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Odo Fantini, il sindaco-fornaio di Bellaria che voleva ascoltare la gente


16 Maggio 2020 / Paolo Zaghini

Nei primi anni ’90 Bruno Ghigi intervistò una trentina di uomini e donne bellariesi sulla loro vita fra inizio secolo e seconda guerra mondiale per il terzo volume della “Storia di Bellaria-Bordonchio-Igea Marina. Ricerche e studi sugli abitanti e sul territorio (1500-1970)” (Ghigi, 1994). Fra questi intervistati c’era Odo Fantini.

“Che attività svolgeva suo padre quando lei è nato? Mio padre continuò a svolgere il lavoro del nonno e del bisnonno: il carrettiere”.

“Cosa trasportava sul suo carro? Si dedicava prevalentemente al trasporto di sabbia e ghiaia che andava a prelevare nel letto dei fiumi Uso e Marecchia. Era un lavoro pesantissimo perché la ghiaia e la sabbia dovevano essere caricate con il badile”.

22 aprile 1946. Bellaria Cagnona. Matrimonio di Carla Zannuccoli con Odo Fantini. Da destra Ernesto Mantani, Odo Fantini, Carla Zannuccoli, Castelluzzi

“Quando smise suo babbo di fare il carrettiere? Nel 1922, l’anno in cui nacqui io, perché aprì un forno nella zona a mare della Cagnona”. “Quando ha iniziato a lavorare nel forno? A otto/nove anni, quando le scuole erano chiuse: con due sporte di paglia appese al manubrio di una bicicletta, senza freni né parafanghi, portavo il pane a domicilio. Una volta cresciuto, il pane lo portavo a destinazione con una gerla che ne conteneva fino a 70 chili e che portavo sulla schiena”.
Odo per tutta la vita, fece il fornaio sino al 1968 quando chiuse l’attività. Terminò gli studi con la quinta elementare.

Odo Fantini era nato il 28 maggio 1922, secondo figlio di Concetta Capanni (1893-1952) e Matteo Fantini (1890-1962).
Il primogenito era Modesto (nato il 14 dicembre 1914), morto in Jugoslavia (a Makarska in Croazia) il 24 luglio 1944, a 29 anni. Era in Montenegro come guardia di frontiera. Dopo l’8 settembre seguì il destino dell’intera Divisione “Venezia” che entrò a far parte della Divisione partigiana “Garibaldi”. Fu ferito gravemente da una sventagliata di mitra durante la battaglia di Kremma (in Bosnia) tra il 18 e il 20 novembre 1943 contro le truppe tedesche. Ricoverato all’ospedale di Cjainice (Bosnia), fu catturato dai tedeschi il 5 dicembre 1943. Portato prima all’ospedale di Sarajevo, e poi a quello Makarska come prigioniero di guerra, dove morì sotto le bombe nel corso di un raid aereo inglese. I tedeschi avevano chiuso tutti i prigionieri all’interno della struttura per impedire ogni possibilità di fuga.

Il suo nome compare nella lapide di Piazza Tre Martiri a Rimini ai caduti partigiani (la sua storia è fra quelle raccontate da Daniele Susini nel volume “Sotto l’ombra di un bel fior … Il monumento ai Caduti per la Libertà in Piazza Tre Martiri 1946-2016” edito dal Comune di Rimini nel 2016).
Modesto lasciò la giovane moglie Ines Nanni con la figlia Maria Luisa, di neanche due anni.

Anni ’50. Bellaria, Cagnona. Il forno della famiglia Fantini in Via Italia. I fornai. Il primo a sinistra è Odo Fantini

Anche Odo fu chiamato a svolgere il servizio militare ad inizio 1942. Prese servizio a Malcontenta, lungo la riviera del Brenta vicino a Porto Marghera, alla polveriera della Regia Marina, in qualità di marò S.V. (servizi vari). All’inizio del 1943 fu trasferito a Roma per fare l’attendente del comandante Mario Duni, che fu poi Procuratore generale della Corte di cassazione dal 23 luglio 1968 al 26 aprile 1969.

