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Il capodanno da record in riviera spegne le polemiche sugli eventi, Bellaria rinuncia a 2 milioni all'anno, il Governo rinuncia a un'altra fetta di canoni dei bagnini


Sulla spiaggia comandano quelli che dicono sempre NO


7 Gennaio 2024 / Maurizio Melucci

Spiagge, quelli che dicono sempre NO

Anno nuovo vecchi problemi. Non vi è alcun dubbio che il 2024 sarà ricordato a lungo dagli attuali concessionari di spiaggia. Per le sentenze del Consiglio di Stato, le concessioni sono tutte scadute il 31 dicembre 2023. Molti Comuni hanno prorogato per tutto il 2024 usando la legge Draghi (dava la possibilità di usare anche il 2024 per fare i bandi se vi era l’impossibilità di concludere la procedura nel 2023). Questa “opportunità” l’ha usata anche il Comune di Rimini. Sta di fatto che Lega Ambiente e soprattutto il “Comitato Mare Libero” presieduta dall’avvocato Roberto Biagini ex assessore al demanio del Comune di Rimini stanno producendo una valanga di ricorsi contro Comuni e Regioni che stanno prorogando le concessioni al 2024. E nel mirino finiscono adesso amministratori e funzionari che queste proroghe le stanno firmando, rischiando ora contestazioni per danno erariale e per abuso d’ufficio.

Nonostante questa situazione di estrema precarietà, le categorie dei bagnini non demordono e continuano con dichiarazioni che lasciano intendere che la spiaggia è “cosa loro”. E’ il caso del Comune di Rimini.

La giunta ha approvato un nuovo piano dell’arenile dopo che era scaduto quello precedente in vigore dal marzo 2006. Quel piano ha prodotto risultati apprezzabili solo nella zona nord di Rimini dove la spiaggia con i servizi (cabine e pubblici esercizi) è di proprietà privata e non dello Stato. In quel caso la Bolkestein non ha effetto. Nel resto del litorale solo qualche progetto presentato e uno realizzato vicino all’Ausa per ragioni di forza maggiore e pagato dal Comune.

Tutto il resto è uguale da 10-20-30-40 anni. Il motivo è semplice. Quel piano spiaggia (quello del 2006) non piaceva ai bagnini. Hanno anche provato un ricorso al Tar. D’altra parte, ai bagnini non è andato mai bene nulla. Non erano d’accordo sull’allargamento della fascia di libero transito, non sono d’accordo sull’allungamento del servizio dei marinai di salvataggio, non vogliono ampliare le spiagge libere, e potrei continuare. Ora non va bene il nuovo piano spiaggia presentato dalla giunta. Qualcuno dei concessionari è arrivato a dire che era meglio il piano dell’arenile precedente. L’importante è sempre mettersi di traverso. Per queste ragioni penso che per innovare sull’arenile i bandi siano indispensabili.

Chi non ha voglia di investire può farsi da parte. Sinceramente vedere che gli “investimenti” fatti in questi decenni sono la vernice per i colori delle cabine, qualche ombrellone di paglia, tinozze idromassaggio e qualche palestra all’aperto, lascia senza parole. In compenso vanno forte i chiringuito che producono un reddito notevole. È ora di girare pagina.

 

Da sinistra Mauro Vanni presidente della cooperativa Bagnini Rimini Sud, Fabrizio Pagliarani, presidente Consorzio operatori balneari Marina riminese di Confesercenti

Spiagge 2. Spaccatura in Confindustria

Spaccatura in Confindustria dopo la lettera del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che ha richiamato il governo al rispetto degli impegni con l’Europa in materia di concessioni demaniali e ambulanti.

“Come presidente di Confindustria non mi riconosco assolutamente nelle critiche rivolte da Assobalneari (aderete Confindustria, ndr) al Capo dello Stato. I rapporti di Confindustria con il Presidente della Repubblica sono e restano quelli che tutti hanno constatato nella nostra assemblea pubblica annuale lo scorso settembre”, ha detto il numero uno, Carlo Bonomi in una nota. Ribadendo la “condivisione totale per le sue parole anche espresse nel discorso di fine anno, per la sensibilità dimostrata sul tema della concorrenza “. Bonomi conclude esprimendo a Mattarella “enorme gratitudine per come svolge il suo mandato a garanzia di tutta la nazione”.

