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Fiabe riminesi per voce di nonna, accanto al camino


13 Dicembre 2020 / Paolo Zaghini

Anna Rosa Balducci: “Storie nella città” – Il Ponte Vecchio.

Qualche settimana fa avevo segnalato una serie di autori locali di libri per ragazzi (“Libri per ragazzi, è nata una scuola di autori riminesi?”). Fra questi non avevo inserito Anna Rosa Balducci perché da anni aveva abbandonato il genere per dedicarsi ad una scrittura di volumi per adulti. Ma ora con questo nuovo testo, edito ancora una volta dalla casa editrice cesenate Il Ponte Vecchio, l’autrice è tornata alle origini.

Classe 1952. Ha insegnato per molti anni lettere e storia negli istituti tecnici riminesi, ma dal 2016 è in pensione. Scrive lettere, su vari argomenti e temi, al Corriere di Romagna che le pubblica.

Questo è per Lei l’ottavo volume pubblicato nel corso degli ultimi diciotto anni: esordì nel 2002 con il testo per ragazzi “La balena e altri racconti” (Il Ponte Vecchio) ambientato a San Giuliano Mare (quartiere in cui vive da sempre con la sua famiglia) e la balena è il capodoglio qui arenatosi nel 1943, su cui la gente per decenni si è sbizzarrita con la fantasia. Cosa che fa per altro, con grande bravura, anche la Balducci.

Nel 2004 altro libro per ragazzi intitolato “Pupazzi, nonni e re e anche un tre. Fiabe e storie” (sempre con l’editore Il Ponte Vecchio). Da allora più niente libri per ragazzi, fino ad oggi.

Negli ultimi anni, per la casa editrice romana “Progetto Cultura”, ha editato tre romanzi: nel 2012 “La casa color grigioperla” (la storia di un gruppo di profughi alle prese con problemi di integrazione con persone distanti per origini e cultura), nel 2015 “Idee per una mattina di pioggia” (la storia di Marta: madre, moglie, amica, lavoratrice), nel 2018 “Romanzo portoghese” (alla scoperta di un quartiere della vecchia città di Lisbona).

Il nuovo testo è per un pubblico giovane, fra gli 8 e i 10 anni, e necessiterebbe di un nonno che affiancasse nella lettura i ragazzi. Perché, come dichiara nella conversazione la Balducci alla fine del libro “tutto quello che si narra esiste, viene dalla vita. E’ solo un pochino ‘aggiustato’”. E sarebbe importante per i nipoti che questa ‘aggiustatina’ fossero i nonni a farla.

Sono tredici i racconti contenuti nel libro. Il primo racconto, il più lungo, è popolato di nonni e bambini che si aggirano per le vie di una città sconosciuta in attesa di un evento (una partita di calcio) che non si sa se si farà e che trovano ospitalità e ricovero in una vecchia biblioteca (da ex bibliotecario questo spunto mi piace molto: la biblioteca come un luogo amico per bimbi e nonni). “Era cominciata così la prima vera passeggiata nella città tutti insieme, in ghenga, di quelli del primo gruppo, alla ricerca di un buon panino. Tutti insieme? No, non si può dire ‘tutti insieme’ finchè non arrivano i piccoletti del secondo gruppo. Ed infatti eccoli che arrivano, allegri, rumorosi, con la maestra-capo un po’ in affanno, un bidello che le ciabattava dietro, le due nonne d’ordinanza, una zia che, pur affannata anch’essa, cercava di darsi un tono da educatrice e in coda a tutti un curiosissimo nonno, svagato e a modo suo allegro”. E questa allegra combriccola incontra tante altre persone con le quali si spera, prima o poi, di rincontrarsi per “raccontarsi tante storie, ma proprie tante. E con il tempo, era evidente che di storie ce ne sarebbero state tante da raccontarsi, perché si sa, la vita è piena solo di storie, in fondo”.

E poi racconti di aspiranti pirati cittadini, di galline viaggianti verso l’Africa, di vecchi cani fedeli ed intelligenti, di nonni cuochi pastrocchioni, di una bellissima luna rossa. Molti di questi racconti hanno “un finale aperto”, non regalano certezze ma interrogativi. Viene domandato alla Balducci: “Ti rivolgi ad un pubblico attivo, capace di decidere i suoi finali?”. La risposta è netta: “Ho un concetto molto forte di libertà e credo anche che ogni persona sia, potenzialmente, un narratore. Quindi sì, ben venga la partecipazione e magari i miei ‘venticinque lettori’ andassero avanti nel racconto! Ci divertiremmo molto, insieme”.

La scrittura per la Balducci “è un bisogno primario” e aggiunge: “Barerei con me stessa se cercassi a questa mia attività giustificazioni di varia natura. Non posso fare a meno di scrivere ora, così come quando ero adolescente”. E certamente l’Autrice, con piena maturità espressiva, articola nelle pagine del libro un uso dell’italiano perfetto, quasi un gioco appassionato da parte sua con la scrittura. Ma scorrendo le pagine dei racconti ho pensato anche alla bellezza possibile di un ascolto degli stessi letti da un adulto a bambini in attesa davanti a lui. Una situazione ancora possibile oggi in tempi tecnologici in cui una’signorina’, con voce meccanica, può sostituire il nonno/a umano?

Annota nell’introduzione Andrea Biondi: “Un libro di racconti sussurrati, pensati, soffiati piano piano tra i capelli del bambino che c’è in ognuno di noi. Una raccolta di fiabe che ha il suono del racconto orale, il ritmo rilassante e leggero della legna che scoppietta nel camino, la voce di una nonna che ti accompagna nei sogni che ti separano dal nuovo giorno”.

Le storie sono illustrate da Antonietta Bellini (classe 1953), disegnatrice e pittrice originaria di San Clemente, capace di dar forma e sostanza alle storie scaturite dalla penna di Balducci.

Paolo Zaghini