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Ezio Balducci, fascista perseguitato dai fascisti che cercò di salvare San Marino


5 Aprile 2020 / Paolo Zaghini

Gregorio Sorgonà: “Ezio Balducci e il fascismo sammarinese (1922-1944)” – Centro Sammarinese di Studi Storici.

Uscito ormai da un po’ di tempo (ma noi nelle segnalazioni librarie che facciamo non ci riteniamo legati alle sole ultime uscite) questo 38° volume della collana sammarinese di studi storici edito dalla Università degli Studi della Repubblica di San Marino è un volume importante. Per più motivi.

L’autore, Gregorio Sorgonà, è un giovane ricercatore storico di Reggio Calabria, classe 1980, chiamato a sistemare le carte di Ezio Balducci, uno dei protagonisti del ventennio fascista in Repubblica, donate dal figlio Alessandro all’Archivio di Stato sammarinese.

Il libro si avvale di questo materiale inedito. Inoltre l’autore cerca di collocare questa storia sul fascismo sammarinese all’interno degli studi che ormai da qualche anno trattano dei fascismi in periferia e della natura tendenzialmente “poliarchica” del fascismo, ovvero, semplificando, del comando di molti (i ras locali, il GUF, il sindacato, i corpi militari, ecc.). “Solo affermando una autonomia del partito rispetto a una catena di comando in cui gli elementi del binomio di potere sono costituiti dal duce e dai prefetti e, quindi, solo specificando ulteriormente la particolarità del fenomeno fascista, la storia delle sue articolazioni periferiche acquisisce respiro e interesse perché questi ultimi non appaiono più come mera riproduzione di una volontà, esterna sia ai territori sia, in ultima istanza, al fascismo stesso”.

Ma Sorgonà, alla fine della disamina degli avvenimenti accaduti in Repubblica fra il 1922 e il 1944, è costretto a domandarsi: “quel regime fu davvero fascista ?”. “Vi è molto di vero in ciò che sostiene ripetutamente Balducci quando afferma che a San Marino non vi sono gli spazi, le condizioni, le disposizioni per avere un regime o un ‘sentimento politico’ fascista mentre ciò che vi si realizza è l’istituzionalizzazione di un sistema autoritario, antidemocratico, ma senza alcuna intenzione di costruire un’elite di massa e un progetto pedagogico che vuole cavare fuori un uomo nuovo dal vecchio”.

“Di analogo, rispetto al fascismo e al suo nucleo, è il blocco sociale che sostanzia i due regimi e che è costituito, anche nella Repubblica, da ceti medi in ascesa. Queste nuove classi fanno da ossatura ad un settore di borghesia nazionale che preme per sostituirsi a vecchi ceti notabilati di estrazione prevalentemente contadina: entrambi i regimi, quindi, sono a componente di classe – prevalentemente borghese e urbana – e nascono reagendo al diffondersi del socialismo”.

“Per garantire una serie di interessi saldata sulla città e la vocazione allo sviluppo urbano e terziario della Repubblica, il blocco socio-politico che egemonizza San Marino per vent’anni ha bisogno di annullare o di cooptare il dissenso organizzato. Ciò accade prima con i socialisti, poi con i popolari e infine con i fascisti, come Balducci, e per vincere queste resistenze il regime si appoggia all’alleato più robusto che può trovare a portata di mano: il fascismo italiano. Pur senza essere fascisti che per occasione e in parte per osmosi assimilata col tempo, le figure del fascismo più significative e influenti della politica sammarinese tra le due guerre, condividono relativamente il destino, tanto sono legati a quel sostegno”. Conclude Sorgonà: “La storia della Repubblica di San Marino sotto il fascismo si profila come un modello di modernizzazione autoritaria. I suoi interpreti principali assimilano o usano alcuni motivi del regime italiano ma il regime che creano vive una propria specificità storica, certo non riducibile alla definizione che dà di se stesso nei termini di un ‘fascismo sammarinese’”.

