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Primarie, Gnassi e i bagnini, i sondaggi di Nadia Rossi, il governo riqualifica gli hotel


1 Maggio 2021 / Maurizio Melucci

Le primarie

Sinceramente a me le primarie non hanno mai convinto. Sono copiate dagli Stati Uniti che hanno un sistema elettorale e politico molto diverso dal nostro. Le primarie importate e scritte nello statuto del Pd, in alcune occasioni hanno rappresentato una occasione di partecipazione unica. Penso a Prodi per capo della coalizione di centrosinistra oppure a Valter Veltroni a segretario del Pd. C’erano un candidato, un programma e dei concorrenti non pericolosi. Ora siamo ad altre primarie, come abbiamo visto nel passato nel Pd Nazionale, in comuni della Provincia di Rimini. Primarie che hanno lasciato il segno della divisione e poi portato alla sconfitta elettorale.  Penso che le primarie abbiano dimostrato di avere molti difetti e pochissimi pregi. Io sono per ritornare al ruolo dei partiti e dei gruppi dirigenti. Troppo facile scaricare sugli elettori ciò che un gruppo dirigente non è in grado di risolvere. Vi possono essere altre forme di consultazione, come ad esempio coinvolgere gli iscritti. Ma le primarie dei gazebo, dove chiunque può votare, senza nessuna preregistrazione, vanno riviste. D’altra parte in Europa nessuna forza politica sceglie dirigenti o amministratori con le primarie come nel Pd italiano. Purtroppo vedo all’orizzonte altre elezioni primarie per le prossime elezioni amministrative, Rimini compresa. D’altra parte per evitare le primarie è necessario un gruppo dirigente autorevole che riesca a trovare una sintesi unitaria. Allo stato attuale non lo vedo, ma spero di sbagliarmi. Immagino che si riuscirà a litigare anche sul regolamento. Accanto ai seggi fisici, il Pd nazionale pensa a consultazioni «soprattutto in via telematica». Tra le procedure per registrarsi l’autenticazione con Spid. E l’obolo con carta di credito. A Rimini c’è chi pensa, invece, di mettere i gazebo in spiaggia, semmai nei chiringuitos, dove vota chi passa, tra uno spritz e l’altro.

Gnassi e i bagnini

Nuova puntata sulle concessioni demaniali. Da quanto scrivono i giornali, Andrea Gnassi, sindaco di Rimini e delegato Anci nazionale per il turismo e il demanio, è intervenuto per denunciare “una situazione di confusione e stallo che si protrae da troppo tempo e che soprattutto nel contesto attuale – con il turismo italiano che tenta di ripartire dopo essere stato colpito al cuore dall’emergenza sanitaria – rischia di mettere in ginocchio migliaia di imprese e di paralizzare gli enti locali, esposti ai rischi di un contesto normativo aggrovigliato e contradditorio.” 

La preoccupazione, che condivido, riguarda le decine di sentenze di Tar, Consiglio di Stato e Agenzia per la concorrenza che hanno bocciato la proroga delle concessioni demaniali al 2033. Gnassi, a nome dell’Anci, chiedeva una norma “ponte” per superare l’attuale stagione balneare. Proposta bocciata da Governo e ministro Garavaglia. Proposta inutile e senza presupposti giuridici validi. L’unica soluzione è una legge vera di riordino delle concessioni di spiaggia e in linea con le norme Europee ed Italiane sulla concorrenza.

Al sindaco Gnassi ricordo che la responsabilità di questa situazione è anche dell’Anci, che per anni ha tenuto come responsabile il sindaco di Pineto, Luciano Monticelli, il quale ha tenuto una posizione identica a quella delle associazioni dei balneari più intransigenti (“usciamo dalla Bolkestein”). D’altra parte anche oggi non è chiara qual è la posizione ufficiale dell’Anci .

Ora le chiacchiere contano poco. Ci sono due opzioni politiche. Si insegue la politica, suicida, dei bagnini che chiedono di non applicare le norme europee. Oppure si applicano le norme europee in modo corretto e adeguate alla situazione italiana. Ovviamente sono da sempre per la seconda opzione. Anzi, penso che abbiamo perso 10 anni, per una politica ricattata da una lobby. Se vogliamo riformare l’Italia ci sono tante cose da fare, compresa questa. Il riformismo non è a parola, ma esiste nelle azioni concrete.