L’8 settembre 1943 Odo era in caserma, e sempre a Ghigi dichiarò: “Ci fu un’enorme confusione, al mattino già diversi ufficiali e soldati avevano abbandonato il posto”. Anche lui abbandonò la caserma e si rifugiò a casa del comm. Giovanni Novelli, suocero di Duni, che era il direttore delle carceri italiane. “Verso il 20 settembre, una notte, mentre stavo dormendo, sentii il rumore di carri armati e camion; mi alzai immediatamente e affacciandomi alla finestra vidi che i soldati tedeschi stavano occupando la città (…). Decisi si abbandonare Roma e di tornarmene a Bellaria. Ricordo che a piedi, con lo zaino sulle spalle, camminai dalla zona Prati fino alla stazione Ostiense, perché alla Termini c’erano i soldati tedeschi che catturavano quelli italiani. Durante il viaggio di ritorno, a Orte, il treno su cui viaggiavo subì un pesante bombardamento. Ma poi, con l’aiuto dei ferrovieri che mi dissero come evitare i tedeschi, riuscì ad arrivare a Bellaria”. Era la fine di settembre del 1943.

28 marzo 1957. Viserba, Casa del popolo. Il Segretario Nazionale del PCI Palmiro Togliatti inaugura la nuova sede. Al tavolo seduti da sinistra, il Segretario della Federazione Comunista Riminese Augusto Randi, Palmiro Togliatti, il Segretario della Sezione di Viserba Virgilio Della Chiesa. Dietro Togliatti, in piedi, con gli occhiali scuri, Odo Fantini

Odo tornò a lavorare con il padre Matteo al forno. Prima della fine dell’anno si iscrisse al PCI clandestino ed entrò a far parte dei gruppi di resistenza bellariesi della 29. GAP, comandati dall’avv. Illaro Pagliarani, il fratello del futuro Sindaco di Rimini Nicola Pagliarani. Il gruppo bellariese contava una quarantina di partigiani. Odo venne posto a capo della 6. Squadra, nella zona della Cagnona, al comando di una decina di giovani partigiani. Sino alla fine di settembre del 1944, quando i neozelandesi liberarono Bellaria, i partigiani diedero vita a numerose azioni di sabotaggio, volantinaggio, raccolta armi. Il giorno prima dell’arrivo degli Alleati, catturarono trenta tedeschi rastrellati in case e cantine. Il 26 settembre 1944 partigiani e soldati alleati si scontrarono con le ultime retroguardie tedesche e nel conflitto cadde il partigiano Pino Erardo Marcianò (1909-1944), onorato nel dopoguerra con una Medaglia d’argento al valor militare. Odo fu il primo ad accorrere e Marcianò spirò tra le sue braccia.

Novembre 1964. Campagna elettorale per il rinnovo del Consiglio Comunale il 22 novembre 1964. Sul palco da sinistra, l’on. Arrigo Boldrini (il comandante “Bulow”), il Sindaco Odo Fantini

Nell’estate 1944 Odo aveva lavorato per la TODT, l’organizzazione tedesca che stava facendo i lavori di fortificazione lungo la costa: “Per il lavoro che facevo i tedeschi mi avevano rilasciato un permesso col quale potevo circolare anche di notte durante il coprifuoco”.
La casa e il forno della famiglia Fantini alla Cagnona era diventato il ritrovo degli antifascisti della zona e il deposito clandestino delle armi dei partigiani bellariesi.
Odo nel 1944 aveva 22 anni, ma già aveva un forte carisma con cui sapeva attrarre e guidare uomini. Finita la guerra era ormai divenuto un dirigente comunista riconosciuto, impegnato da subito a ricostruire case e servizi in questa ultima frazione riminese a nord.

