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Il capogruppo di Fratelli d'Italia invita alla memoria ma sorvola su chi quella guerra l'aveva iniziata oltre che su molte altre cose


Rimini ricorda il 28 dicembre 1943 molto meglio di Gioenzo Renzi


29 Dicembre 2023 / Stefano Cicchetti

Scrive Gioenzo Renzi, capogruppo di Fratelli d’Italia nel consiglio comunale di Rimini:

28 Dicembre 1943: ricordiamo le stragi dei Civili di San Bernardino e Via Montefeltro !
Il 28 Dicembre 1943, ottant’anni fa, con due incursioni, alle ore 11.30 e 12.30, Rimini è devastata dai bombardamenti di 225 aerei americani che sganciano sulla città oltre 306 tonnellate di bombe.
Tra le tante distruzioni, viene colpito il rifugio di San Bernardino, con l’uccisione di 56 civili, in maggior parte donne e bambini schiacciati e soffocati dai muri adiacenti.
Nelle stesse ore, un altro rifugio, in Via Montefeltro, è distrutto dai bombardamenti aerei, con l’uccisione di 29 civili.
Tra il primo Novembre del 1943 e il settembre1944, Rimini subisce 396 bombardamenti che provocano tra la popolazione civile almeno 800 vittime, danni gravissimi al patrimonio artistico (il Tempio Malatestiano, il Teatro, il Palazzo Lettimi, l’Ex Convento di San Francesco, il Palazzo Comunale, ecc.), la distruzione di 9.300 abitazioni, pari all’82%, della città.
Fra le incursioni aeree più barbare, come scrisse, allora, il benemerito Commissario Prefettizio Ugo Ughi, vanno ricordate quelle del 28 Dicembre 1943.
Ricordiamo le stragi dei Civili, i Morti sotto i continui e indiscriminati bombardamenti, la nostra Rimini “completamente e bestialmente distrutta”!

Gioenzo Renzi non si preoccupi, ricordiamo benissimo. Lo ricordiano anche noi che non c’eravamo, come del resto non c’era lui. C’erano però i nostri nonni e genitori, che ci hanno cresciuti trasmettendoci le loro terribili memorie.

Personalmente ricordo fra gli altri i racconti di mia nonna Maria Assunta Pari, che allora era una vedova di 45 anni, un bel giorno messa contro un muro del convento delle Grazie a Covignano dai militi fascisti di Paolo Tacchi comandante del 3° battaglione GNR Brigata nera “A. Capanni”. Mio babbo e mio zio si erano dati alla macchia per non rispondere alla chiamata della leva della Repubblica Sociale Italiana, per poi finire fra i partigiani di Pianella in provincia di Siena. Mia nonna insieme alle altre madri di renitenti furono dunque prese in ostaggio dai repubblichini e minacciate di fucilazione se i loro figli non si consegnavano. Furono salvate solo dall’intervento del conte Girolamo Cantelli di Rubiera, proprietario a Covignano di gran parte delle terre su cui quelle famiglie vivevano, che si recò a villa Belvedere dove si era sistemato il tenente colonnello Christiani, comandante del 303º reggimento della 162º divisione di fanteria turkmena; ascoltando le proteste del conte, l’ufficiale tedesco ordinò a Tacchi di lasciare perdere, ‘chè con il fronte in avvicinamento di problemi n’erano già abbastanza e non sentiva alcun bisogno di aggiungerne altri con i civili.

A differenza di Gioenzo Renzi, ricordiamo anche chi la iniziò quella guerra: dichiarandola alla Gran Bretagna e alla Francia il 10 giugno 1940, il 28 ottobre 1940 alla Grecia, il 22 giugno 1941 all’Unione Sovietica mentre si trovava in vacanza a Riccione e poi agli Stati Uniti d’America l’11 dicembre 1941.

Gioenzo Renzi non ci invita a ricordare le vittime civili dei bombardamenti aerei italiani nel corso di quella guerra (comprese 17 missioni effettuate da 170 aerei sull’Inghilterra, le oltre 3mila su Malta con circa 1.500 civili morti), come in quelle precedenti in Etiopia (anche con i gas asfissianti) e in Spagna (anche con le navi: circa mille morti a Barcellona, 300 ad Alicante, 500 ad Alcañiz, altre centinaia a Valencia, Madrid, Durango, nella stessa Guernica).

Gioenzo Renzi, ovviamente, non ricorda che quello stesso 28 dicembre 1943 in cui Rimini veniva martoriata dagli Alleati, a Reggio Emilia i fascisti fucilavano Quarto Camurri e Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio ed Ettore Cervi.

Gioenzo Renzi e il suo partito, secondo i quali “il fascismo non esiste più” sebbene abbia fatto “anche cose buone”, se davvero volessero contribure a una memoria condivisa dovrebbero inziare ad avercela completa, la memoria.

Stefano Cicchetti