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Pubblicati gli atti del convegno dedicato al grande pediatra, anarchico e appassionato di ceramica


Quando per i bambini di Rimini c’era il dottor Gobbi all’Ospedalino


1 Gennaio 2024 / Paolo Zaghini

“Ugo Gobbi (1921-2012) e la storia della pediatria romagnola.
Atti del convegno. Rimini 9 aprile 2022″
A cura di Stefano De Carolis e Giulia Grossi
Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Rimini

L’Ordine dei Medici di Rimini, per la cura di Stefano De Carolis e Giulia Grossi, ha editato gli atti del Convegno sul pediatra riminese Ugo Gobbi (1921-2012) tenutosi il 9 aprile 2022.

Il pediatra cesenate Giancarlo Cerasoli ha svolto due relazioni: la prima sulle origini e gli sviluppi dell’assistenza pediatrica in Romagna negli ultimi cento anni “attraverso quel lungo e faticoso percorso storico che ha portato la Pediatria romagnola a livelli di vera e propria eccellenza”; la seconda ricostruisce la figura professionale di Ugo Gobbi, “significativamente definito ‘pediatra geniale’”, attraverso una lunga, appassionata ed esauriente ricerca su fonti archivistiche, documentali, bibliografiche e iconografiche per la maggior parte inedite.

A seguire l’intervento di Beatrice Sica, Professore Associato di Italian Studies all’University College di Londra e nipote di Gobbi, su “Ugo Gobbi, il pediatra anarchico”. A chiusura il saggio di Valentina Mazzotti, Conservatrice presso il Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, su “Ugo Gobbi, studioso della ceramica”, dove viene ricordata la grande passione del medico riminese per la maiolica a decoro floreale e botanico del 18. Secolo, della quale fu appassionato collezionista e studioso, “tanto da essere considerato uno dei massimi esperti in ambito internazionale”.

Gobbi si laureò in Medicina a Bologna il 7 dicembre 1945. “Sebbene avesse le capacità culturali per proseguire nella carriera universitaria, nel 1945 decise di fare il pediatra per poter provvedere da subito al sostentamento della famiglia”. In un’intervista del 2009 rilasciata ad Antonella Chiadini raccontò: “Fare il pediatra nel dopoguerra non era impresa facile. Sembrava di essere nel Terzo Mondo. Tubercolosi, difterite, poliomelite, malnutrizione, uccidevano o invalidavano i bambini. Il nostro lavoro spesso era inutile. Bisognava cambiare tutto, diffondere norme di igiene e di prevenzione. Creare un ospedale pediatrico”.

Scrive Cerasoli: “La multiforme attività pediatrica svolta sino ad allora in Clinica Pediatrica a Bologna, negli Ospedali di Santarcangelo e San Marino, e nei consultori dell’ONMI del Bolognese e del Riminese, gli diede titolo ed esperienza per essere nominato a dirigere l’unica istituzione di ricovero e cura dell’infanzia presente a Rimini. Si trattava dell’Ospedalino Infantile, sorto all’interno dell’Aiuto Materno, primo e unico ospedale pediatrico della Romagna, inaugurato nel 1925 e costruito per volontà del pediatra riminese Antonio Del Piano e di alcuni benefattori”.

Quando Gobbi arrivò all’Ospedalino, nel 1952, trovò una situazione critica conseguente ai gravi danni di guerra. In oltre vent’anni Gobbi operò per fare di questa struttura un centro di eccellenza della Pediatria romagnola. Nell’aprile del 1974 Gobbi lasciò la Direzione prendendo atto che il Piano Sanitario Regionale, forte anche dell’apertura del nuovo Ospedale di Rimini, non prevedeva più strutture pediatriche extraospedaliere. Dal 1974 al 1986 andò a dirigere la Divisione di pediatria dell’Ospedale di Fano. A 65 anni, dopo quarant’anni, lasciò la professione medica, anche quella esercitata privatamente, per dedicarsi alle ricerche e allo studio delle ceramiche.

Ancora Cerasoli: “Vanno ricordate almeno tre sue attività, altrettanto rivoluzionarie per quei tempi: si tratta della volontà, dimostrata già negli anni Sessanta dello scorso secolo, di tenere le madri accanto ai propri bambini ricoverati, di promuovere il gioco in ospedale e di preferire l’allattamento materno a quello artificiale”.