28 febbraio 1966. Bellaria, Comune. Celebrazione del 10. anno di vita del Comune. Da destra …, l’on. Nicola Pagliarani, il Vescovo Emilio Biancheri, il Sindaco Odo Fantini

Il PCI bellariese, forte del lavoro unitario svolto durante la guerra con le altre forze politiche, contribuì a dar vita da subito ad un comitato unitario per la nascita di un nuovo comune autonomo da Rimini, che aggregasse le frazioni di Bellaria, Igea Marina, Bordonchio e che operò attivamente sino al raggiungimento del risultato il 17 gennaio 1956 quando il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi firmò il decreto per la nascita del Comune di Bellaria-Igea Marina.

Odo il 22 aprile 1946 sposò Carla Zannuccoli (nata il 28 luglio 1924), staffetta partigiana nella lotta di resistenza al nazifascismo, conosciuta da sempre (stavano di casa a poche decine di metri). Dal loro matrimonio nacquero due figli: nel 1946 la figlia Modesta (detta Sandra) e nel 1952 il figlio Modesto. Entrambi, nel nome, segnati dal ricordo dello zio caduto in Jugoslavia nel 1944.
Il fratello di Carla, Giancarlo Zannuccoli (1927-2019), divenne un noto esponente politico comunista riminese e un dirigente sindacale della CGIL.

Primi anni ’70. Da sinistra, il Presidente dell’Azienda di Soggiorno e leader della DC bellariese Italo Lazzarini, il Sindaco Odo Fantini

Odo, assieme a Nino Vasini e a Ernesto Mantani (consigliere comunale a Rimini eletto alle prime elezioni amministrative del 6 ottobre 1946), operarono dentro il Comitato, fermamente convinti della necessità di raggiungere la mèta prefissata: l’autonomia comunale di Bellaria da Rimini.

In un’intervista a “Il Nuovo. Giornale di Bellaria-Igea Marina” uscita il 3 febbraio 2005, Odo disse: “La prima battaglia politica fu quella per l’autonomia del nostro Comune da Rimini. Il PCI di Bellaria ci ha creduto fino in fondo, scontrandosi col partito di Rimini. La divergenza era solo politica: con l’autonomia Rimini avrebbe perso i voti di Bellaria che in quel periodo erano determinanti per ottenere la maggioranza al Comune di Rimini. I compagni di Rimini ci dicevano: ‘E’ meglio avere un Comune come Rimini nelle nostre mani che non Bellaria, che non conta niente’. Avemmo tutti contro, a partire da Walter Ceccaroni. Per questo decidemmo di fare intervenire i grossi calibri del partito: con una rappresentanza dei comunisti di Bellaria e di Rimini andammo a Forlì per una riunione alla quale partecipò anche Nenni (per il PSI), oltre al segretario regionale del mio partito, Roasio. Io dissi: ‘State a sentire, quando sono entrato nel PCI voi mi avete insegnato che i comunisti devono essere sempre alla testa delle rivendicazioni del popolo. A Bellaria il popolo vuole l’autonomia’. Nenni e Roasio mi diedero ragione, ma non ci dissero né si né no”.

Questa battaglia dei comunisti bellariesi per l’autonomia avveniva negli anni della nascita della Federazione Comunista Riminese (il congresso costitutivo si svolse il 29-30 aprile 1949). Il suo primo segretario fu Ilario Tabarri, il comandante cesenate partigiano “Pietro” dell’8.a Brigata Garibaldi. Negli organismi dirigenti federali non entrò alcun bellariese. Il PCI riminese contava nel 1949 5.739 iscritti, di cui oltre 500 nelle sezioni di Bellaria. Nel 1956 gli iscritti al PCI nel nuovo Comune saranno 750, per stabilizzarsi negli anni ’60 attorno agli 800, per diventare 900 negli anni ’70 e 850 negli anni ’80. Tabarri lasciò la guida della Federazione nel giugno 1952 al bolognese Mario Soldati, che la tenne sino al marzo 1955. Dal luglio 1955 sino al 1964 fu segretario Augusto Randi. Tutti e tre i segretari ebbero sul loro tavolo di lavoro la questione dell’autonomia di Bellaria.

