Home___primopianoQuelle infuocate elezioni di Rimini nel 1965, restaurato il film di Giuseppe Ferrara

Il regista di “Cento giorni a Palermo” e "Il caso Moro" era stato incaricato dal PCI di realizzare un filmato sull'amministrazione comunale: eccolo insieme ai documenti e le foto di allora


Quelle infuocate elezioni di Rimini nel 1965, restaurato il film di Giuseppe Ferrara


7 Ottobre 2023 / Redazione

Il 9 maggio 1965 si votò per il rinnovo del Consiglio Comunale di Rimini.
Il quadriennio vissuto dopo le elezioni amministrative del 23 aprile 1961 non era stato tranquillo. L’alleanza PCI-PSI, con una maggioranza di 21 consiglieri (16 comunisti e 5 socialisti), aveva vissuto momenti difficili, soprattutto per quanto stava avvenendo a livello nazionale. La Giunta comunale era stata ricostituita in mezzo ai primi contrasti fra i due partiti della sinistra, derivanti dal diverso orientamento che i socialisti andavano assumendo a livello nazionale. Nenni e Moro a Roma avevano incominciato la marcia di avvicinamento che porterà nel dicembre 1963 alla costituzione del primo governo di centro-sinistra.

Anche a livello locale il rapporto dei comunisti con i socialisti aveva incominciato a lacerarsi, sebbene all’interno della Federazione socialista riminese avesse prevalso la corrente di sinistra. L’autonomista Vencislao Riccò, all’inizio del 1961, era stato sostituito alla segreteria dal rappresentante della sinistra, Antonio Bersani. Fu questo cambio di responsabilità che rese possibile la costituzione della nuova Giunta PCI-PSI l’8 giugno 1961, guidata dal Sindaco rieletto Walter Ceccaroni. Vice-Sindaco il socialista di sinistra Luciano Gambini. Il 19 luglio 1962 Riccò si dimise dalla Giunta e venne sostituito da Bersani. E comunque nel corso della legislatura fu un continuo cambio in Consiglio e in Giunta degli esponenti socialisti, sino all’uscita dalla Giunta il 26 marzo 1965.

21 marzo 1965. Rimini, Sala Mostre Teatro. Per il ventesimo anniversario del voto alle donne Al microfono il Sindaco Walter Ceccaroni. Al tavolo da destra Ortensia Corbelli, Rosina Donini in Venturi, Ilva Melotti, Nicola Pagliarani, Elda Codeluppi, Francesco Alici, Marisa Cinciari Rodano Vice-Presidente della Camera dei Deputati

Eppure quello fu il primo quadriennio in cui, dopo i reiterati attacchi della DC attraverso il Prefetto e il Ministero dell’Interno, fu possibile sviluppare un intenso programma di interventi pubblici per l’ammodernamento della Città e la sua infrastrutturazione.
Il consuntivo presentato al termine della legislatura ad aprile 1965 da parte del Comune (“1961-1965: questi quattro anni. Relazione di attività”) elencava il conferimento della Medaglia d’Oro al Valor Civile alla Città di Rimini nel 1964, l’approvazione del primo Piano Regolatore Comunale nel 1965, il piano PEEP nel 1964, i consistenti investimenti per la realizzazione delle nuove scuole, il nuovo Mercato coperto, il mercato all’ingrosso del pesce, i numerosi interventi sulla viabilità (fra cui il prolungamento del lungomare da Via Manzoni a Bellariva), la costruzione del primo impianto di depurazione e la tombinatura del Torrente Ausa, la realizzazione dell’illuminazione pubblica in gran parte della Città, la nascita delle aziende municipalizzate dell’acqua, dei trasporti pubblici, della nettezza urbana, il potenziamento del Corpo dei Vigili urbani, l’ampliamento della Biblioteca Gambalunga e l’avvio di numerose attività culturali, la costruzione del Palazzetto dello Sport.
Furono anche gli ultimi anni come Segretario del Partito Comunista Riminese di Augusto Randi (in carica dal 1955 al marzo 1964), sostituito poi da Francesco Alici.

