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Le opere di Giovanni Lombardini raccolte nel volume "Corpo antico" a cura di Livia Savorelli


Quell’arte da cui non si può tornare indietro


6 Maggio 2024 / Paolo Zaghini

Giovanni Lombardini
“Corpo antico”
A cura di Livia Savorelli
NFC

Giovanni Lombardini, classe 1950, corianese (o meglio di Mulazzano) è sulla scena artistica ormai da oltre mezzo secolo. E’ del 1972 la sua opera “Scarpe con erba” che venne scelta come immagine per il manifesto pubblicato dall’Accademia di Belle Arti di Urbino, il luogo dove compiva i suoi studi. Tiene le sue prime mostre personali a Rimini (1980) e a Trieste (1982).

La sua ultima personale è in corso a Rimini presso la Galleria Zamagni (in Via Dante Alighieri 29-31) sino al 18 maggio (orari: dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20) in cui sono esposte sue opere più datate (dei primi anni Duemila) sino a quelle degli ultimi anni.

Scrive Livia Savorelli: “’Corpo antico’ è un dialogo immaginario con il caso che genera effetti stupefacenti, rivitalizzati da sguardi altri e impreziositi da inaspettate compresenze, è un germoglio di novità e nuova ricerca, prelude ad un nuovo percorso in equilibrio tra astratto e figurativo che evoca risonanze profonde, con rimandi all’antropologia e al mondo degli archetipi visivi”.

Soprassedendo sul linguaggio fantasioso della curatrice (le tre pagine di presentazione del catalogo della Mostra abbisognerebbero di un adeguato dizionario interpretativo per noi poveri mortali), la mostra è molto bella e, come sempre in occasione di sue esposizioni, la redazione di un bel catalogo è per Giovanni parte integrante del suo essere artista. La collezione dei cataloghi di Giovanni è già un’opera d’arte in sé, per la cura maniacale della grafica e per la qualità della riproduzione fotografica delle sue opere.

Le opere di questi ultimi decenni di Lombardini, incentrate su luce, colore e riflesso, nascono dalla scoperta e dall’uso sperimentale di materiali inconsueti: colori mordenti e acrilico lucido trasparente applicati su formica, su tavola o su carta. Le sue opere ci portano in un’emozionante viaggio attraverso il colore, la luce, i riflessi visti con gli occhi di un viaggiatore. Scrive lo sponsor della Mostra, la Clinica Merli di Rimini: “Lombardini utilizza superfici inusuali come la formica, plasma gli acrilici versandoli direttamente sul supporto e li guida con maestria per giungere ad un esito che è energia vibrante, pura, abbagliante”.

Del resto la poetica di Lombardini, sin dai suoi esordi, trova nella sperimentazione costante la sua ragione d’essere.
In una recente intervista Lombardini ha dichiarato: “Una mostra che raccolga quadri che non avevo ancora preso in considerazione. Quadri che magari non appartengono a serie, o che hanno una loro identità trasversale rispetto ai miei temi più noti. Insomma opere che contengono, viste a distanza di tempo, germogli di novità. Tra questi ci sono, ad esempio, alcuni lavori che ho raccolto sotto il titolo ‘Corpo antico’. Si tratta di una serie recente, con soggetti in equilibrio tra l’astratto e il figurativo, nati dalla rielaborazione di sagome industriali”. “Il mio ‘Corpo Antico’ affonda le radici nella mia infanzia di quando seguivo il solco cercando tra le zolle le schegge della guerra. La terra rivoltata ‘restituiva’ sempre qualcosa. Ecco, con il tempo le mie opere, restituiscono stimoli e originano nuove sperimentazioni”.

E così viene descritto il suo modo di lavorare e di creare i suoi quadri nella pagina on-line della Galleria Zamagni: “Quella di Giovanni Lombardini è una narrazione poetica attraverso il colore sfuggente catturato ‘nel momento’ all’apice dell’impatto visivo quando impugna come un maestro d’orchestra, la sua bacchetta. È una tecnica che non prevede l’uso di mezzi canonici del fare pittura come pennelli e tele. Trovata la giusta viscosità del colore versato sulla tavola di formica, l’inclinazione del polso ‘muove’ e il resto avviene in modo naturale secondo la legge di gravità, assecondando le proprietà stesse dei materiali. Basta scegliere un punto fermo su cui ruotare, un centro possibile, o forse sarebbe meglio dire un de-centro. La colata non prevede ripensamenti, è immediata e deve essere eseguita nel tempo che la densità del colore impone. Questa tecnica non permette di tornare indietro”. “Osservo attentamente lo scivolamento del colore nel percorso indicato ed è per questo che mi sembra di dipingere più con lo sguardo che con le mani” dichiara Lombardini. “La laccatura finale che l’artista definisce T.S.O. ovvero Trattamento Superficiale Obbligatorio, rende le opere specchianti e profonde: lo spettatore che vi si pone davanti diventa lui stesso parte integrante del quadro”.

La fonte d’ispirazione dei lavori, fonda le radici nell’esplorazione della fenomenologia ispirata al mondo naturale. Un ecosistema rurale nel quale l’artista ha sempre vissuto che è quello della natura, della terra, dei colori delle stagioni.

“Corpo Antico” offre allo spettatore una selezione di vari cicli creativi di Lombardini: Brine, Rime, Pietre Preziose, Scie, Inventari, Fiori Finti, Rami secchi o dei dardi vendicatori.

E così viene raccontato il suo modo di lavorare e di creare i suoi quadri: “Quella di Giovanni Lombardini è una narrazione poetica attraverso il colore sfuggente catturato ‘nel momento’ all’apice dell’impatto visivo quando impugna come un maestro d’orchestra, la sua bacchetta. È una tecnica che non prevede l’uso di mezzi canonici del fare pittura come pennelli e tele. Trovata la giusta viscosità del colore versato sulla tavola di formica, l’inclinazione del polso ‘muove’ e il resto avviene in modo naturale secondo la legge di gravità, assecondando le proprietà stesse dei materiali. Basta scegliere un punto fermo su cui ruotare, un centro possibile, o forse sarebbe meglio dire un de-centro. La colata non prevede ripensamenti, è immediata e deve essere eseguita nel tempo che la densità del colore impone. Questa tecnica non permette di tornare indietro”.

Paolo Zaghini