1 maggio 1972 (forse). In centro a Bellaria. Da sinistra, Onide Donati, …, Isidoro Alessi, il Sindaco Odo Fantini

I problemi economici, delle campagne da un lato e delle zone a mare dall’altro, saranno il leit motiv della mobilitazione politica dei comunisti riminesi negli anni ’50. Le trasformazioni socio-economiche del riminese degli anni ’50 modificarono anche l’organizzazione del partito: la tradizionale forza dei comunisti nelle campagne e la loro capillare presenza era sottoposta a profondi sconvolgimenti dalla migrazione di massa verso la costa, verso le attività turistiche.
Sarà la segreteria di Mario Soldati ad elaborare un progetto per il turismo riminese, per farne il nodo centrale della politica economica riminese.

Alle elezioni amministrative del 27 maggio 1951 la coalizione PCI-PSI mantenne la guida di Rimini, unica grande città della Romagna a non perdere il governo di sinistra, nonostante una perdita di voti rispetto al 1946. Il PCI rimase, anche se per una frazione minima di voti, il primo partito della città. Venne rieletto Sindaco, dopo la sospensione fattagli nel 1949 dal Prefetto, Walter Ceccaroni.

La DC reagì pesantemente alla sconfitta riminese e per recuperare anche Rimini attuò per tutti gli anni ’50 lo sforzo massimo di destabilizzazione della giunta di sinistra, usando tutti gli strumenti possibili: il lungo scontro per garantire un governo stabile alla città durò sino alle elezioni del 1957 quando la DC vide definitivamente sconfitto il suo progetto di conquista del Comune di Rimini.

29 novembre 1975. Bellaria. Il volantino del PCI per l’assoluzione di Odo Fantini

E’ in questi anni difficili per Rimini che crebbe il progetto di autonomia bellariese. Alle elezioni del 1951 venne eletto in Consiglio Comunale a Rimini Nino Vasini che Ceccaroni volle anche in Giunta assegnandogli la delega al bilancio e alla polizia municipale. Qui Nino operò sino allo scioglimento della Giunta e del Consiglio e alla sospensione del Sindaco Ceccaroni nel gennaio 1955.

E’ in questi mesi che matura la decisione di rendere autonoma Bellaria. Il Commissario straordinario di Rimini Renato Schiavo, nominato dopo la sospensione di Ceccaroni, in accordo con la DC e il Governo, accelerò al massimo la separazione di Bellaria per togliere un serbatoio di voti al PCI riminese per le elezioni del 27 maggio 1956.
La Federazione Riminese non ostacolò il processo di separazione, ma non la promosse neanche.

In un articolo apparso su Il Resto del Carlino nel 2006, per i 50 anni della nascita del Comune, Veniero Accreman ricordò: “Io dovevo dissuaderli, ma avevano ragione loro”. Ma, aggiunse, va anche detto che “il Comune di Rimini non si oppose nemmeno legalmente a questo distacco, e fu giusto così”.
Le elezioni del 1956 a Rimini diedero un risultato di parità fra i due schieramenti: 20 consiglieri a 20. Si tornò a votare il 31 marzo 1957 e questa volta lo schieramento di sinistra vinse per un seggio.

9 febbraio 1980. Rimini, sede della Federazione Comunista. Visita del Segretario Generale Enrico Berlinguer. Da destra, Francesco Alici, Enrico Berlinguer, Nando Piccari, Giancarlo Zannuccoli, Odo Fantini

Ma torniamo a Bellaria.
Alle elezioni del 27 maggio 1956 la lista unitaria di sinistra PCI-PSI ottenne il 49,42% dei voti ed elesse 16 consiglieri sui 20 complessivi. Odo Fantini entrò in Consiglio Comunale. Primo Sindaco l’11 giugno 1956 divenne Nino Vasini, a 31 anni (allora, si disse, il Sindaco più giovane d’Italia).