Nadia Rossi e i sondaggi

La consigliera regionale del Pd Nadia Rossi ha denunciato, con tanto di comunicato ufficiale, la realizzazione di un sondaggio in vista delle prossime elezioni amministrative e prima ancora delle primarie. Accusa, la consigliera, che si tratta di un sondaggio “tarocco” commissionato da chi ha qualche interesse nella corsa per la candidatura a sindaco per il Pd. Premetto che non ho avuto nessun ruolo e non conosco chi ha commissionato il sondaggio. Tuttavia trovo alquanto, in questo caso sì, “tarocca” la presa di posizione di Nadia Rossi. Intanto il fatto che abbia escluso il Pd nazionale, regionale e locale dopo una sua telefonata è alquanto infantile. Quando mai viene dichiarato chi ha realizzato un sondaggio? Inoltre in tanti hanno l’interesse in questo momento sondare cosa succede alle amministrative a Rimini. Infatti si è svolto un secondo sondaggio proprio nei giorni scorsi e non è, come si vuol far credere, lo stesso sondaggio denunciato da Nadia Rossi.

Succede in tutte le città, compresa Bologna, senza che nessuno urli a qualche scandalo. Incredibile poi il passaggio di Nadia Rossi sui sondaggi che hanno fatto perdere la faccia e elezioni al Pd, nel passato, in alcuni comuni limitrofi a Rimini. I sondaggi come è noto a chi ne capisce, fotografano il passato e non prevedono il futuro. Per quello ci sono i maghi. Per cui nessun sondaggio fa perdere la faccia e le elezioni al Pd o ad altri partiti. Normalmente sono le stupidaggini che dicono i dirigenti oppure i candidati sbagliati che fanno perdere la faccia e le elezioni.

Poi mi viene in mente un episodio del 2001. Eravamo nella delicata fase della riconferma a sindaco di Ravaioli dopo la sentenza che lo aveva fatto decadere nel dicembre 2000 da sindaco per incompatibilità tra primario ospedaliero e sindaco. Io svolgevo le funzioni da sindaco. Vengo a sapere che si stava facendo un sondaggio. Non era commissionato dal centrodestra ma da ambienti del centrosinistra. Dopo qualche settimana si scopre che il sondaggio era stato pagato da alcuni dirigenti dei DS (Democratici di Sinistra), senza informare il partito, per verificare se Ravaioli era il candidato giusto per vincere le elezioni. Tra questi ricordo vi era anche l’allora consigliere regionale Andrea Gnassi. Forse anche questa volta è andata così.

Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e gli alberghi

Nella missione 1 del PNRR, c’è un capitolo che riguarda turismo e cultura 4.0 finanziato con 6,68 miliardi di euro. Dico subito che per un comparto che vale oltre il 10% del Pil (turismo) oltre al Pil prodotto dal sistema culturale la cifra è modesta. Comunque l’importante è iniziare ed avere le idee chiare come utilizzarli. Gli obiettivi descritti nella missione sono generici ma già sufficienti per indicare la direzione di marcia: “miglioramento delle strutture turistico-ricettive e dei servizi turistici, al fine di migliorare gli standard di offerta e aumentare l’attrattività complessiva. Questi interventi di riqualificazione/rinnovamento dell’offerta sono improntati a una filosofia di sostenibilità ambientale e pieno sfruttamento delle potenzialità del digitale, facendo leva sulle nuove tecnologie per offrire nuovi servizi e migliorare l’accesso alle risorse turistiche/culturali.”

Ho qualche dubbio che i comuni costieri siano pronti, con apposite norme urbanistiche, ad avanzare proposte di innovazione dell’offerta turistica. Per la nostra realtà non si tratta solo di un cambiamento di facciata, ma un cambamento radicale che passa per una riduzione delle strutture ricettive esistenti, una riqualificazione di altre e di una rigenerazione urbana con l’aumento degli spazi e dei servizi nelle zone ad alta concentrazione turistica e ricettiva. Una scommessa che non si può perdere. Poi le colonie, con le norme dei cond’hotel non ancora recepite negli strumenti urbanistici di tanti comuni.

Maurizio Melucci