Home___primopianoGiorgio Gemisto Pletone, che gran politico quel filosofo

"Siamo Elleni. Scritti politici" del pensatore greco a cura di Moreno Neri


Giorgio Gemisto Pletone, che gran politico quel filosofo


23 Ottobre 2023 / Paolo Zaghini

Giorgio Gemisto Pletone
“Siamo Elleni. Scritti politici”
Saggio introduttivo, traduzione, note e apparati di Moreno Neri
Mimesis

Le ossa del filosofo bizantino Giorgio Gemisto Pletone (Costantinopoli, 1355 ca. – Mistrà 1452) riposano a Rimini, nel sarcofago del Tempio Malatestiano sotto la terza arcata della fiancata destra, da oltre 550 anni. Ve le portò Sigismondo Pandolfo Malatesta (1417-1468), signore di Rimini, di ritorno dallo sfortunato comando generale delle truppe veneziane nella crociata contro i turchi in Morea voluta da Pio II. Le aveva riesumate dalla sua tomba a Mistrà (vicino all’antica Sparta nel Peloponneso) in una notte dell’agosto 1465 per portarle a Rimini, dando loro un posto d’onore nel suo Tempio, in un’arca preceduta da quelle dei poeti Basinio da Parma (1425-1457) e Giusto de’ Conti (1390-1449), seguita da quella di Roberto Valturio (1405-1475).

Filosofo neoplatonico, teologo neopagano, utopista, influì sulla riscoperta di Platone nella cultura umanistica del primo Rinascimento italiano. Scrive il curatore riminese del volume, Moreno Neri, nella sua ampia Introduzione (quasi 250 pagine): “Benchè oggi pressoché dimenticato, Pletone fu certamente il pensatore allo stesso tempo più venerato e più esecrato dell’epoca. Da buon platonico, il suo pensiero fu sempre volto all’azione e in lui il filosofo mal si distingue dal riformatore politico, sociale e religioso. Le sue teorie politiche sono dunque un aspetto imprescindibile del pensiero di Pletone, che realizza il primo tentativo moderno di sviluppare una politica basata su principi filosofici”.

Pletone durante la sua vita scrisse due importanti testi sulla politica noti come Memoriali sul Peloponneso risalenti al 1416-1418 e che sollecitano radicali riforme in campo politico, economico e religioso. Il primo, la Raccomandazione a Teodoro, despota di Morea, e il secondo, il Memoriale a Manuele, imperatore bizantino, sono qui riuniti e tradotti per la prima volta, in una doviziosa edizione critica, insieme alla lettera di Gemisto, qui intitolata All’imperatore e di solito citata come Sull’istmo, anch’essa diretta a Manuele II e che lo informa della situazione nel Peloponneso. La lettera fu scritta nel 1416. Molto più tardo (1451) è il quarto discorso che conclude questa raccolta di scritti politici, qui chiamato Indirizzo a Demetrio, a quel tempo despota di Morea.

Moreno Neri è da oltre vent’anni che studia e cura le edizioni critiche delle opere di Pletone: del 2001 è il volume “Giorgio Gemisto Pletone. De differentiis” edito da Raffaelli; del 2003 il volume “Giacomo Leopardi / Discorso in proposito di una orazione greca – Orazione di G. Gemisto Pletone in morte della imperatrice Elena Paleologina / in Appendice: Giorgio Gemisto Pletone / Epinomide” edito da Raffaelli; nel 2010 “Giorgio Gemisto Pletone / Trattato delle virtù” edito da Bompiani.

Il saggio introduttivo di Neri inquadra il pensiero e l’azione di Pletone in un tempo straordinario: “Quello che è certo è che il mondo bizantino, nei decenni finali del Medioevo e agli albori del Rinascimento, rappresentava uno dei più variegati e ricchi contesti culturali dell’Europa, se non il maggiore. Restava il portatore della tradizione antica, quella greca classica e quella ancor più antica come quella persiana, ma era anche il luogo dell’osmosi tra Occidente latino e Oriente musulmano, senza dimenticare – come ben si vede nel caso di Pletone – l’apporto dell’ebraismo a questo multiculturale melting pot. E’ un incrocio di civiltà”.

Negli anni decisivi della sua formazione Pletone “cominciò a forgiare l’idea che il cristianesimo avesse immerso l’Impero bizantino nella decadenza e che una ri-ellenizzazione – o, il che è la stessa cosa, una ri-paganizzazione, poiché in quel momento il termine ‘elleno’ era sinonimo di ‘pagano’ e i bizantini chiamavano se stessi ‘Romei’ perché erano in realtà gli eredi dell’Impero Romano – avrebbe restituito ai Greci tutto lo splendore antico di un tempo”.

Nel 1453 gli ottomani, dopo due anni di assedio, avevano conquistato Costantinopoli, per farne la capitale del nuovo Impero ottomano.

L’arca di Giorgio Gemisto Pletone nel Tempio Malatestiano

Di fronte alla crisi dell’Impero bizantino Pletone, pensando alla Grecia, confidava in una riorganizzazione del paese. “La rinascita nazionale fu il tema favorito di Pletone lungo tutta la sua vita”. “Per mezzo secolo fu a Mistrà il cervello del movimento nazionale greco”. Ha scritto nella recensione al libro Silvia Ronchey su Robinson de La Repubblica del 17 settembre 2023: “L’accademia di Mistrà era un laboratorio di analisi politica in cui operavano i migliori cervelli di Bisanzio e i documenti operativi inviati ai governanti proponevano riforme concrete e in alcuni casi autenticamente illuminanti”.

Nel primo testo, nell’elenco delle raccomandazioni politiche che fa a Teodoro, despota di Morea, Pletone indica 9 punti per una Costituzione giusta che avrebbe garantito la ripresa del Peloponneso, propedeutica ad un rafforzamento dell’Impero bizantino: la monarchia come il regime più opportuno; il monarca deve essere assistito da un consiglio; l’adozione di leggi a favore dei cittadini; la distinzione della popolazione attiva in tre generi sulla base del criterio delle mansioni: 1) la classe governante, 2) la classe lavorativa, fra cui i militari, 3) la classe dei fornitori di servizi; l’istituzione di un esercito nazionale, organizzato e ben addestrato; l’applicazione di un regime fiscale specifico; il divieto di importazione di beni di lusso e l’importazione di materie prime necessarie; l’introduzione di una moneta unica; la riforma del sistema giudiziario penale.

Per Pletone, che è un neoplatonico, “l’economia deve essere diretta e governata dalla politica”. Si potrebbe dunque pensare che Pletone volesse uno Stato altro da quello in cui si trovava a vivere.

Le suggestioni e gli spunti che Neri nel suo saggio ci fornisce sono numerosi per inquadrare e comprendere i testi politici di Pletone. “In strano contrasto col declino politico ed economico, la vita intellettuale bizantina non brillò mai così splendidamente come in questi due tristi secoli (…). Fu un’epoca di filosofi avidi di sapere ed eruditi, che, nei suoi ultimi anni, culminò appunto nel più originale di tutti i pensatori bizantini, Giorgio Gemisto Pletone”.

Paolo Zaghini

(nell’immagine in apertura: presunto ritratto di Giorgio Gemisto Pletone – Benozzo Gozzoli, Cappella dei Magi in palazzo Medici Riccardi a Firenze, 1459)