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Un rarissimo documento del maggio 1944 parla dei protagonisti della Resistenza ben prima della liberazione svelando dettagli sconosciuti


PCI riminese clandestino, affiorano le carte inedite dell’avvocato Ricci


22 Maggio 2023 / Paolo Zaghini

Sono ormai tanti anni che raccolgo documenti o fotografie presso protagonisti della vita politica riminese del Novecento o i loro familiari. Sempre alla ricerca di “pepite”, ovvero carte importanti per la ricostruzione della storia generale o delle storie personali. Ma raramente capita. Ad esempio ho raccontato qualche anno fa la “caccia”, a vuoto, all’archivio sparito dei partigiani riminesi (su chiamamicitta.it del 27 gennaio 2017: “Di mistero in mistero, la caccia al tesoro dei partigiani riminesi”).

Poi un giorno di qualche settimana fa mi suona il telefono. Un amico dall’altra parte mi dice: Paolo, sei interessato ad avere per l’Archivio storico del PCI riminese un documento del 1944? Incredulo, rispondo però di sì.
Ricordo che la raccolta delle carte che sono andate a costituire l’Archivio storico del PCI riminese sono conservate presso l’Istituto storico della Resistenza. Ne ho parlato qualche mese fa nell’articolo, sempre su Chiamamicitta.it, il 2 novembre 2022 (“Ecco l’archivio del PCI riminese, tutto il materiale a disposizione”).

Il materiale riguardante il 1944 che abbiamo è veramente poco, e in ogni caso successivo alla Liberazione di Rimini, ovvero dopo la fine di settembre 1944. Qualche piccola pubblicazione e volantino nei faldoni di Rimini; più ricco il materiale documentario locale, frammisto alle carte del CLN, nei faldoni del PCI cattolichino.

Con l’amico andiamo ad incontrare la persona proprietaria del documento e ci consegna una busta con tre fogli in carta velina, dattiloscritti fitti fitti. In terza pagina la firma ed alcuni appunti scritti a mano. In prima pagina, anch’essa scritta a mano, la data del 31 maggio 1944, cioè circa quattro mesi prima della Liberazione di Rimini avvenuta il 21 settembre 1944.

Subito i primi dubbi: ma sarà autentico? Un esame della carta velina e della scrittura a macchina sembrano confermarmelo. Ma nell’incertezza vado dal prof. Angelo Turchini, docente in archivistica presso l’Università di Bologna, nonchè autore del ponderoso volume, contenente gran parte dei documenti scritti e delle testimonianze orali edite inerenti gli anni 1943 e 1944 (“Per la libertà e la democrazia. Antifascismo e Resistenza a Rimini e nel riminese. 1943-1944” pubblicato da Il Ponte Vecchio nel 2015). Qualche perplessità sulla data scritta a mano sul primo foglio, ma complessivamente mi conferma sembra essere un documento autentico.

Pietro Ricci

Facciamo un passo indietro. Il documento, secondo la persona che ce lo ha consegnato, era all’interno dell’archivio privato dell’avv. Pietro Ricci (1888-1958), di cui è uno degli eredi. Semmai la domanda è come ha fatto a finire fra le carte private di Ricci.

