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Quella San Marino sconvolta dalla guerra


26 Aprile 2020 / Paolo Zaghini

Maurizio Casadei – Giorgio Pedrocco: “Una repubblica di sfollati, di profughi e di rifugiati … San Marino 1939-1945” – SUMS.

Il titolo di questa nuova pubblicazione edita a cura del SUMS (Società Unione Mutuo Soccorso Repubblica di San Marino) sintetizza solo in parte quello che fu San Marino negli anni di guerra in Europa.

Certamente la Repubblica fu per decine di migliaia di italiani un’isola in cui trovare rifugio mentre bombardamenti, scontri fra gli eserciti Alleati e quello tedesco sulla Linea Gotica, avvenivano sul territorio italiano. Ma contemporaneamente essa combatté, con le armi della diplomazia, per salvaguardare la sua autonomia statuale, per cambiare la sua classe dirigente accantonando quella collusa con il regime fascista italiano, per disegnare il proprio futuro a guerra finita.

“L’Amministrazione si mantenne in continuo contatto, soprattutto grazie all’attività diplomatica di Ezio Balducci, sia con le autorità fasciste della R.S.I. a Salò sia con l’ambasciatore tedesco in Italia Rudolph Von Rahan sia con Prefetti e Commissari prefettizi romagnoli, da un lato per cercare di contenere le mire della Wehrmacht di usare il Titano come un baluardo militarizzato da contrapporre alla crescente pressione degli eserciti alleati, e da un altro lato per ottenere adeguate risorse alimentari ed energetiche per far fronte all’impatto destabilizzante di migliaia di sfollati dalle Romagne”. A Ezio Balducci ho dedicato recentemente la recensione del volume di Gregorio Sorgonà “Ezio Balducci e il fascismo sammarinese (1922-1944)” (Centro Sammarinese di Studi Storici, 2014).

Gli Autori del volume ricostruiscono le vicende di quegli anni attingendo a tutte le fonti memorialistiche e documentarie edite. Un lavoro certosino che però consente una ricostruzione vivida e, a volte, dettagliata delle vicende sammarinesi di quel periodo. E degli sfollati italiani in Repubblica. Su questi ultimi scrive Maurizio Casadei: “Attraverso le testimonianze raccolte negli ultimi decenni si può comprendere la portata della tragedia vissuta dai riminesi e dagli sfollati qui arrivati negli anni precedenti da tante zone d’Italia, ora costretti a cercare nuovi ripari per sfuggire alle bombe che vedevano ancora una volta cadere dal cielo. E possiamo anche conoscere i sentimenti provati dai protagonisti dalle ondate di sfollamento, sempre più intense via via che il fronte di guerra si avvicinava, e quelli delle persone che assistevano all’arrivo di queste masse di disperati”.

Come riconosce Giorgio Pedrocco, “non sarebbe stato possibile scrivere questo libro senza disporre delle testimonianze orali di alcuni protagonisti e di molta ‘gente comune’, raccolte grazie al lavoro di ricerca di due importanti studiosi, la professoressa sammarinese Maria Cristina Conti e l’editore riminese Bruno Ghigi”. Riportiamo i titoli di questi volumi di Maria Cristina Conti “La neutralità violata : San Marino 1940-’45”, Publishing & Editing, 1999 e “L’emigrazione sammarinese verso il Terzo Reich, 1938-1943”, Guardigli, 2003; e di Bruno Ghigi “La guerra a Rimini e sulla linea gotica: dal Foglia al Marecchia: documenti e testimonianze”, Ghigi, 1980, “La Repubblica di San Marino, storia e cultura: il passaggio della guerra, 1943-1944: documenti e testimonianze”, Ghigi, 1983 e “La guerra sulla linea gotica dal Metauro al Senio al Po: le battaglie di Rimini e del Senio, l’invasione di San Marino e il disperato tentativo tedesco di varcare il Po”, Ghigi, 2003.

