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Italo Bocchino ha sposato la chirurga estetica Giuseppina Ricci, che ogni due-tre settimane gli pratica iniezioni Prp


Giovinezza, giovinezza, punturina di bellezza


11 Giugno 2023 / Lia Celi

La sua partner glielo fa ogni due-tre settimane, e lui ne è molto soddisfatto. Non pensate male. Anzi, siccome il signore di cui parliamo si chiama Italo Bocchino, direttore del Secolo d’Italia saltiamo a pié pari i cattivi pensieri e sveliamo l’arcano: la prestazione che la signora esegue regolarmente sulla sua dolce metà consiste in punture tonificanti e anti-age per viso e cuoio capelluto.

Niente di più normale, essendo il prezzemolino televisivo di Fratelli d’Italia ed ex tombeur de femmes fresco, anzi freschissimo sposo (le nozze sono state celebrate ieri) di Giuseppina Ricci, chirurga estetica che già da fidanzata ha preso in carico la manutenzione dell’aspetto del compagno.

Lo ha serenamente rivelato lo stesso Bocchino in un’intervista al Corsera, ribaltando in un colpo solo due stereotipi: primo, sposare un chirurgo estetico finora era il segreto della giovinezza di signore celebri, da Daniela Santanché (il cognome è appunto quello del mago del bisturi che le aveva rifatto il naso, prima di diventare suo marito) a Veronica Maya passando per Nancy Brilli.

Ma più donne fanno carriera nel ramo (e in genere sono le migliori testimonial delle loro abilità), più è facile che un uomo di potere alle soglie della mezza età e consapevole delle dure leggi della politica-spettacolo voglia accaparrarsi una specialista del ringiovanimento, risolvendo in un colpo solo i problemi di cuore e quelli di degrado cutaneo.

Secondo luogo comune infranto da Bocchino, il vecchio «omeni e porsei xè sempre bei», ossia la negligenza maschile nella cura di sé. Anzi, il nostro eroe ha specificato il tipo di intervento che gli pratica la sua Giuseppina (Prp, cioè punture di plasma ricavate dal suo stesso sangue, iniettate su testa, viso e collo), anche se ha lasciato credere che è stata lei a insistere, per «marketing familiare»: un marito stempiato e spiegazzato che mostra tutti i suoi 57 anni non sarebbe una bella pubblicità per una professionista dell’eterna giovinezza.

Insomma, dietro la pelle levigata e i capelli neri di Italo Bocchino non c’è un ritratto del duce in soffitta che invecchia al suo posto, ma un ricorso regolare agli espedienti di tante dive stagionate. Chi l’avrebbe detto che proprio la destra meloniana, così attaccata ai valori tradizionali, avrebbe sdoganato il ritocchino al maschile? E che la stessa opinione pubblica che ha deriso e rampognato la leader dem Elly Schlein perché ha riferito a una rivista di moda di affidare a un’armocromista la scelta del suo guardaroba, non avrebbe fatto una piega quando un importante esponente della virilissima destra nostrana racconta a un prestigioso quotidiano che una-due volte al mese si fa biorivitalizzare faccia e capelli?

Forse perché in quell’intervista c’erano cadute di stile più imbarazzanti, tipo chiamare le passate relazioni «banale consumo» (che finezza, chissà come saranno state lusingate le ex-partner di Bocchino) o raccontare di avere stalkerato la dottoressa Ricci, allora semplice conoscente, tanto da spacciarsi per suo marito con il concierge di un hotel bolognese e infilarsi nella sua camera, per sorprenderla al suo ritorno da un congresso medico.

Invece no, nemmeno su questo nessuno ha avuto nulla da eccepire, anche se sarebbe utile conoscere il nome di un albergo dove si dà al primo venuto l’accesso alla camera di una donna sola, in modo da evitarlo accuratamente o denunciarlo alle associazioni d categoria.

Vabbè, chi se ne importa, vuoi mettere con il peccato mortale dello spolverino glauco? È molto più patriottico e decoroso farsi shakerare il sangue dalla moglie e farselo iniettare nelle rughe per far concorrenza a Lilli Gruber a Otto e mezzo. Giovinezza, giovinezza, punturina di bellezza.

Lia Celi