Infine Cerasoli accenna alle sue “qualità umane”: “In primo luogo vanno ricordati il suo ‘carisma’ e la sua abilità retorica che, uniti all’istrionismo, alla cultura multiforme e vasta e alla capacità di coinvolgere l’interlocutore, lo rendevano affascinante. A questi si univa un carattere energico, schietto, a tratti brusco. La mancanza di un’indole ‘diplomatica’, l’impulsività e l’estroversione a tratti potevano diventare intemperanza, portandolo a lasciarsi andare a ‘bufere’, anche ‘linguistiche’, che duravano lo spazio di un mattino e che erano sempre rivolte a mettere subito in chiaro le situazioni difficili. Il rifiuto di compromessi e l’intransigenza ostinata, anche verso gli uomini di potere, lo rendevano spesso un personaggio scomodo e questo, unito alla sua ‘passione civile’ e al pensiero anarchico, lo teneva al di fuori delle decisioni prese dai partiti politici”.

Beatrice Sica scrive: “Descrivendo Margherita Zoebeli e il suo ‘socialismo umanitario, un socialismo che oggi diremmo libertario’, Ugo di sé ha precisato: ‘Io naturalmente non ero socialista ma ero amico e moralmente collegato col Movimento Anarchico Italiano’”. Gobbi svolse attività volontaria presso il CEIS dal 1947 sino alla fine degli anni ’80, collaborando con la Zoebeli. Ricordò l’amico anarchico Gaetano Gervasio (1886-1964) a proposito della sua collaborazione con il CEIS: “Per Ugo il rapporto con gli educatori e i bambini del CEIS era, oltre che una testimonianza di fiducia e di apprezzamento (di cui l’istituzione ha molto bisogno, vista la lotta che le fanno i cattolici e i benpensanti della città) e un contributo alla diffusione dell’educazione laica in un paese bigotto, un dono al futuro dell’umanità (…). Se i valori di giustizia, uguaglianza, solidarietà, libertà vengono vissuti nell’infanzia non saranno dimenticati nella vita adulta”.

Anche l’amico Enzo Pirroni, riprendendo la Sica, lo ha ricordato alcuni mesi fa su Chiamamicitta.it “Ugo Gobbi il pediatra anarchico di Rimini”.
Attraverso la rete degli anarchici in contatto con il CEIS negli anni ’60 conosce l’architetto Giancarlo De Carlo, di cui diventa grande amico e a cui chiederà una preziosa e generosa consulenza per la realizzazione della nuova sede dell’Ospedalino.

Gobbi scriverà sul “Bollettino Archivio Pinelli”, n. 18, dicembre 2001 i suoi ricordi sul CEIS: “Trent’anni all’asilo svizzero e dintorni (frequentazione di anarchici al CEIS)”.

Alle elezioni del 9 maggio 1965 si candidò come indipendente, senza essere eletto, nelle liste del PSI: difficile capire le motivazioni di questa scelta quando il PSI diretto da Lino Tiboni fece la scelta dell’alleanza con la DC per sconfiggere i comunisti. Una candidatura che andava contro tutta la sua storia. Scrisse su “Pagine Socialiste: ”Caro Elettore ho scelto di affiancarmi, come indipendente, al Partito che fu di grandi galantuomini e autentici lavoratori (…) per raccomandarLe i miei compagni di lista, che sono galantuomini e amministratori capaci”. Mi permetto di rinviare i lettori al mio articolo sulle elezioni del 1965: “Quelle infuocate elezioni di Rimini nel 1965, restaurato il film di Giuseppe Ferrara”.

Chiude la Sica: “Anarchia [per Gobbi] dunque non solo come via privilegiata, insieme alla medicina, per raggiungere l’obiettività del ragionamento, ma anche come antidoto contro la mistificazione, insegnamento di umiltà, capacità di ammettere i propri errori e di imparare da quelli, come postura interiore contro le facili certezze e le piccole vanità. Sono linee che non soltanto Ugo amava tracciare di sé, ma che evidentemente anche gli altri coglievano”.

Ha scritto Rosita Copioli su “La Voce” del 15 marzo 2010: “Meraviglioso anarchico Gobbi (…). L’anarchico vero non è quello che tira le bombe, ma al contrario il più rispettoso delle istituzioni e della vita (…) che accoglie le regole dell’umanità”.

Tanto altro potrebbe essere ripreso da questo importante volume edito dall’Ordine dei Medici di Rimini, ma mi limiterò a citare la ricchissima bibliografia di scritti del Gobbi e quelli scritti su di lui: a testimonianza di una vita straordinaria.

Paolo Zaghini