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Sigismondo spiegato ai bambini guardando la Luna


17 Luglio 2022 / Paolo Zaghini

Erica Angelini – Elena Savini: “Sigismondo e gli influssi della Luna. Un viaggio fantastico nella Cappella dei Pianeti” – Maggioli.

Questo libro per giovani dai 6 ai 10 anni nasce all’interno del progetto “Laboratori al Tempio” tenutosi nel 2020, promosso dall’Istituto superiore di scienze religiose “A. Marvelli” di Rimini, con il patrocinio della Diocesi di Rimini. L’obiettivo del laboratorio era quello di accompagnare bambini e ragazzi alla scoperta del Tempio Malatestiano, Basilica Cattedrale della città di Rimini.

L’idea base di questo progetto “nasce dalla convinzione che sia fondamentale formare nei più giovani uno sguardo attento e sensibile sulla realtà che ci circonda e che costituisce la nostra identità. In questo senso il patrimonio culturale può diventare un prezioso strumento didattico per conoscere se stessi e il mondo”.

Scritto da Elena Savini, archeologa medievale, che da oltre vent’anni si occupa di didattica dei Beni Culturali, e magnificamene illustrato da Erica Angelini, archeologa medievale e insegnante di lettere nella scuola secondaria, anche lei da oltre vent’anni impegnata come esperta nei laboratori didattici delle scuole e dei musei riminesi. Da sempre inventa, progetta e costruisce storie e personaggi per i suoi laboratori.

Perché questo albo illustrato? Le autrici così rispondono: “Come l’opera d’arte, l’albo illustrato promuove quello che può essere definita un’educazione estetica: una sollecitazione dei sensi necessaria per vivere la vita con slancio, curiosità e interesse. In particolare, l’albo illustrato è uno strumento di mediazione didattica fondamentale per far sì che si instauri un rapporto vitale e dinamico con l’opera che racconta”.

L’albo contiene al proprio interno la possibilità di una duplice lettura: una narrativa in cui viene raccontata come il giovane Sigismondo Malatesta prenderà coscienza del proprio valore e delle proprie capacità; l’altra invece ci porterà dentro il simbolismo delle figure, vegetali e animali, presenti nel Tempio Malatestiano. Questo percorso consentirà ai ragazzi una visita del Tempio Malatestiano, uno dei gioielli del Rinascimento italiano, più consapevole e interessante.
L’Appendice all’albo è fondamentale per fornire le chiavi interpretative ai ragazzi di quanto narrato e di quanto essi vedranno nella visita in loco al Tempio Malatestiano.

Roberto Valturio (1405-1475), nel “De re militari” scritto tra il 1446 e il 1455, afferma che Sigismondo in persona è da ritenersi l’ideatore principale dei temi figurativi del Tempio Malatestiano. “Certamente l’intero progetto iconografico riflette il gusto erudito e classicheggiante della corte di Rimini, di cui facevano parte lo stesso Valturio e Basinio da Parma (1425-1457) che affiancarono il Principe nell’ideazione di questi temi”.

Le illustrazioni presenti nell’albo sono incise nei pilastri dell’arco ogivale della cappella dedicata San Girolamo (terza cappella a destra), dottore della chiesa dalla vastissima cultura umanistica e conoscitore della scienza fisica e dell’astronomia. “L’interesse per l’astrologia e l’astronomia, nato presso le corti dei re carolingi, era motivato dalla convinzione che le sorti degli uomini dipendessero dagli astri”.

Sono sette i pianeti scolpiti da Agostino di Duccio (1418-1481) nel 1455, rappresentati come divinità olimpiche, lungo la fascia mediana dell’arco, con al centro il Sole fra il più vicino, la Luna, e il più lontano, Saturno.

Anche se ispirato a fonti letterarie classiche e pagane, quello rappresentato nella cappella di San Girolamo è un cielo animato da una concezione religiosa: “Dio ha deciso la disposizione di tutti gli astri e ne garantisce quel movimento ordinato che, a sua volta regola l’avvicendarsi delle stagioni che garantiscono l’abbondanza sulla Terra. Ed è per questo che alla base dei pilastri dell’arco sono scolpiti dei canestri marmorei da cui fuoriescono un tripudio di frutti della terra”.
L’incipit del racconto è il seguente: “Mi chiamo Sigismondo e sono stato uno dei più famosi signori di Rimini. Il mio nome e la mia storia sono legati al Tempio Malatestiano che io stesso ho fatto costruire perché la mia vita e le mie imprese fossero ricordate nel tempo”.

Sigismondo Pandolfo Malatesta nacque a Brescia il 19 giugno 1417 e morì a Rimini il 9 ottobre 1468. Fu signore di Rimini e di Fano dal 1432, appena quindicenne, e venne considerato come uno dei più audaci condottieri italiani. Il Tempio Malatestiano, il cui assetto definitivo fu affidato a Leon Battista Alberti (1404-1472), ma che non fu mai ultimato, divenne il fulcro dell’attività di mecenate di Sigismondo nonché il luogo della sua sepoltura. Al suo interno la rosa malatestiana, simbolo della bellezza, e l’elefante sono gli emblemi araldici preferiti da Sigismondo. All’elefante “sono riconosciute numerose qualità, come forza, prudenza e intelligenza, ma soprattutto per il richiamo al grande condottiero romano Scipione l’Africano, alla cui discendenza Sigismondo si vanta di appartenere”.

Scrivono a chiusura le Autrici: “Contestualmente ad una educazione allo sguardo è necessario lavorare su un’educazione alle immagini: quello delle immagini è infatti un linguaggio fatto di gesti in codice, convenzioni architettoniche e simboli, senza la cui comprensione è impossibile cogliere la bellezza di ciò che stiamo guardando. Educare i giovani al linguaggio dell’Arte e della Bellezza vuol dire abituarli a provare stupore, curiosità e meraviglia, sentimenti di apertura al mondo e dunque alla base di ogni forma di conoscenza”.

Ci auguriamo che il messaggio che le Autrici lanciano ad insegnanti ed educatori venga raccolto e messo in pratica per aiutare i giovani a cogliere le bellezze, a incominciare dalla conoscenza del Tempio Malatestiano, che sono presenti in grande quantità nella nostra Città.

Paolo Zaghini