sadegholvaad: “Grazie Consigliere. La Sua interrogazione rientra in un copione, in un riflesso, già letto e osservato più di una volta. Rimini, Cesena, Milano, Bologna, Marzabotto, Firenze, centinaia di altri Comuni più piccoli, anche nella nostra provincia: il post 25 aprile ha visto anche quest’anno l’ormai classico canovaccio di polemiche intorno alla Liberazione, che da festa di tutti ogni volta si trasforma in battaglia di posizioni opposte. Faccio mie le parole ‘definitive’ che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha voluto regalare al Paese durante l’ultima cerimonia del 25 aprile. Sintetizzo: ‘Senza memoria non c’è futuro’ e ‘Intorno all’antifascismo è possibile e doverosa l’unità popolare’. Credo che in quest’aula tutti non possiamo che essere d’accordo con il nostro Presidente”.

E il sindaco ha proseguito: “Proviamo però a entrare un poco più nei concetti sacrosanti espressi da Sergio Mattarella. ‘Senza memoria non c’è futuro’. E la memoria, la storia, racconta che la Liberazione avvenne per il sacrificio di decine di migliaia di donne e uomini che appartenevano alle esperienze politiche più differenti. La Liberazione non è stata fatta esclusivamente dalla sinistra, dal centro, dalla destra. Non è solo rossa, né solo bianca, né tantomeno di altri colori singoli. Cito, perché la cosa passa spesso in second’ordine, i tanti militari che scelsero di salire sulle montagne e persero la vita in nome e per conto di un’Italia che non volevano più essere sottomessa a una dittatura, né essere occupata. A loro, spesso dimenticati, rivolgo un pensiero e un ringraziamento anche a nome della nostra città. Attingo anche qui al nostro Presidente della Repubblica: ‘Nasceva la Resistenza, un movimento che, nella sua pluralità di persone, motivazioni, provenienze e spinte ideali, trovò la sua unità nella necessità di porre termine al dominio nazifascista sul nostro territorio, per instaurare una convivenza nuova, fondata sul diritto e sulla pace.’. Punto. Questa è la memoria del Paese, questa è la storia, inoppugnabile. Ed è per questo che è un errore leggere il 25 aprile come la festa di una sola parte: la decisione, anzi la necessità, l’obbligo morale di respingere il fascismo e il nazismo dall’Italia, nel presente della guerra e nel futuro in cui viviamo noi, fu una decisione, una necessità, un obbligo morale collettivo. In considerazione di ciò, caro consigliere, faccio fatica a ritrovarmi nei meandri della storia descritti nella sua interrogazione in cui, mi pare che Lei sostenga, come la cosiddetta sinistra ebbe un ruolo non solo marginale ma addirittura tardivo nell’organizzazione della Resistenza. E, aggiungo senza timore, che proprio le parole citate di Mattarella ‘rispondono’ a uno dei suoi interrogativi”.

“Per due volte, con la fascia di sindaco, ho partecipato alla cerimonia del 25 Aprile, ho preso parola e non ho mai chiuso il discorso con il pugno alzato. E non perchè abbia qualcosa contro quel gesto: più volte, sia da studente che durante iniziative politiche, l’ho mostrato con orgoglio proprio per quello che ha sempre rappresentato nella storia del mondo. Che non è, come magari potrebbe sostenere Lei, il komunismo e il colore rosso: pensi solo al significato che quel pugno verso l’alto ha avuto per la lotta al razzismo negli Stati Uniti e in altre parti del mondo. Ma quell’atto, meraviglioso però che può essere interpretato come di parte, in un contesto istituzionale, di festa di tutti, io non l’avrei fatto”.

“Passo poi al secondo valore espresso da Sergio Mattarella e cioè, cito, ‘Intorno all’antifascismo è possibile e doverosa l’unità popolare’. Beh, consigliere Rufo Spina, ho messo in fila il suo comunicato stampa del 25 aprile e la sua interrogazione odierna. Sono la bellezza di 1.064 parole e 6.902 caratteri: un mezzo romanzo da cui è assente la parola ‘antifascismo’. E’ presente, solitaria come la particella di un celebre spot di un’acqua minerale di qualche anno fa, l’espressione denigratoria ‘sedicenti antifascisti’. Stop. Evinco che per lei la Festa del 25 aprile non ha niente a che fare con l’antifascismo. Badi bene, non le sto chiedendo se sia antifascista o meno. Mi permetto di suggerirLe un’analisi storica più accurata visto che, parole sue, il 25 aprile sarebbe solo ‘la riconquista della democrazia e della libertà dopo una sanguinosa occupazione straniera’. Mi permetta, è una definizione un po’ riduttiva. Il 25 aprile non è la Liberazione dai Normanni, dai Lanzichenecchi, dagli Austriaci ma la cacciata di un regime violento e dittatoriale che si chiamava fascismo, che condusse l’Italia a una guerra scellerata, che si alleò con i nazisti, che spalancò dopo l’8 settembre le porte del Paese allo stesso esercito tedesco, sostenendolo attraverso- questa sì sanguinosa e mostruosa- Repubblica di Salò”.

“Concludo, caro Consigliere. La Vice Sindaca continuerà a fare il suo lavoro di amministratrice, cosa che sta facendo bene e con risultati evidenti a favore della nostra comunità. Lei probabilmente continuerà a rimanere della sua idea e con la sua visione io credo sbagliata e parziale della storia, invocando dimissioni che, le dico, non verranno assunte”.