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Rino Mini fa un libro grande per giocare ancora più in grande


27 Febbraio 2022 / Paolo Zaghini

Quello che presento oggi è il trecentesimo libro della Torre di Babele riminese. Credo un record di continuità di una rubrica che parla di libri. Trecento settimane, trecento libri segnalati ogni lunedì mattina. Oltre cinque anni di una presenza continua su Chiamamicitta.it. Diverse migliaia di lettori che settimanalmente mi leggono. Una vetrina sulla pubblicistica riminese che, pur risentendo della crisi dell’editoria in generale, continua a produrre libri che arricchiscono le nostre biblioteche, private e pubbliche. Mi auguro che questa mia attività di segnalazione libraria possa continuare ancora per diverso tempo ad essere apprezzata dai nostri lettori.

Rino Mini: “Ferramenta. Officina del Gusto. Storie di vita e di cucina” A cura di Elena Mazzolini – Radici Editore.

Per questo traguardo raggiunto di 300 segnalazioni librarie ho scelto di presentare un libro non libro. Un enorme, pesante volume, diversi chili, di 450 pagine di grande formato voluto da Rino Mini, ex patron dell’acqua minerale Galvanina ceduta nel 2019 al fondo americano Riverside (ne avevamo parlato nella recensione di qualche anno fa “Galvanina. Le radici del futuro”), per raccontarsi nella sua nuova avventura di ristoratore e presentare le ricette dei piatti che sono offerti nei suoi locali ai clienti.

Un volume che assomiglia ai grandi tomi conservati dalla Biblioteca Gambalunga dei secoli passati. E che sorpassa per peso e grandezza i due volumi più “ingombranti” degli ultimi decenni: quello curato da Rosita Copioli su “Gli Agolanti e il Castello di Riccione” (Guaraldi, 2003) e quello di Lucio Paesani “Coconuts Rimini” (La Pieve, 2014).

Del resto Mini non ama fare le cose in piccolo. Per capirlo basta entrare nel suo nuovo locale, aperto a fine dello scorso anno, “Ferramenta” di Rimini in Piazza Cavour. Un allestimento straordinario, che supera in bellezza sicuramente quello già particolare di “Ferramenta” di Santarcangelo di Romagna. E in attesa di vedere il nuovo locale che aprirà nei prossimi mesi ancora a Rimini, in Via Dante, dove c’era il Ristorante Giorgini Chesa de Vein. Scrive Mini: “del piacere di ritrovarsi in uno spazio dove tutto è stato pensato per offrire benessere”.

Chiamamicitta.it, in occasione della presentazione al pubblico ad ottobre 2021, di questo libro ne ha già parlato (“Rino Mini ha presentato ‘Storie di vita e di cucina’. In un libro la filosofia del sistema ‘Ferramenta’). Il libro nasce dalla esperienza culinaria creata per “Ferramenta” di Santarcangelo, e poi trasportata nei locali di Rimini e San Marino.

La filosofia è la stessa: “Straordinaria espressione di civiltà e di cultura, la tavola è il palcoscenico di una rappresentazione in cui educazione e fantasia interpretano ruoli di primaria importanza. Quella del ricevere è definita un’arte, l’arte di riuscire a trasmettere agli ospiti e agli stessi famigliari calore, emozione, benessere”. “La tavola è fonte di civiltà, espressione di stile e raffinatezza, sintesi delle scienze e delle arti liberali, viatico per la perfetta eudemonia” (ovvero, secondo il dizionario Treccani, nel linguaggio filosofico, la felicità intesa come scopo fondamentale della vita ).

E Mini, nell’elaborare il menù che offre ai suoi clienti, ha cercato tutto il bendidio enogastromico possibile, “scelto con la passione del gourmet e la competenza di chi ha cercato e provato ogni possibile eccellenza produttiva”.
E così il volume ci propone un centinaio di ricette proposte nei locali “Ferramenta”, elaborate dallo chef Mirko Delvecchio.

Si va dalle proposte per la colazione (“A Ferramenta il buongiorno inizia dalla colazione (…) non è forse vero che chi bene comincia …?”) a quelle per il “brunch” (“un modo veloce e informale di alimentarsi, e può indicare una colazione abbondante magari consumata in tarda mattinata, un pranzo veloce in piedi a buffet, uno spuntino di lavoro in orari diversi”), dalla ricca scelta di paste (“La pasta è l’emblema stesso dell’italianità”), anche al sugo di pesce, ai piatti di pesce o di carne, sino alle innumerevoli pizze di Mimmo o’ pizzaiolo (ovvero Domenico Fabozzi): “Per Mimmo le pizze ‘vere’ sono soltanto quelle a bordo alto, soffice dentro e croccante fuori, da addentare sino all’ultimo morso”.

Birre e vini naturalmente non possono mancare per accompagnare i numerosi piatti offerti dal menù (“Al vino Ferramenta riserva spazi importanti e una scelta di etichette regionali, nazionali ed estere selezionate con cura secondo criteri meritocratici”). Ed infine la dichiarazione di grande amore per il pane di Ezio Rocchi, un vero e proprio scultore del pane (“Ho sempre associato la lavorazione del pane ad un mestiere socialmente utile. Fare il pane significa essere al centro di una comunità”).

Nel saluto del Sindaco di Santarcangelo di Romagna, Alice Parma, è scritto: “L’arrivo di Ferramenta ha intercettato una naturale predisposizione dei santarcangiolesi nell’aprirsi al mondo, con un’idea di locale contemporaneo, da grande città europea, che vive e lavora tutto il giorno, dalla colazione alla cena passando per il pranzo e l’aperitivo. Uno spazio d’incontro, buon cibo e memoria rinnovata”.

Giuro che non è una recensione sponsorizzata: Mini non mi ha invitato a pranzo. Come ho detto all’inizio è la segnalazione di un libro non libro. Ma i ristoranti Ferramenta esistono, operano e lavorano. Sono il frutto di scelte economiche di un imprenditore riminese fantasioso e coraggioso. E questo “librone” testimonia la voglia di Mini di “giocare” in grande.

Paolo Zaghini