HomeCulturaL’ingegnere che sognò il Medio evo e fece San Marino


L’ingegnere che sognò il Medio evo e fece San Marino


30 Dicembre 2019 / Paolo Zaghini

“Gino Zani. L’ingegnere, l’architetto, lo storico” A cura di Luca Morganti – Università degli Studi della Repubblica di San Marino, Centro Sammarinese di Studi Storici.

Questo 42.o volume dei Quaderni del Centro Sammarinese di Studi Storici contiene gli atti del convegno svoltosi il 6 dicembre 2014 al Teatro Titano della Repubblica di San Marino organizzato in occasione del cinquantesimo della scomparsa dell’ingegnere sammarinese Gino Zani (1882-1964).

Nella Presentazione Ercole Sori, storico dell’economia nonché direttore del Centro Sammarinese di Studi Storici, afferma: “Del medioevo siamo figli e genitori. Ne siamo figli perché moltissimi sono i lasciti di quel millennio, ma ne siamo anche genitori, perché il medioevo ce lo siamo, in buona parte, inventato dopo che è terminato”.

Gino Zani di questo medioevo inventato ne è stato utilizzatore per costruire tra il 1925 e il 1940 la San Marino che oggi conosciamo: “Zani reinventa liberamente attraverso un improbabile stile medievale, un proprio mondo d’immagini” (dall’intervento di Gino Rossini); “San Marino ha subito una ‘rifabbricazione’ come capitale storica vivente ed è stata oggetto di un’attenta ricostruzione per valorizzare l’identità dell’intera Repubblica” (dall’intervento di Edith Tamagnini). Nel suo intervento Laura Rossi definisce Zani, riprendendo il giudizio di Guido Zucconi, un “funzionario di alto profilo tecnico”, perché mantiene dal 1908 alla morte un ruolo fondamentale nella storia della Repubblica sammarinese superando cambi di regime ed eventi storici epocali (le due guerre mondiali). “L’ingegnere, che pure ha una sua visione dello Stato e per lo Stato, non è uomo di partito, né di apparato (…) esprime tutta la sua personalità in ambito professionale”. La Rossi, in questo suo intervento, anticipò i temi poi trattati nell’ampia biografia che editerà l’anno successivo al convegno “Gino Zani, ingegnere 1882-1964” (Nomos Edizioni, 2015).

San Marino è dal 7 luglio 2008 Patrimonio dell’Umanità, “una città storica vivente”. E l’architetto Giancarlo De Carlo ebbe ad affermare che “la città è il museo più straordinario che esista”. Nella Dichiarazione di Valore Universale si riprende questo tema: “I lavori di restauro realizzati a cura di Gino Zani possono essere considerati come parte integrante della storia del Bene e valutati in quanto applicazione dei principi teorici provenienti dal Movimento Romantico di restauro. Nel presente caso, l’idea di medioevalizzazione del Centro Storico può essere considerata come un’espressione dell’identità nazionale ricercata attraverso un’immagine idealizzata del Centro Storico”.

Guido Zucconi parla di Zani come l’”artifex maximus della San Marino nel suo nuovo/antico volto novecentesco”. “Nel corso degli anni Venti e Trenta questo processo non ha riguardato soltanto le sedi più significative (il museo, il teatro, la banca locale, gli edifici amministrativi e quelli per il culto), la cinta muraria e le tre rocche ma, ben oltre gli elementi di spicco, il programma ha coinvolto l’intero tessuto edilizio della città storica”. In ciò “giocavano un ruolo decisivo le motivazioni storico-politiche legate al recupero di un’identità sammarinese che affondava le radici nell’Italia dei Comuni”.

Negli anni in cui operò Zani il “potere” politico fu nelle mani del Segretario per gli Affari Esteri Giuliano Gozi (1894-1955), che occupò questo incarico dal 30 aprile 1918 al 28 luglio 1943. E fu anche Segretario del partito fascista sammarinese. Ma Gozi fu in realtà l’altro grande artefice della trasformazione sammarinese, con il quale Zani ebbe rapporti di amicizia e di stretta collaborazione. Zani, scrive la Rossi: “riteneva che i Gozi, pur essendo autoritari secondo la moda del fascio italiano, non fossero disonesti, che gestissero l’amministrazione del pubblico denaro in maniera rigorosa e non si stessero arricchendo ai danni dello Stato. Tutto sommato il fascismo sammarinese, guidato da uomini con cui condivideva l’attaccamento alla Repubblica, gli sembrava accettabile”.

“Il crollo del regime, di cui era stato uno dei rappresentanti, non comportò la rimozione di Zani dall’impiego né la diminuzione del prestigio relativo al ruolo ricoperto. Impegno e responsabilità professionali dell’ingegnere si mantennero inalterati”, ma “non gli furono risparmiate critiche e contestazioni: la sua adesione al fascismo e la collaborazione con il passato regime non furono certamente digerite dagli ex compagni socialisti, che ora andavano assumendo i principali incarichi politici e amministrativi”.

Nel 1953, a 71 anni Zani fu nominato direttore degli Istituti Culturali sammarinesi (Biblioteca, Museo, Archivio storico). “La direzione degli Istituti culturali giunse alla fine di una carriera in cui l’interesse per la storia, continuo e costante, aveva rappresentato il filo conduttore del suo pensiero professionale ed esistenziale”. Con lui gli istituti culturali assunsero “un rilievo e un’importanza prima sconosciuti”.

La parte finale del libro contiene una selezione dei progetti di Zani con schede esplicative, fra cui quella sulle mura: “Zani indica nel sistema di fortificazioni l’elemento-cardine dell’identità di San Marino, l’equivalente in pietra della sua mitica coesione civile e politica” (Zucconi).

Paolo Zaghini