HomeCronache MalatestianeMa a Rimini c’è ancora il molo di levante?


Ma a Rimini c’è ancora il molo di levante?


1 Aprile 2023 / Giuliano Bonizzato

I ricordi. Per farli rivivere può bastare un sapore, un profumo, una musica. O un luogo. E a proposito di luoghi, cosa succede ai nostri ricordi quando quei luoghi, improvvisamente, scompaiono?

I miei ricordi più belli, da bambino a ragazzino, sono legati al Porto Canale di levante dove praticamente trascorrevo, tra pesca, nuotate scherzi e patacate, l’intera stagione estiva. E dunque ci rimasi davvero male quando l’allargamento della banchina eliminò quasi del tutto il lunghissimo stretto camminamento della Palata che aveva fatto da sfondo a tante indimenticabili stagioni.

Cercai faticosamente di reagire sistemando tutto quel materiale mnemonico nell’ultimo tratto superstite: la strettoia che va dal Rockisland al Faro. Piazzai lì Omero il fiocinatore, che al turista che gli chiede perché porta al guinzaglio un cefalo risponde che sta insegnandogli a nuotare… Il trampolino in profilati metallici, dal quale si lanciano tuffatori di testa e ‘scaranatori’ di chiappa… I ‘pensatori’, stesi sui loro scogli personali che, a intervalli lunghissimi, si scambiano il frutto delle loro meditazioni… Il mio professore di ginnastica che emerge con un mormora trafitta da uno dei primi fucili subacquei… Il magico ‘passaggio’ di centinaia di sgombri, tirati su con una minuscola bilancia acquistata col fratellino mettendo assieme i risparmi… I ragazzini che si buttano in acqua prendendo la rincorsa su una bicicletta arrugginita legata a una corda… le sfide a chi raggiunge per primo a nuoto l’opposta palata… ’Cirio’ il palombaro che si cala a pescare le cozze con uno scatolone da conserva vuoto sulla testa collegato a una pompa da bicicletta azionata da un amico…

Ricordi indispensabili. Perché tutto quel movimento, quelle favolose trasgressioni, quella vita vera fuori e dentro l’acqua, quella libertà gioiosa e sana, oggi non esistono più. Tutto proibito. Tutto finito. Vietata perfino la pesca dei bambini che, stesi sulla pancia, col filo di prama attorcigliato al dito indice, tiravano su i pesci di scoglio da portare alla nonna per il brodetto. ‘Paganelli’ ‘grattasassi’, ‘grattaruse’… Si chiamano ancora così?

Già. Il Porto, trasformato in cimitero di ricordi come la Rimini dei Dancing, dei Caffè Concerto all’aperto, delle accoglienti spiagge notturne… Tutto finito, tutto proibito …

Potete ora immaginare il mio sconcerto quando anche quell’ultimo tratto della Palata è stato soffocato, oppresso, massacrato, da gigantesche propaggini cubiche che impediscono perfino la vista del mare… E adesso dove li metto il bilancino, Omero, il trampolino, la pesca col dito, i tuffi con la bici, le gare di nuoto, ‘Cirio’, il professore?
Beh. Almeno la parte destra , quella con gli scogli dei ‘pensatori’, è rimasta tale e quale..
E’ già qualcosa.

Stamattina alzatomi presto in una giornata di incredibile sole primaverile, sono arrivato in bicicletta davanti al Rockisland. Appoggiata la bici al muretto, l’ho scavalcato e sono sceso su quegli scogli… Mi sono steso sopra uno dei più antichi, corroso, scuro, incrostato dalla salsedine. Silenzio, interrotto soltanto dal grido rauco di qualche gabbiano e dal rumore della risacca… Mi guardo attorno. Sono solo. Anche la banchina, dietro di me, è deserta.

Una volta, a quest’ora, c’erano almeno loro, quelli che, ogni tanto, si scambiavano poche memorabili parole… I saggi, vecchi malatestiani di una volta…
Non verranno più.
Ed è meglio che me ne vada anch’io.
Magari è proibito anche sedere sugli scogli.

Giuliano Bonizzato

(in apertura, la celebre foto del tuffatore di Nino Migliori)