Ma la prima Giunta bellariese ebbe vita assai travagliata: il Sindaco Vasini fu sospeso per “irregolarità amministrative” il 17 maggio 1957, reintegrato dal 7 al 28 settembre 1957, e poi rimosso sino allo svolgimento del processo dove fu assolto. Sindaco f.f. fu Giulio Giorgetti (PCI). Dal 21 giugno 1958 al 30 giugno 1959 ricoprì la carica di Sindaco Odo Fantini, che poi cedette nuovamente l’incarico a Vasini, mentre Fantini ricoprì l’incarico di Assessore effettivo sino alla fine della legislatura. Il 17 maggio 1957 l’Assessore Egidio Maioli venne sostituito, sino al 21 giugno 1958, da Giancarlo Zannuccoli (PCI), quando a sua volta si dimise per far subentrare l’ex-Sindaco Vasini quale Assessore effettivo alle finanze, sino al 30 giugno 1959 quando ritornò a ricoprire l’incarico di Sindaco. Gli subentrò nell’assessorato il Sindaco uscente Fantini.

Maggio 1983. Da sinistra, il Presidente dell’Azienda di Soggiorno Odo Fantini, il Vice-Sindaco Nando Fabbri, il Presidente dell’Ente Fiera di Rimini Italo Lazzarini

Alle elezioni del 6 novembre 1960 la lista PCI-PSI confermò la sua maggioranza in Consiglio Comunale: 16 eletti su 20. Sindaco il 3 dicembre venne confermato Nino Vasini. Ricoprì l’incarico sino al 26 novembre 1963 quando gli subentrò nuovamente Fantini, fino a quel momento suo assessore in Giunta.

Fantini fu Sindaco di Bellaria dal 1963 al 10 febbraio 1975 (confermato nelle elezioni del 22 novembre 1964 e in quelle del 7 giugno 1970). Ma prima di accettare l’incarico volle mettere in chiaro le cose con la Federazione: “Ho la quinta elementare e faccio il fornaio ma conosco benissimo il mio paese e i suoi bisogni. Non ho competenze specifiche e quindi chiedo di essere aiutato”. Il rapporto con la gente e il suo naturale carisma ne fecero il Sindaco più amato e rispettato da parte della popolazione bellariese.

Lo sostituì nei pochi mesi sino alla fine della legislatura1970-1975 Nino Vasini.
Era successo che il 21 dicembre 1974 un Pretore di Rimini incriminò Fantini per una variante urbanistica fatta nella zona di Igea. In febbraio il Sindaco venne condannato in primo grado, ma poi il 28 novembre 1975 il Tribunale di Rimini lo assolse con formula piena perché il fatto non sussisteva. Il PCI bellariese festeggiò questa assoluzione con una grande manifestazione il 5 dicembre al Palazzo del Turismo, a cui presero parte gli avvocati difensori di Fantini: Veniero Accreman e Vittorino Cagnoni.

Maggio 1983. Il Presidente dell’Azienda di Soggiorno Odo Fantini nel suo ufficio

Alle elezioni del 15 giugno 1975, sulla base di accordi circondariali fra PCI e PSI, il Sindaco passò al PSI: venne eletto Aldo Vasini, che ricoprì l’incarico sino all’8 marzo 1978, quando gli subentrò il socialista Piero Baldassarri (che sarà Sindaco sino al maggio 1985). Vice-Sindaco venne eletto Nino Vasini che occupò l’incarico sino al 30 dicembre 1975, quando gli subentrò ancora una volta Odo Fantini, reduce dall’essere stato assolto dal Tribunale, (sino a giugno 1980).
Dai primi anni ’60 loro grande antagonista, per decenni, fu il leader democristiano Italo Lazzarini, in un incrocio fortissimo di reciproco rispetto e battaglia politica.