L’avv. Ricci, figura assai nota a Rimini (fu tra i fondatori il 19 marzo 1940 del Circolo Filatelico riminese di cui fu presidente dal 1940 al 1954), salì alla ribalta politica nell’estate del 1945 quando perorò, professionalmente, gli interessi dei piccoli proprietari di immobili nella Rimini che si avviava alla ricostruzione dopo le enormi distruzioni operate dai bombardamenti aerei fra il 1943 e il 1944 e fu tra i protagonisti della battaglia contro il progetto urbanistico della Società anonima “La Nuova Rimini” rappresentata dal comm. Elio Alessandroni. A testimonianza di questo suo impegno editò nel 1945 l’opuscolo (23 pagine): “Il Piano Regolatore di Rimini. Relazione ai proprietari di immobili da espropriare” (Gattei e Cosmi, 1945). Alle prime elezioni amministrative il 6 ottobre 1946 si candidò nella Lista n. 2 chiamata degli Indipendenti. Una lista con molti giovani intellettuali ed artisti (fra i 32 candidati c’erano Giulio Cumo, Addo Cupi, Flavio Lombardini, Elio Morri). Ricci ottenne il maggior numero di preferenze (248) e fu l’unico eletto della lista (che ottenne il 4,17% dei voti). Ricci fu un sostenitore critico della Giunta PCI-PSI, prima guidata dal Sindaco Cesare Bianchini (dall’1 novembre 1946 all’8 novembre 1948), poi da Walter Ceccaroni (dall’8 novembre 1948 al 17 novembre 1949, quando il Prefetto lo sospese) e infine dagli altri Sindaci (Gomberto Bordoni, Albertto Lollini, Gualtiero Bracconi) sino alla scadenza del rinnovo amministrativo del 19 giugno 1951.

Alle elezioni del 1951 la Lista degli Indipendenti si ripresentò: Ricci ne era questa volta il capolista. La lista di 34 candidati era composta per gran parte di uomini “contigui” al PCI e al PSI. Unico eletto risultò ancora una volta Ricci con 47 preferenze, mentre la lista ottenne solo l’1,33% dei voti. Un risultato notevolmente inferiore rispetto a quello del 1946.

Nelle “calde” vicende politiche post elettorali, Ricci il 2 dicembre 1952 entrò in Giunta e vi rimase sino a dicembre 1954 quando il Prefetto ancora una volta sospese il Sindaco Ceccaroni e nominò il 5 gennaio 1955 Commissario Straordinario Renato Schiavo che sciolse il 7 gennaio il Consiglio Comunale.

Dunque per dieci anni, dal 1945 al 1955, Ricci fu un protagonista della vita amministrativa cittadina e nel suo archivio privato, frutto delle sue tante relazioni private e pubbliche, il nostro donatore ci ha confermato che ci sono tantissimi altri documenti sulla Rimini del dopoguerra.

Umberto Macchia (Pini)

Torniamo a questo punto sul documento donatoci.
E’ una lettera di “Pini” (ovvero Umberto Macchia), probabilmente indirizzata ai responsabili del Comitato Regionale, sulla situazione del PCI riminese alla data del 31 maggio 1944.

“La situazione pratica quando Mario [Verdelli] venne via [il 3 marzo 1944] era una organizzazione di circa 500 elementi, era penetrata nell’officina dei ferrovieri, gruppi fra i marinari con due gruppi e estese l’organizzazione nelle campagne”.

“Il Federale di allora era composto in un primo tempo da Lino [Bedeschi], Tullio [Attilio Venturi], Luigi [Decio Mercanti] ed era chiamato ogni tanto i rappresentanti di Cattolica, di Riccione e di Mercatino Marecchia [oggi Novafeltria]. Nel complesso il Federale non era cattivo, per un lavoro iniziale nella zona Riminese poteva andare, difatti in poco tempo l’organizzazione passò da poche unità a circa 500 elementi. Il Federale poi aveva al fianco Mario [Verdelli] il quale non lesinava consigli. Ben presto Mario date le sue capacità superiori a tutte acquistò la fiducia dei compagni meno quella del compagno Renzo [Primo Della Cava] col quale si urtò ben presto a causa del suo carattere ‘in certi momenti Mario alza un po’ troppo la voce forse è l’abitudine che aveva preso nel suo negozio quando aveva a che fare con gli operai’. Ad ogni modo il lavoro andava avanti, sviluppi se ne facevano”.