Questo testo arricchisce ed approfondisce le conoscenze storiche sul ventennio fascista in Repubblica dopo l’ormai lontano volume di Anna Lisa Carlotti “Storia del Partito fascista sammarinese”, edito da Celuc nel 1973.
Sorgonà racconta come i fratelli Gozi, Giuliano (1894-1955) e Manlio (1889-1968) nei primi anni Venti conquistarono il potere prima eliminando il movimento socialista guidato da Pietro Franciosi (1864-1935) in accordo con i popolari, poi marginalizzando questi ultimi. Alla fine degli anni Venti, sino al cosiddetto “colpo di stato” del 1932 quando i Gozi vinsero sulla fazione, anch’essa fascista, guidata dal giovane medico nonché Capitano Reggente nel 1929 a soli 29 anni Ezio Balducci (1904-1957), si confrontarono visioni politiche diverse. I Gozi rappresentavano il fascismo cittadino, non erano disposti a rinunciare all’autonomia della Repubblica ed il loro progetto economico guardava al turismo e non più all’agricoltura.

Operarono attivamente per la costruzione della ferrovia di collegamento con Rimini, investirono nella trasformazione urbanistica della città trovando nell’ingegnere Gino Zani (1883-1964) (di cui abbiamo già parlato recensendo due volumi a lui dedicati: Laura Rossi “Gino Zani, ingegnere 1882-1964”, Nomos Edizioni, 2015; “Gino Zani. L’ingegnere, l’architetto, lo storico”, a cura di Luca Morganti, Università degli Studi della Repubblica di San Marino, Centro Sammarinese di Studi Storici, 2018) il loro realizzatore.

Balducci invece, laureatosi all’Università di Bologna dove aveva stretto legami importanti con esponenti fascisti italiani come Arpinati e Balbo, voleva che San Marino si dotasse prioritariamente di infrastrutture importanti, come la rete fognante e l’acquedotto, oltre che prestare attenzione ai bisogni dei borghi, ed in particolare al Castello di Serravalle.
Contro di lui i Gozi scatenarono una feroce campagna di stampa, lo sottoposero a processo con un’accusa infamante: avere tramato per sovvertire l’ordine costituzionale di San Marino. Nonostante il sostegno di molti importanti dirigenti fascisti italiani, Balducci fu condannato a venti anni di carcere. In pratica fu costretto all’esilio in Italia dove però negli anni Trenta arrivò a ricoprire importanti incarichi nelle organizzazioni fasciste e nel partito.

Ma il 28 luglio 1943, dopo la caduta di Mussolini in Italia, i Gozi furono estromessi dal potere e il 10 agosto il Partito fascista sammarinese venne sciolto e Balducci fu richiamato in patria e nominato Ministro plenipotenziario, ovvero con il compito di salvaguardare la neutralità sammarinese nei terribili mesi fra la fine del 1943 e il settembre 1944 con tedeschi (incontro prima con il generale Erwin Rommel e poi con il generale Albert Kesserling), repubblichini (incontro con Mussolini), alleati. Per un anno operò indefessamente per tutelare la pace sul territorio della Repubblica, non sempre riuscendoci, e il sostentamento delle decine di migliaia di italiani che si erano rifugiati dentro i confini sammarinesi.

I Gozi intanto, a marzo 1944, ricostituirono il rinnovato Partito fascista repubblicano sammarinese e si opposero a diverse iniziative di Balducci. L’arrivo degli Alleati nel settembre 1944 mise fine alle loro iniziative politiche e portò al loro arresto (il 23 gennaio 1946 furono condannati Giuliano a 7 anni di carcere e 20 di interdizione, Manlio a 5 anni di carcere e 7 di interdizione). Non dimentichiamo che i Gozi il 17 settembre 1942 fecero emanare, quattro anni dopo le Leggi razziali fasciste italiane (1938), la legge razziale n. 33 contro gli ebrei presenti nella Repubblica.
Ezio Balducci l’1 novembre 1944 rassegnò le dimissioni dal proprio incarico, ritenendo di aver concluso il proprio mandato.

La Repubblica di San Marino ricordò l’opera da Lui svolta con un convegno a Serravalle il 29 settembre 1995 (gli atti furono pubblicati l’anno successivo: “Per non dimenticare Ezio Balducci”, 1996). Il suo profilo in quell’incontro fu delineato da Amedeo Montemaggi.

Paolo Zaghini