Voglio solo ricordare che Nino Vasini fu eletto Sindaco fra il 1956 e il 1975 4 volte, Odo Fantini 2 volte. Nino fu eletto in Consiglio Comunale 6 volte (dal 1956 al 1980), Odo 8 volte (dal 1956 al 1986). Nino fu capogruppo consiliare del PCI fino al 1975. Entrambi furono eletti in Consiglio Provinciale a Forlì: Nino, in surroga per tre volte, fra il 1966 e il 1975, Odo dal 1980 al 21 dicembre 1981. Nino fu Vice-Sindaco per sei mesi nel 1975. Odo fu Vice-Sindaco dalla fine 1975 al 1980 con il sindaco socialista. E fu Presidente dell’Azienda di Soggiorno dal 1980 al 1985 e membro del Consiglio di amministrazione di Aeradria. Vasini fu segretario del Partito quasi ininterrottamente dal 1955 al 1975, quando passò l’incarico a Giorgio Pasquini. Quando non lo fu lui, lo fu Fantini (fra il 1959 e il 1963).Nino fu membro del Comit ato Federale, l’organismo dirigente della Federazione Comunista, dal 1954 al 1977. Odo fu membro del Comitato Federale dal 1956 al 1960, e poi della Commissione Federale di Controllo dal 1960 al 1977.

Due vite parallele, con incarichi politici e amministrativi importanti, che per quasi trent’anni (dal 1956 sino alla metà degli anni ’80) hanno determinato scelte e orientamenti nel partito e nell’amministrazione comunale.

Infine va ricordato il forte spirito antifascista di Odo, che nel corso dei decenni lo vide subire varie minacce, ma contemporaneamente lo vide sempre presente ad ogni iniziativa antifascista bellariese e riminese. Con la nascita della sezione dell’ANPI di Bellaria nel 2014 egli vi aderì convinto e fu presente sempre alle varie iniziative.

Maggio 2003. Bellaria. Odo Fantini con la moglie Carla Zannuccoli

Ha ricordato in un bel articolo per il nostro giornale Onide Donati queste due figure straordinarie di Bellaria: “In comune avevano, innanzi tutto, l’essere due belle persone; poi che sono stati militanti comunisti a tutto tondo con una comune provenienza dalla lotta di liberazione; infine che la Bellaria-Igea marina di oggi è per molti versi opera loro, plasmata nella ventennale ‘staffetta’ da sindaci che li vide alternarsi alla guida dell’Amministrazione comunale tra il 1956 e il 1975. Le similitudini finiscono qui perché, per il resto, erano molto diversi. Posato e ragionatore Vasini, sanguigno e impulsivo Odo, ‘fedele alla linea’ l’uno, insofferente e tormentato ad ogni cambio di stagione politica l’altro (…). E tuttavia, a Bellaria –Igea Marina, per una qualche alchimia Vasini e Fantini hanno convissuto politicamente senza scossoni e integrandosi l’uno con l’altro per una lunga stagione”.
E seppero passare la mano ad una nuova generazione nei primi anni ’80, a giovani cresciuti e formatisi nella FGCI.

12 febbraio 2020. Bellaria Cagnona. Davanti alla casa di Odo Fantini in Via Italia. Dietro la bara di Odo Fantini da sinistra: Nando Fabbri, la moglie Carla Zannuccoli, il figlio Modesto Fantini

In una intervista Odo disse: “Ricordo con piacere il rapporto che avevo instaurato con i cittadini, credevano in me, come persona prima che come politico. Io la gente l’ascoltavo!”. E in un’altra: “Mai comportarsi come membri di una casta: un politico è tale per servire i cittadini, non per difendere propri interessi personali o di fazione”.
Sino all’ultimo (è morto il 9 febbraio 2020, aveva quasi 98 anni) il suo impegno politico è stato coerente: il 26 gennaio si era recato alle urne per votare PD ed il candidato presidente Bonaccini. E’ stato considerato, con buone ragioni, un maestro di rigore morale e di saggezza, nobile interprete della migliore politica.

Paolo Zaghini

22 febbraio 2020. Bellaria, Palazzo del Turismo. Racconti e testimonianze in ricordo di Odo Fantini e Nino Vasini. Da sinistra: Nando Fabbri, Paolo Zaghini, Alessandro Agnoletti, il Presidente dell’ANPI di Bellaria Mara Garattoni, il Segretario bellariese del PD Franco Ghetti, il Sindaco Filippo Giorgetti