HomeLA LETTERA“No agli allevamenti!”: con il cuore, con la pancia o con la testa?

Il documentario "Food for profit" di Giulia Innocenzi a Novafeltria: "Speculazione emotiva"


“No agli allevamenti!”: con il cuore, con la pancia o con la testa?


18 Marzo 2024 / Redazione

Ho visto il documentario “Food for profit” di Giulia Innocenzi a Novafeltria, sabato 16 marzo. Bello, emozionante, aggressivo. Stile Santoro. Stile Report. Ma quel disgustoso, continuo riferimento alle lobby, quale fossero elementi demoniaci, mentre invece sono legittime rappresentazioni di interesse, trasparenti strumenti democratici … Sono sensibile alla tutela ambientale, al benessere animale, sono consapevole dell’impatto ambientale degli allevamenti, sono favorevole alla riduzione del consumo di carne, ma non approvo le modalità da imbonitori, i sotterfugi, le affermazioni pretestuose e sostanzialmente speculative che fanno leva sull’emotività e in tal modo, a mio avviso, manipolano l’informazione e allontanano i giudizi razionali. Fanno tenerezza i maialini allagati; fanno orrore i capi affogati o quelli ammalati e abbandonati alla cannibalizzazione. Sembra che sia tutto così, ovunque, terribile.

Nessun accenno al fatto che si tratta di eccezioni, che si è cercato il caso scandaloso, vergognoso, ma che non è quella la realtà generale. Giusto un coraggioso intervento di un allevatore illuminato, nel dibattito seguito alla proiezione, ha sottolineato “sfacciatamente” che non sono così tutti gli allevamenti. Io ne ho visti tanti di allevamenti in Romagna e posso confermare che la realtà è differente da quella mostrata nel documentario. Certo, ci può essere il caso del delinquente che maltratta gli animali, o del controllore corrotto, ma sono eccezioni, su cui si deve lavorare migliorando i controlli.

Ma non sono argomenti, a mio avviso, da utilizzare per boicottare gli allevamenti in generale. È come buttar via il bambino con l’acqua sporca. È come chiudere gli asili perché una maestra ha dato uno schiaffo a un bambino o chiudere gli ospedali perché un medico ha sbagliato una diagnosi. La questione del consumo di carne è seria, come è serio il fatto che questo piccolo mondo è sempre più stretto per la nostra specie invadente. Non ci dovrebbe essere spazio per la speculazione emotiva. Mentre invece è proprio su questo che lo stile aggressivo di questo documentario vuole fare leva. Non da ultimo il fatto che aleggia su un territorio fortemente sensibilizzato per il nuovo vicinissimo allevamento di Maiolo, appena ricordato dall’autrice presente. Speculazioni emotive, appunto. 

Roberto Merloni