HomeIl corsivoLa messa di Salvini? Un po’ come Berlusconi nuovo Pertini


La messa di Salvini? Un po’ come Berlusconi nuovo Pertini


14 Gennaio 2022 / Nando Piccari

All’indomani della recente conferenza stampa del Presidente del Consiglio il “Carlino” titolava: «Draghi bastona i no-vax». Bastonate solo metaforiche, purtroppo. Quando invece verrebbe voglia di riservare a quelle fecce umane veri calci in culo e bastonate sulla schiena, nel mentre vengono accompagnati alle patrie galere per attentato alla salute e alla vita degli Italiani.

Con in più l’aggravante di doverci subire pure la turpitudine no-vax di certi medici untori; o di preti che nelle loro prediche esortano i fedeli a rendersi comodo bersaglio del maledetto virus; o di docenti e perfino rettori universitari che ostentano una farneticante interpretazione della Costituzione, dei diritti e dei doveri che ne discendono; o di repellenti figuri, inconsapevoli “fascisti nell’animo”, che osano profanare la Resistenza, il ricordo delle vittime del nazifascismo e perfino la memoria di Anna Frank. Come se non bastasse, dobbiamo poi farci carico della spesa per il ricovero e la cura dei tanti imbecilli non vaccinati che si beccano il Covid.

Anche se non riescono a “tirarci su” più di tanto, ben vengano dunque alcuni momenti di amenità che certa narrazione politica riesce a regalarci. Ne ho scelte due, la prima delle quali è la “Messa con Salvini”, pubblicizzata dalla locandina sottostante.

Salvini avrebbe dunque dovuto partecipare ad una serata con Santa Messa seguita da buffet, presso la Domus Mariae in cui ha sede l’Azione Cattolica e dove si svolge un’attività convegnistico-alberghiera affidata in gestione a privati, come pure l’utilizzo della cappella, che non viene concesso dall’AC ma da chi gestisce la struttura.

Quando l’Azione Cattolica, uscita una simile pacchianeria, ha imposto che venisse revocata la concessione della chiesa per la serata mondano-religiosa, alla Lega hanno giurato di non sapere nulla della “locandina irriguardosa”. C’è da crederli, poiché se l’avessero ideata e diffusa loro, non conterrebbe quella foto “in stile Papeete”, ma una delle tante del Salvini baciatore di rosari e crocefissi, col risultato che qui è facile immaginare. Alla fine il sospetto di averla composta e fatta girare è così ricaduto sull’imprenditore romano a cui la Lega aveva affidato l’organizzazione della serata.

Ma ancora più esilarante è la trovata che ci ha regalato Gianfranco Rotondi. Per chi non se lo ricordasse o non l’avesse mai saputo, è colui che dopo essere uscito dall’UDC – forse perché troppo di sinistra? – ha avuto la modestia di provare prima a rifondare la Democrazia Cristiana, poi a creare un partito denominato Rivoluzione Cristiana, per alla fine rassegnarsi ad entrare in Forza Italia. Dove, naturalmente, è uno dei più convinti sostenitori dell’idea che Berlusconi sia il Presidente della Repubblica che finora era mancato all’Italia. Una convinzione che, già comica di suo, lui è riuscito a far cadere addirittura nel ridicolo, arrivando a farneticare che «Berlusconi al Quirinale sarebbe simile a Pertini», anzi addirittura «il nuovo Pertini».

Se quello di Rotondi è uno scherzo, ridiamoci su; se invece lo pensa davvero, allora è bene trovi qualcuno in grado di capire cosa gli stia succedendo. Perché da un momento all’altro potrebbe anche uscirsene col comunicarci di aver trovato forti somiglianze fra Garibaldi e Di Battista, Madre Teresa di Calcutta e Belen, Pippo Franco e Totò, Grillo e Martin Luther King, Mario Giordano e Sergio Zavoli.

Non serve davvero ricordare come la vicenda politica e umana di Pertini abbia costantemente mantenuto l’impronta di essere stato uno dei principali artefici prima della Liberazione dell’Italia dal fascismo, poi del suo essere divenuta la “Repubblica Democratica fondata sul lavoro”, come recita il primo articolo di quella che Berlusconi ha più volte definito «una Costituzione di ispirazione sovietica».

A dire il vero, anche l’ex cavaliere ha tentato di darsi una parvenza antifascista nel 2009, quando celebrò per la prima e unica volta il 25 Aprile, per di più indossando il rituale fazzoletto tricolore al collo. Ma fu cosa di un attimo, perché subito dopo riprese a vantarsi di avere «sdoganato i fascisti portandoli al governo», regalando così all’Italia ministri del rango di Ignazio La Russa.

Nella sua imminente maratona verso il Quirinale, è facile presumere che Berlusconi tenterà di passare all’incasso di questo suo merito, confidando nella gratitudine degli “sdoganati” che ancora siedono in Parlamento.

Il guaio è che però Rotondi gli sta rovinando le uova nel paniere con quella trovata della somiglianza fra lui e Pertini.
Ma ve lo immaginate con che gioia uno dei non pochi “fratelli della Meloni” cresciuti alla scuola di Almirante e che ogni anno si recano a fare il saluto romano al carnevale di Predappio, potrà mai votare per chi gli viene presentato come la controfigura di colui che il 25 aprile 1945 annunciò da Radio Milano la cattura del suo amato Mussolini?

Nando Piccari

Post Scriptum
Caduto miseramente il teorema della Procura su Aeradria
Non è la prima volta che la Procura di Rimini incappa in un poco odoroso calpestio, ma quello su Aeradria non ha eguali. Anche se va detto che la bella figura rimediata è principilmente ascrivibile ad una “presenza inquirente” del passato, supportata dagli “astuti segugi” di cui si era avvalsa.
Alla gioia per la felice conclusione di una vicenda giudiziaria che sarebbero bastati il buonsenso e una migliore conoscenza della materia trattata ad evitare, si aggiunge però la cocente amarezza per la decennale, immotivata sofferenza fatta patire a dei galantuomini chiamati ad amministrare la cosa pubblica o a gestire importanti soggetti economico-societari.
Certo, bisogna credere nella giustizia. Un po’ come nella medicina, anche se può esserci qualche medico da cui non andresti mai a farti curare.