Mi sarei aspettato analoga presa di posizione da parte di Confesercenti e Confcommercio che hanno tra i lori iscritti molti gestori di pubblici esercizi che subiscono la concorrenza “sleale” di chi gestisce un pubblico esercizio sulla spiaggia. Infatti, come è noto, la concessione costa solo 3.200 euro all’anno. Evidentemente in quelle associazioni i bagnini e chioschisti hanno un potere dominante.

Fabrizio Licordari, presidente Assobalneari

Capodanno da record

Capodanno da record sulla riviera romagnola. Record di presenze a Rimini come a Riccione e nelle altre località turistiche. Tutti lo riconoscono. Ma sarebbe troppo facile prendere atto di questo successo senza ricordare le polemiche nelle settimane scorse da parte di forze politiche di minoranza e alcune categorie economiche per un cartellone degli eventi in alcune località (in particolare a Riccione) secondo loro, inadeguato.

C’era anche chi aveva proposto un “governo di unità riccionese” per organizzare gli eventi di Capodanno e dare una mano al Commissario prefettizio che governava Riccione. Poi è arrivata la sentenza del Consiglio di Stato che ha rimesso la giunta Angelini al suo posto. Ovviamente sono continuate le polemiche anche dopo, per i “pochi” eventi previsti. Poi arriva il successo di turisti e tutte le polemiche scompaiono. Penso che questo Capodanno una lezione la lasci.

Gli eventi vanno previsti, come da sempre si fa nelle nostre località, ma sicuramente non è l’unico motivo per cui si sceglie una vacanza. Vi sono altri aspetti non secondari. Una vacanza di fine anno sulla riviera di Rimini ha costi molto competitivi rispetto ad altre soluzioni. In un periodo di crisi, per molte famiglie italiane i costi di un soggiorno all’estero oppure in montagna sarebbero proibitivi. Anche le città d’arte sono più costose delle nostre località. Evitiamo il prossimo anno polemiche inutili ed evitiamo anche di spendere cifre spropositate per il cartellone degli eventi di Natale e Capodanno. Siamo comunque competitivi.

 

Bellaria con imposta di soggiorno?

E’ l’unico comune della costa romagnola che non ha applicato l’imposta di soggiorno. Il Comune di Rimini l’ha istituita nel 2012. A seguire gli altri comuni. Succede in tutte le città turistiche italiane ed anche all’estero. A Bellaria no ed ha perso 10 anni di introiti senza che i cittadini di BIM abbiano avuto particolari benefici. Come è noto l’imposta di soggiorno viene pagata dai turisti. Le presenze turistiche del 2022 a Bellaria sono state circa 2 milioni (fonte Istat). Il 20° comune per numero di turisti in Italia.

Con una media di un euro per presenza turistica, Bellaria potrebbe incassare 2 milioni di euro all’anno dall’imposta di soggiorno. L’utilizzo di queste risorse è molto ampio e in generale serve per aumentare la qualità urbana del Comune. Vi è da sottolineare che il comune di Bellaria non ha avuto nessun beneficio in flussi turistici con l’esenzione dell’imposta di soggiorno. Nel 2014 le presenze erano uguali a quelle del 2022. I motivi della mancata applicazione dell’imposta di soggiorno derivano dall’”impuntatura” della lobby degli albergatori di Bellaria capitanata da Alessandro Giorgetti presidente di Federalberghi regionale e grande elettore dei sindaci di centro destra di Bellaria. Nessun sindaco vuole inimicarsi il noto albergatore bellariese.

Chissà se lo farà il prossimo?

Filippo Giorgetti sindaco di Bellaria-Igea Marina

Ultima ora: il nuovo sconto a favore dei balneari. Nel 2024 pagheranno (ancora) meno

Arriva un nuovo “regalo” di inizio anno per tutti gli imprenditori balneari. Le imprese del settore potranno infatti beneficiare quest’anno di un taglio del 4,5% dei canoni annui da versare allo Stato. Lo ha stabilito il Mit (Il ministero delle infrastrutture e trasporti) guidato da Matteo Salvini con un decreto che tiene conto del tasso di inflazione registrata lo scorso anno, ma non dei rincari che sono stati pagati dai consumatori con l’aumento record dei prezzi di lettini e ombrelloni. I canoni non si basano del resto sulla redditività delle imprese, come osserva il Corriere della Sera, ma su una serie di parametri basati sul prezzo delle merci al dettaglio e sul costo delle merci alla produzione industriale. Il quotidiano fa anche notare che il canone annuale minimo scende a 3.225 euro. E che il fatturato medio delle imprese balneari è di 260 mila. Una semplice vergogna nazionale.

Maurizio Melucci