Home___primopianoMa Silvio avrebbe detto “Uè, ma cos’è questa lagna?”

Come assomigliava poco a Berlusconi il suo funerale


Ma Silvio avrebbe detto “Uè, ma cos’è questa lagna?”


18 Giugno 2023 / Lia Celi

Come assomigliava poco a Silvio Berlusconi il suo funerale. Così mesto, tetro, scuro, taciturno… funebre, insomma. La nota più lieta è stata l’omelia di monsignor Delpini, per dire. Si vedeva proprio che non l’aveva predisposto e organizzato in anticipo lui, ma che era stato allestito in fretta da congiunti e conoscenti meno brillanti, geniali e spudorati, e forse anche colti alla sprovvista da un evento inevitabile per ogni essere umano, specie se anziano e malato, ma che nel caso di Berlusconi sembrava potesse essere rimandato all’infinito da un pool di medici in grado di cavillare con il Tristo Mietitore così come i suoi avvocati erano riusciti a farlo con due generazioni di giudici.

Sono state esequie di Stato adatte a un uomo politico, a un grande industriale, che hanno oscurato completamente ciò che rendeva veramente unico Sua Emittenza nell’establishment italiano: il temperamento da showman e il gusto per la battuta e per la barzelletta, anche se inopportuna o discutibile, nella ferma convinzione, tipica del venditore, che chi sorride vince sempre.

Sorrideva, o almeno si sforzava, perfino nell’ultima, terribile foto, scattata meno di due giorni prima della morte: il risultato era straziante anche per chi lo aveva sempre detestato, eppure aveva una sua bizzarra dignità. Berlusconi voleva essere fedele a se stesso anche quando era chiaro che non ce la faceva più. Per questo quel funerale mi è sembrato stonato.

Mi ha colpito che fra tutti gli astanti, figli, ex mogli, mogli morganatiche, politici, giornalisti, esponenti del mondo dello spettacolo e della televisione, gente abituata a parlare in pubblico, con carriere favorite quando non addirittura create dal Cavaliere (compresa quella dell’attuale premier), non ci sia stato nessuno che abbia voluto o potuto ricordarlo con un discorso, un aneddoto, un addio commosso e riconoscente, o magari una delle barzellette grassocce di cui aveva un infinito repertorio. Tutti muti e a testa bassa, come al funerale di un anziano parente cui si è voluto bene ma con cui non si aveva più tutti quei rapporti.

E la musica? Buona per il requiem del papa emerito, non per l’ultimo saluto a uno spregiudicato playboy che all’occorrenza sapeva improvvisarsi crooner da piano-bar. Una My Way con la calda voce di Sinatra o L’istrione di Aznavour sarebbero state sicuramente più appropriate per accompagnare la bara, fra due ali di veline scollatissime, in stile Lido di Parigi. Invece no, gli hanno fatto un funerale da cumenda milanese musone, o da serioso e impaludato premier che non si sarebbe mai sognato di inseguire il presidente degli Stati Uniti gridandogli «Mister Obamaaa!» e di spogliare Michelle con gli occhi, manco fosse una maggiorata di Drive In.

Non c’era lo smalto aziendalista e plasticoso di Forza Italia, ma tutta la cupezza tradizionalista e conservatrice di Fratelli d’Italia. Se Berlusconi non fosse stato veramente e completamente defunto, sicuramente si sarebbero sentiti dei colpi dall’interno della cassa di mogano e un’inconfondibile voce che protestava: «Uè, ma cos’è questa lagna? Dopo quarant’anni passati a divertire l’Italia anche mentre glielo mettevo in quel posto? Cribbio, ma non vi ho insegnato proprio niente?»

Ma Silvio ha potuto vedere la scena solo dall’aldilà, con i suoi amici ritrovati, Corrado e Mike Bongiorno, mentre la buonanima di Sandra Mondaini commentava, mai così a proposito, «che noia che barba che noia che barba». Difficile immaginarlo in Paradiso, se non altro perché è troppo pieno di sante, categoria che non ha mai fatto per lui. Più probabile che si stia facendo costruire una villa in Purgatorio.

Lia Celi