Il libro è suddiviso in sette capitoli: si parte con l’ingresso dell’Italia in guerra, si sviluppa attraverso i momenti salienti come il bombardamento su San Marino del 26 giugno 1944, le drammatiche vicende del settembre ’44 per lo sfondamento della Linea Gotica, l’esodo di decine di migliaia di italiani verso la Repubblica, il passaggio del fronte sul territorio sammarinese, le vicende dei primi mesi del difficile dopoguerra. In aggiunta una Appendice dedicata agli ebrei rifugiati nella Repubblica di San Marino. Naturalmente il focus del racconto è sempre incentrato sulle vicende riminesi e sammarinesi.

Riprendo alcune notizie dal testo. “A Serravalle abbiamo assistito al passaggio di centinaia di carri, birocci stracarichi di masserizie; erano trainati da buoi, cavalli, asini, o spinti a mano. Le gente in fuga cercava riparo nelle gallerie, dove prima transitava il trenino bianco e azzurro” (testimonianza di Maria Teresa Babboni a Ghigi). “Alle autorità sammarinesi, già prima che l’offensiva dell’Ottava Armata facesse vacillare il sistema difensivo germanico sulla Linea Gotica, fu chiaro che gli accordi stipulati all’inizio di agosto con Mussolini e l’ambasciatore tedesco in Italia, non sarebbero stati rispettati. Francesco Balsimelli, il 16 agosto, annotava nella ‘Cronaca’: ‘I tedeschi pur di resistere una settimana in più, non si pentiranno di mettere a repentaglio l’incolumità della Repubblica’”.

E così effettivamente avvenne. Tra la fine di agosto e le prime settimane di settembre morirono in 201, 115 sfollati e 86 cittadini sammarinesi. Racconta il dottor Italo Rossini che operò all’Ospedale di San Marino: “Da noi venivano portati tutti i feriti civili della guerra guerreggiata dal Marano al Marecchia, cioè tutti i feriti da obici, mortai, mine, bombe d’aereo, mitraglia fino ad un punto che l’Ospedale di San Marino, che aveva una capienza di 48 posti letto, si è trovato a dover ricoverare 400 feriti oltre alle donne partorienti e gli altri ammalati incurabili a domicilio. Naturalmente, in quelle condizioni la vita dell’ospedale fu un’apocalisse: quando arrivavano con ogni mezzo, soprattutto camion, i feriti dei bombardamenti aerei e delle cannonate, dovevamo fare sulla porta dell’ospedale un primo smistamento tra i vivi e i morti” (testimonianza rilasciata a Ghigi).

“Tra agosto e settembre si raggiunse il picco massimo del numero di sfollati accolti a San Marino. Forse quel numero non sarà stato davvero di 100.000. I numeri esatti non sono noti. Una cifra simbolica da sempre indicata nei racconti, e perfino nei documenti ufficiali, ma certamente non lontana dalla realtà”.

Quello che è poco noto invece è che molti sfollati rimasero in Repubblica a lungo, anche dopo il passaggio del fronte. Gino Giacomini afferma che ad inizio 1945 erano ancora in 40.000 e che “la loro assistenza rappresentava per la Repubblica un problema oneroso di cui il Governo dell’Italia liberata e gli Alleati dovevano farsi carico”.

A maggio 1945 diverse migliaia erano ancora presenti a San Marino, ma da rifugiati erano diventati degli indesiderabili. “Per sradicare alla radice il fenomeno si scelse un’originale misura amministrativa: trasformare la figura dello sfollato in quella del turista e, invece di sostenerlo, imporgli il pagamento di una tassa di soggiorno in crescita mese dopo mese. Un sistema che sembra aver funzionato e che finì per liquidare gli ultimi indesiderati relitti di una drammatica crisi umanitaria”.

Un’unica annotazione critica: un libro come questo, così denso di nomi e di fatti, meritava un indice. Sicuramente sarebbe stato molto utile per la sua consultazione.

Paolo Zaghini