Dopo la costituzione del primo governo di centro-sinistra Moro-Nenni nel dicembre 1963, nel gennaio 1964 la sinistra socialista uscì dal PSI e fondò il PSIUP. Anche a Rimini il PSI si spaccò, ma le posizioni di sinistra del PSI qui furono maggioritarie e tutto il gruppo dirigente e gran parte degli iscritti passarono al PSIUP. Così pure tre consiglieri comunali su cinque. In una lettera della Federazione del PSI al centro a Roma del 1964 scriveva: “la scissione ha privato la Federazione del 70% del suo gruppo dirigente e di circa la metà dei suoi iscritti”.

26 aprile 1965. Rimini. Piazza Cavour. Comizio di Mario Alicata, direttore de L’Unità

Segretario del PSIUP fu nominato Antonio Bersani, del PSI Ercole Tiboni.
Nel rapporto di attività presentato al 7° Congresso della Federazione Comunista (tenutosi nella Sala dell’Arengo dal 27 al 29 dicembre 1965) sul PSI vi era scritto: “La scissione aveva lasciato questo partito nelle mani di un piccolo gruppo di uomini di destra, i quali sin dall’inizio hanno scelto la strada della rottura con il nostro partito e col PSIUP. Vi fu un breve periodo nel quale fu possibile la collaborazione nei Comuni, pur fra notevoli difficoltà, ma con l’avvicinarsi delle elezioni del 22 novembre [1964] in tutti i Comuni, escluso Rimini, il PSI usciva dalle Giunte e si presentava nella campagna elettorale scegliendo l’alleanza di centro-sinistra, colla sola eccezione di Bellaria, la cui sezione era diretta da elementi di sinistra e lombardiani”.

Questo era il quadro dello stato dei partiti di sinistra alla vigilia delle elezioni del maggio 1965, con una DC alla disperata ricerca di una rivincita sulla sconfitta bruciante subita ad aprile 1961.

L’esito elettorale del 9 maggio 1965 fu: PCI con la Lista del Comune 19 consiglieri (Ceccaroni, Veniero Accreman, Ruggero Diotallevi, Augusto Randi, Virgilio Della Chiesa, Pio Vittorio Polverelli, Nicola Pagliarani, Gino Arcangeli, Zeno Zaffagnini, Vincenzo Mascia, Natale Muratori, Domenico Giorgetti, Egidio Caldari, Vito Nicoletti, Aldo Righi, Ersilio Fabbri), PSIUP 2 consiglieri (Luciano Gambini, Giordano Gentilini), PSI 2 consiglieri (Giorgio Franchini, Ercole Tiboni), DC-PRI-PSDI assieme nella lista Concentramento Democratico 16 consiglieri (Giuseppe Babbi, Giovannino Bianchi, Sebastiano Bianchini, Walther Bollini,Valter Botteghi – PSDI, Matteo Colonna, Giorgio Della Biancia, Alfredo Floridi, Virgilio Frisoni, Corrado Gamberini, Giuseppe Gemmani, Luciano Gorini, Luciano Manzi – PRI, Benito Lombardi, Marcello Ricci, Gino Zannini), PLI 1 consigliere (Alessandro Cecchi). Il 12 giugno fu eletta una Giunta PCI-PSIUP (forte di 21 consiglieri) guidata ancora una volta dal sindaco Ceccaroni e dal Vice Luciano Gambini. Assessori Giordano Gentilini, Ruggero Diotallevi, Sergio Fabbrini, Gino Arcangeli, Augusto Randi, Giovanni Baldinini, Maria Teresa Tiboni.
Probabilmente, fra maggioranza e minoranza, la migliore composizione dell’Assemblea consiliare riminese nel settantennio repubblicano.

7 maggio 1965. Rimini, piazza Tre Martiri. Comizio dell’on. Pietro Ingrao, membro della Segreteria nazionale del PCI. Volantino che annuncia l’iniziativa

Come si arrivò a questo risultato? Furono mesi di scontro frontale, di polemiche infinite. Le pagine del periodico comunista “Settegiorni”, di quello socialista “Pagine socialiste”, di quello psiuppino “Voce socialista”, urlavano titoli di speranza, di condanna, di fake news. Ma il vero protagonista giornalistico di quei mesi fu “Il Resto del Carlino”, “portavoce della conservazione confindustriale”, diretto da Giovanni Spadolini, schierato in una maniera oggi inconcepibile (neanche il peggior telegiornale di Rete Quattro dei Berlusconi è mai arrivato a quelle vette di partigianeria, accuse e falsità come quelle lanciate in quei mesi dalle sue pagine contro il PCI e l’amministrazione Ceccaroni).

