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Rimini, si scava alla ricerca della chiesa perduta di San Martino


16 Gennaio 2020 / Redazione

Si scava a Rimini in piazzetta San Martino, in vista dei lavori che prevedono un nuovo arredo urbano con tanto di fontana con rinoceronte ispirato a quello felliniano di “E la nave va” da collocare accanto al Cinema Fulgor. Ma si scava sotto l’occhio attento dell’archeologa. Perché siamo nel cuore di Rimini e non si sa mai quello che può spuntare fuori.

Il rinoceronte nelle scene finali di “E la nave va” di Federico Fellini

Il rendering del nuovo arredo urbano in piazzetta San Martino

La piazzetta prende il nome da una chiesa scomparsa che esisteva già prima dell’anno Mille. E sono proprio le sue tracce che potrebbero emergere, insieme a qualche altra sorpresa.

“Tutte le mappe antiche – spiega lo storico Oreste Delucca – concordano nel collocare la chiesa di San Martino sul lato della piazzetta dove ora sorge un condominio all’angolo con vicolo Battaglini”. Però le antiche carte non erano precisissime, dunque il punto esatto dove sorgeva la chiesa è tutto da verificare. Ma soprattutto, fa notare l’archeologa “siamo nei pressi della cattedrale e in realtà non sappiamo di preciso cosa esistesse qui nel Medio evo. Anche durante gli scavi del Teatro Galli sono state scoperti reperti inaspettati”.

E cioè non solo un’area cimiteriale, ma anche un piccola basilica paleocristiana di cui non si aveva più memoria e che non ha ancora un nome. Ancora più sotto, l’immancabile domus romana. I ritrovamenti alto-medievali erano ad una sessantina di centimetri di profondità. Una quota che in piazzetta San Martino sarà raggiunta e superata, mentre difficilmente si potrà toccare il sottostante livello di epoca romana. Tracce di una domus erano stati individuate anche durante i lavori del Fulgor.

La chiesa di San Martino ad carceres si trova citata già in una pergamena dell’imperatore Ottone III di Sassonia del 6 maggio 996. Era una chiesa parrocchiale; il suo titolo esiste ancora ed è passato alla chiesa del Suffragio. Si chiamava ad carceres perché nei pressi erano collocate le prigioni cittadine e fungeva da cappella per guardie e reclusi. Carceri dove nei secoli passati non si scontavano lunghe pene, ma si era trattenuti solo prima del giudizio e, in caso di condanna corporale o capitale, in attesa della sua esecuzione.

Il quartiere di Santa Colomba sulla metà del XV secolo: 1) Santa Colomba, Cattedrale. 2) Castel Sismondo. 3) Piazza del Corso. 4) Piazza del Comune, o della Fontana. 5) Palazzo del Podestà. 6) Palazzo del Comune. 7) Fontana. 8) San Silvestro, chiesa parrocchiale. 9) San Gregorio, chiesa parrocchiale. 10) San Martino, chiesa parrocchiale. 11) Cantone de’ Puntiroli. 12) Via Maestra. 13) Mura di cinta medievali. 14) Mura di cinta romane (Pier Giorgio Pasini)

Era una parrocchia molto piccola, come tante nel centro di Rimini. Comprendeva solo cinque isolati, tutti con il fronte sull’attuale Corso d’Augusto. Vi erano situati però edifici importanti. Come la chiesa e il convento dei Padri Serviti (S. Maria dei Servi, che fino al 1806 non era parrocchia), l’oratorio della B. Vergine del Giglio (risalente a prima del Mille), e ben quattro palazzi di nobili famiglie con le loro pertinenze. Alla fine del Settecento abitavano qui infatti le casate dei Valloni, Battaglini, Rigazzi e Bartolini. Se esistesse ancora, la parrocchia di San Martino “alle carceri” sarebbe quella dell’attuale Questura di Rimini.

Gli edifici di culto a Rimini prima delle soppressioni napoleoniche. Le parrocchie sono contrassegnate dal cerchio nero con numero bianco; per San Martino è il 19, la campitura a bande bianconere indica la sua giurisdizione

Di San Martino ad Carceres, ormai sconsacrata ma ancora in piedi, è rimasta una sommaria descrizione di Luigi Tonini (Rimini, 1807 – 1874). Di piccole dimensioni, la dice in buono stato, con ancora visibili nei soffitti “buone pitture del Buonamici” (Gian Francesco Buonamici architetto e pittore, Rimini, 1692 – 1759). La struttura gli appare rimaneggiata “in tempi non remoti”. Dopo la sconsacrazione del 1806 e quella definitiva del 1809 il titolo parrocchiale passò alla chiesa dei Gesuiti, S. Francesco Saverio, appositamente creata parrocchia; lo detiene tutt’ora. E’ nota ai riminesi come la chiesa del Suffragio per aver ereditato anche il titolo di un altro luogo di culto soppresso, l’Oratorio del Suffragio che era nell’attuale piazza Cavour.

1616. A destra dei palazzi comunali, la piazzetta e la chiesa di San Martino

Tonini riferisce anche che l’ex chiesa di San Martino in un primo tempo fu adibita a granaio, mentre alla sua epoca vi si era installata la Tipografia Malvolti & Ercolani, “copiosa di caratteri, fregi, ecc.”, una delle due della città. E una tipografia ha continuato a funzionare in quel medesimo luogo fino a non molti anni fa, nonostante tutto l’isolato, compreso quel che restava dell’antica chiesa, fosse stato distrutto durante la seconda guerra mondiale. Di recente in quell’angolo della piazzetta è stata aperta la Paninoteca Circus.

Intano dagli scavi qualcosa è già affiorato. E’ il selciato in ciottoli del Marecchia che fino a non molti anni fa pavimentava tutto il centro storico di Rimini.