Con l’andata a Ravenna di Verdelli, si pose il problema della sua sostituzione sulla quale si aprì una discussione fra Macchia e Verdelli. “Mario proponeva come responsabile federale un giovane intellettuale [forse Guido Nozzoli], intelligente, ma da pochi mesi nel Partito, mentre la mia proposta fu per Luigi [Decio Mercanti] vecchio elemento di partito, anche, se meno capace teoricamente, ma molto più esperto. Ciò non piacque a Mario, l’intellettuale lo aveva trovato lui e lavorato un po’ personalmente, i compagni decisero per Luigi”.

Primo Della Cava. Copertina del fascicolo del Casellario Politico Centrale (1929)

La nuova Segreteria del PCI riminese clandestino risultò così composta: Decio Mercanti Segretario, Guido Nozzoli responsabile dell’organizzazione, Nicola Meluzzi all’agitazione e alla propaganda, Attilio Venturi responsabile militare. Gli iscritti a fine agosto 1944 risulteranno essere 870.

Il testo di Pini poi prosegue: “oggi con la presenza di Isola [Giovanni Fusconi] spero che l’organizzazione vada un po’ meglio, anche se le molte difficoltà per il lavoro. Si tenga presente che a Rimini, Cattolica, Riccione tutti hanno sfollato”.

Poi si sofferma sul federale fascista Tacchi, sulla vivace discussione interna se ucciderlo o meno. Nel caso si fosse proceduto i fascisti “avrebbero arrestato i più conosciuti e fucilati”. “Chi avrebbe condotto la rivoluzione se i migliori sarebbero stati fucilati?”.

Infine alla situazione generale. “La zona in questo momento presenta diverse difficoltà per il lavoro, però si può ottenere parecchi frutti dal nostro lavoro propagandistico se indirizzato bene il lavoro di agitazione e propaganda verso i contadini. Le condizioni economiche di questi sono molto peggiori di quelle del Forlivese, la coltura stessa è molto più povera mancando di colture specializzate, ma le rivendicazioni generali sono presso a poco quelle dell’altra parte della Romagna. Contro le regalie, divisione delle entrate all’atto delle vendite, premio per gli attrezzi, stima a fine d’anno della stalla e retribuzione dell’utile al contadino, ecc. ecc. Pericolo tedesco per il raccolto, minaccia di fame”.

Gaetano Verdelli. Santino funebre (1969)

La nota di Pini si conclude con alcune osservazioni su l’”intellettuale”, Venturi, Verdelli e Mercanti.

Il documento è importante oltre che per essere quello più vecchio cronologicamente in nostro possesso, per diversi spunti contenuti al suo interno. Intanto la registrazione della debolezza del gruppo dirigente locale in gran parte composto da elementi non riminesi e comunque, nel giudizio di Pini, non sempre all’altezza dei compiti assegnati. La conferma della presenza del Partito nelle campagne riminesi, oltre che nella principale industria locale, l’Officina Locomotive. Importante anche i riferimenti sull’uccidere, o meno, Tacchi: discussione che proseguì anche nei mesi successivi. La conferma che, pur in mezzo a mille difficoltà, l’organizzazione comunista era attiva con indicazioni, giornali, direttive dal nazionale, dal regionale verso le federazioni territoriali.

Decio Mercanti. Copertina del fascicolo del Casellario Politico Centrale

Inoltre Pini, in apertura, ci dice che esiste una “relazione del vecchio Comit. Fed. di R. giuntami ieri a mezzo Renzo [Primo Della Cava]” che non possediamo, purtroppo. Da ciò che scrive Pini sembra essere un promemoria sulla attività della Segreteria di Verdelli tra la fine di agosto 1943 e il 3 marzo 1944.

Sono trascorsi 80 anni dalle vicende raccontate da Pini, ma quanto scritto è importante per la conoscenza dell’attività del più importante partito politico nel momento del suo affermarsi sul territorio riminese nel turbine della guerra mondiale ancora in corso.