Il top lo raggiunse con il numero speciale di quattro pagine dell’8 maggio 1965 (un giorno prima del voto) con il titolo in prima pagina dell’articolo di Amedeo Montemaggi, responsabile della pagina riminese, intitolato “Primo: battere il comunismo!”. E proseguiva con contumelie varie sulla politica turistica riminese a firma del democristiano Gino Zannini, l’articolo del repubblicano Oreste Cavallari “La città è ferma”, gli interventi dei segretari dei partiti di opposizione (Gemmani per la DC, Dante Zaghini per il PSDI, Luciano Manzi per il PRI, Riccardo Ravegnani per il PLI), una pagina su “Il Piano Regolatore Comunista. Contro l’avvenire di Rimini”, ed infine una pagina di fotografie sull’”eredità dei comunisti” (ovvero gli angoli della città dove non si era ancora intervenuti). Curiosità: “Il Resto del Carlino” per un decennio non pubblicò mai una foto del Sindaco Ceccaroni. Chissà perché?

11 aprile 1965. Volantino di annuncio della nascita della lista Concentrazione Democratica (DC-PRI-PSDI), per la propaganda comunista “la listaccia dei padroni”

Il PCI mobilitò tutte le sue sezioni, i suoi militanti, i suoi iscritti. Potenziò i propri quadri di funzionari chiamando a lavorare in Federazione diversi quadri della CGIL (Tiziano Solfrini, Alfredo Arcangeli) (l’incompatibilità sindacale doveva ancora arrivare). Montemaggi scrive nell’articolo sopra citato: “Per uno straordinario cumulo di circostanze, la posta in gioco è la posta più impegnativa che il cittadino riminese abbia mai puntato sul proprio avvenire. Per vincerla i comunisti riminesi vi hanno impegnato, a quanto si dice [tipico delle fake news], quattrocento attivisti, provenienti da ogni parte d’Italia [sic!] per rafforzare la già abbondante schiera degli agit-prop e dei funzionari di partito locali”. Le sue previsioni erano: “Le previsioni della vigilia non sono mai state chiare e favorevoli. Gli psiup-comunisti possono conquistare complessivamente dai 15 ai 17 seggi. Tutto il resto toccherà alle forze anticomuniste. Spetterà agli elettori distribuire con saggezza il loro voto, senza disperderne l’efficacia. Perché questo è basilare: primo: battere il comunismo”. Ma la sua palla di vetro non gli diede l’esito vero, cioè quello della sconfitta ancora una volta della Democrazia Cristiana e dei suoi alleati.

Aprile 1965. Volantino del PCI contro la nascita della lista Concentrazione Democratica (DC-PRI-PSDI), la “listaccia dei padroni”

Ercole Tiboni, segretario del PSI, si vedeva già Sindaco di una coalizione di centro-sinistra: “Pagine socialiste” intitolava il numero a pochi giorni dal voto “Restituiamo a Rimini il Sindaco socialista. Da Bordoni al domani”. L’insediamento del Consiglio Comunale il 12 giugno 1965, giornata particolarmente calda, in una Sala dell’Arengo affollata all’inverosimile, Tiboni mentre interveniva con un discorso particolarmente accalorato, si sentì male. Prontamente assistito dal consigliere comunista medico Quinto Sirotti, venne portato nell’ufficio del Sindaco Ceccaroni. Per anni Tiboni fu preso in giro perché per arrivare in quell’ufficio avrebbe fatto di tutto, compreso sentirsi male.

I comunisti iniziarono la loro campagna elettorale con l’attivo generale degli iscritti il 16-17 gennaio. Chiuso dal responsabile nazionale della Sezione Enti Locale Abdon Alinovi. Sul territorio del Comune di Rimini il PCI contava 41 sezioni con, a fine 1964, 6.399 iscritti. In una sala dell’Arengo gremita domenica 21 marzo l’on. Marisa Cinciari Rodano, Vice-Presidente della Camera dei Deputati, assieme al Sindaco Ceccaroni celebrarono il ventesimo anniversario del voto alle donne ottenuto nel 1945.

