HomeLia CeliNon sa quello che fa, eppure fa il sindaco?


Non sa quello che fa, eppure fa il sindaco?


1 Maggio 2021 / Lia Celi

Capisco che non tutti possono avere un sindaco come il nostro, che il 25 aprile in piazza Tre Martiri ha fatto un discorso perfetto, emozionante ed emozionato. Credo altresì che nessuno meriti un sindaco come Enrico Valentini, leghista, primo cittadino di Gualdo Cattaneo (Perugia), che confonde “antisemita” con “antirazzista” e si caccia in un pasticcio che, nell’era dei social, ha il potenziale di una bomba all’idrogeno.

Nel rifiutare la cittadinanza onoraria a Liliana Segre, in quanto “non ha legami con il territorio” – tipico pretesto usato dai sindaci di destra per non concedere la cittadinanza a celebrità che non la pensano come loro, specie riguardo all’immigrazione e ai diritti – Valentini ha pubblicamente affermato e ribadito davanti alle telecamere di essere antisemita, anzi, “convintamente antisemita”.

Nota bene: pochi anni fa il sindaco di Gualdo, per dare lustro al suo Comune, aveva invitato Jennifer Lopez, che col territorio umbro ha uguali o minori legami che con la Papuasia, ma che evidentemente sta molto simpatica al sindaco Valentini. Altra nota: la senatrice Liliana Segre, che Dio ce la conservi, non solo è una sopravvissuta alla Shoah, ma attualmente è la più nobile icona italiana della lotta contro ogni discriminazione.

Con queste premesse, l’“io sono antisemita”, enunciato con una nettezza che nemmeno l’“Ich bin ein Berliner” di Kennedy, mette sì i brividi, ma al tempo stesso ti fa dire “e viva la faccia, almeno lo ha ammesso senza tanti giri di parole. Violazione della legge Mancino, a casa, senza passare dal via”. E invece la realtà, se possibile, è ancora più sconfortante.

A quanto pare Valentini si è frainteso da solo: ha pensato “antirazzista” e gli è uscito “antisemita”. Ora il dubbio è se il sindaco di Gualdo conosce o no il significato della parola. Anche al netto delle difficoltà che hanno i leghisti con i polisillabi, se Valentini sa, anche vagamente, che “antisemita” vuol dire “ostile agli ebrei”, ha commesso un lapsus fin troppo rivelatore. Se non lo sa, o se addirittura, come pare, crede che “antirazzista” e “antisemita” siano sinonimi anziché contrari, bè, ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli, se le braccia non ci fossero già cadute.

Cristianamente si dovrebbe perdonarlo perché non sapeva quel che faceva, ma nel frattempo bisognerebbe anche impedirgli di fare il sindaco. Perché se è davvero convinto che antisemitismo significhi tolleranza e pacifica convivenza, il rifiuto della cittadinanza a Liliana Segre è nulla rispetto a quel che potrebbe combinare. Gualdo Cattaneo potrebbe ritrovarsi con un monumento a Heinrich Himmler, che in quanto “convintamente antisemita” potrebbe essere scambiato da Valentini per un paladino dell’antirazzismo, e il Mein Kampf rischia di essere adottato nelle scuole comunali proprio per trasmettere alle giovani generazioni i valori dell’antisemitismo.

Nel frattempo Enrico Valentini è scomparso dai radar e dai social. Ci piace immaginarlo in una stanzetta solitaria, a studiare il dizionario e a riguardarsi i video di Jennifer Lopez. Incluso, si spera, quello in cui JLo si esibisce alla Casa Bianca per l’inaugurazione di Biden e proclama “Libertà e giustizia per tutti”.

Lia Celi