Attilio Venturi. Foto dal fascicolo del Casellario Politico Centrale (1931)

Le persone citate nelle tre pagine sono:
• Primo della Cava (1907- 1992) (“Renzo”). Uno dei fondatori del PCI santarcangiolese. Emigrato in Francia. Garibaldino in Spagna. Nel 1941 condannato a 4 anni di confino a Ventotene. Liberato nell’agosto 1943 contribuì a creare le prime formazioni militari partigiane nel riminese. Coordinò l’attività della 29.a GAP e dell’8.a Brigata Garibaldi Romagna. Dopo la Liberazione responsabile dell’organizzazione della Federazione Comunista di Forlì e segretario dell’ANPI forlivese.
• Gaetano Verdelli (1906-1969) (“Mario”). Bolognese. Si iscrisse alla FGCI nel 1921. Incarcerato per attività antifasciste. Dal 1932 assunse compiti di responsabilità nel Partito e fu attivo nell’organizzazione del Soccorso Rosso. Primo Segretario della Federazione Comunista riminese (da fine agosto 1943 al 3 marzo 1944). Dopo Rimini divenne uno dei dirigenti della Federazione Comunista ravennate.
• Decio Mercanti (1902-1992) (“Luigi”). Nacque a Forlì. Iscritto al Partito Comunista dal 1921. Dal 1922 al 1940 impegnato nelle attività dell’emigrazione comunista all’estero, per le quali subì 12 condanne per espulsione, tre anni di prigione scontati in Francia, Belgio, Svizzera e Italia. A Rimini dal 1942. Organizzatore del PCI clandestino nel riminese. Dal 1943 al 1946 Presidente del CLN riminese. Segretario della Federazione Comunista riminese dal 3 marzo 1944 al suo scioglimento nei primi mesi del 1945. Nel dopoguerra, per molti anni, Segretario dell’ANPI riminese.
• Lino Bedeschi. Di Conselice. Operò nell’organizzazione clandestina del PCI a Rimini sino al 3 marzo 1944, quando fu trasferito, assieme a Verdelli, a Ravenna.
• Attilio Venturi (1896-1990) (“Tullio”). Tra i fondatori del PCI riminese nel 1921. Fra i dirigenti comunisti clandestini negli anni del fascismo. Nel 1931 è arrestato è condannato a cinque anni di confino a Ponza, ma rientrerà a Rimini solo nel 1939. Venturi è sicuramente tra i protagonisti e gli artefici della guerra di liberazione nel riminese. Organizzatore instancabile, punto di riferimento continuo per tutti i resistenti riminesi, sempre presente nei momenti decisivi della lotta, militare e politica.
• Giovanni Fusconi (1899-1958) (“Isola”). Di Cervia. Iscritto al PCI dal 1921. L’11 settembre 1943 partecipò alla riunione fondativa della Resistenza romagnola, tenutasi all’Hotel Mare-Pineta di Milano Marittima. Coordinò e diresse l’attività del PCI clandestino fra il 1943 e il 1944 nella zona nord di Rimini, lungo la Vallata del Marecchia. Dal 27 febbraio 1944 al 18 maggio 1944 è ufficiale di collegamento tra la pianura e la montagna per la 8ª Brigata Garibaldi Romagna. Partigiano nella SAP 3° Btg. Rimini (Comandante di Battaglione).
• Umberto Macchia (1904-1989) (“Pini”). Bolognese. Condannato a 12 anni dal Tribunale Speciale, Ispettore del Cumer – Comando unico militare Emilia Romagna – delle forze partigiane e organizzatore del PCI nel forlivese per il Comitato Regionale. Segretario della Federazione comunista di Forlì tra la fine del 1943 e gli inizi del 1944. Partecipò per il Comitato Regionale alla nascita della Federazione Comunista riminese clandestina alla fine di agosto 1943 quando Mario Verdelli, bolognese, fu nominato suo primo Segretario.

Paolo Zaghini