In piazza Cavour l’apertura ufficiale della Lista del Comune domenica 4 aprile con l’on. Giancarlo Pajetta. Seimila le persone presenti. Dalla presentazione della lista Concentramento Democratico (DC-PRI-PSDI) domenica 11 aprile al Supercinema per la propaganda comunista questa divenne “la listaccia dei padroni”. Lunedì 26 aprile in piazza Cavour comizio di Mario Alicata, direttore de L’Unità, alla presenza di migliaia di riminesi. Venerdì 7 maggio in Piazza Tre Martiri memorabile comizio di chiusura della campagna elettorale dell’on. Pietro Ingrao, membro della Segreteria nazionale del PCI.

1965. Da sin. Francesco Alici, Felice Chilanti

Il Segretario della Federazione comunista riminese Alici, tra i rinforzi per la campagna elettorale, aveva chiesto al giornalista Felice Chilanti (1914-1982), collaboratore prima de “L’Ora” di Palermo e di “Paese Sera”, poi vice-direttore de “L’Unità”, di farsi carico, oggi si direbbe della comunicazione, ma allora si diceva della propaganda. Autore anche di un volume di interviste a riminesi “Incontro con Rimini” edito dagli Editori Riuniti nel 1980.

Da gennaio a maggio 1965 Chilanti impostò in maniera nuova, originale, tutto il materiale elettorale del PCI, particolarmente curato anche nella grafica. Graffiante nei corsivetti pubblicati su “Settegiorni” (senza firma) contro le altre formazioni politiche e i loro dirigenti. Ma soprattutto produsse il filmato “Rimini la nostra Città”, che venne ampiamente usato con innumerevoli proiezioni in tutte le sezioni, le case del popolo, i luoghi di incontro. Ad esempio pubblichiamo il volantino della Sezione di San Giuliano Mare dove oltre alla partecipazione del funzionario Alfredo Arcangeli veniva prevista la proiezione del filmato.

23 aprile 1965. Rimini, San Giuliano mare. Iniziativa del PCI con Alfredo Arcangeli e la proiezione del film “Rimini la nostra città” (regia di Giuseppe Ferrara, testi di Felice Chilanti)

Il film, della durata di 33 minuti, in bianco e nero, ha la regia di Giuseppe Ferrara (1932-2016), autore negli anni Sessanta di una ottantina di documentari. Poi negli anni Ottanta girerà “Cento giorni a Palermo” (1984) sull’assassinio del generale Dalla Chiesa e “Il caso Moro” (1986) sull’uccisione del leader democristiano, e nel 1993 “Giovanni Falcone” sugli ultimi anni della vita del giudice antimafia.

I testi sono di Felice Chilanti, la musica di Anton Giulio Perugini. Il visto della censura per l’autorizzazione a proiettarlo venne concesso solo il 29 marzo 1965, ma con l’imposizione assurda di un divieto ai minori di anni 14.

Il numero speciale di quattro pagine dell’8 maggio 1965 (un giorno prima del voto) de “Il Resto del Carlino” con il titolo in prima pagina dell’articolo di Amedeo Montemaggi, responsabile della pagina riminese, intitolato “Primo: battere il comunismo!”

Il film rievoca la storia di Rimini, con qualche approssimazione storica, e la partecipazione dei suoi cittadini alla lotta per la democrazia. In particolare viene sottolineata, dal Risorgimento ad oggi, l’azione del movimento socialista.
Spesso questo filmato era citato fra i ricordi dei militanti comunisti riminesi, ma ormai da qualche decennio più nessuno aveva avuto occasione di vederlo. Ora, grazie all’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico (AAMOD), nato nel 1979 come associazione, che ha ereditato il patrimonio filmico del PCI e della Unitelefilm – società di produzione cinematografica legata al PCI, è stato caricato su You Tube:

Primo Presidente dell’ archivio fu Cesare Zavattini. L’Archivio custodisce migliaia di film, soprattutto di non fiction, documentari dei più noti registi italiani della seconda metà del Novecento sulla storia sociale e politica dell’Italia e di altri paesi.
La lunga premessa sulle elezioni riminesi del 9 maggio 1965 mi è servita per storicizzare quanto sarà visto (per chi lo vorrà fare) nel filmato di Ferrara e di Chilanti.

Paolo Zaghini