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Il voto del Pd nei comuni. Le candidature alle regionali


Sindaci senza pudore e antidemocratici


16 Giugno 2024 / Maurizio Melucci

Il Pd e le elezioni comunali

Ho già scritto di cosa è successo con il voto di sabato e domenica scorsi nel voto per il rinnovo di consigli e sindaci nei sedici comuni chiamati al voto.

Sottolineo solo alcuni dati.

  • Poggio Torriana. Vince nettamente il sindaco uscente Ronny Raggini con la sua squadra. Non nascondo che ero preoccupato per l’esito di quel voto. E’ noto infatti che le liste in competizione erano ben 4 di cui 3 di fatto di centro sinistra: quella di Raggini e poi altre due
  • In lizza Danilo Rinaldi assessore a Santarcangelo per due mandati con Alice Parma per una lista civica. Non ha avuto neanche lo stile di dimettersi da assessore quando ha deciso di correre contro il candidato del Pd Raggini.
  • Poi Francesca Macchittella uscita dalla giunta Raggini nel 2022 per contrasti politici.
  • La quarta lista era quella del centrodestra con Loretta Contucci.

Ebbene Raggini ha stravinto sfiorando il 50%. Un segnale forte di radicamento che gli ha permesso di arrivare primo per consensi in 4 seggi su 5, sfiorando anche percentuali del 60%. Una lezione a chi ha fatto in questi anni giochi di bottega per qualche vantaggio personale.

Bellaria. Sinceramente ero convinto che il centrosinistra poteva giocarsela al ballottaggio. O quanto meno arrivarci vicino. Una convinzione dettata da considerazioni oggettive.

  • Una coalizione di centrosinistra unita e un candidato a sindaco con esperienza alle spalle e competente.
  • Un centrodestra diviso, con un candidato sostenuto dall’ex sindaco Ceccarelli e un altro espressione del mondo cattolico.
  • Un sindaco uscente, Giorgetti, che veniva detto poco simpatico ai cittadini e con un consuntivo deludente.

Il risultato elettorale è stato diverso da queste premesse. Filippo Giorgetti ha vinto al primo turno con il 53% dei voti. Rispetto alle Europee vi è una situazione molto diversa soprattutto per il centrosinistra.

Infatti mentre alle Europee i partiti di centrosinistra arrivano al 40% con il Pd che avanza del 6% sulle europee del 2019 alle comunali il dato è molto diverso. Il centrosinistra si ferma al 26,7%. Il Pd rispetto al voto delle europee perde circa l’8%. Un dato su cui riflettere da parte del gruppo dirigente Dem di Bellaria per capirne le ragioni.

Misano. Ha vinto il sindaco uscente Fabrizio Piccioni con il 58% dei voti. Un risultato netto, anche superiore a quello previsto da commentatori politici. Sconfitta netta del centrodestra: si è diviso e la lista ufficiale ha raccolto poco più dell11%. Marcello Tonini raccoglie un 30% sicuramente al di sotto delle aspettative. Vi era chi pensava che vi potesse essere un “testa a testa”: evidente che le antenne “politiche” non funzionano più come nel passato. Tuttavia io credo che quel 30% di Tonini non vada sottovalutato. Vi è in quel voto anche un segnale alla maggioranza di Piccioni su alcuni problemi discussi in campagna elettorale, apertamente o nei corridoi. Faccio notare che a Misano ha votato il 60% degli elettori, il 9% in meno rispetto a 5 anni fa. Un calo nettamente più alto delle medie provinciale, regionale e nazionale. Un campanello d’allarme.

Il sindaco di Poggio Torriana Ronny Raggini

Il Pd e le candidature Regionali

E’ sempre una fase delicata per un partito, una forza politica, la scelta dei candidati per una competizione elettorale. A maggior ragione per partiti radicati sui territori e che non sono forze politiche padronali, di proprietà di qualcuno. Dopo le europee. le forze politiche emiliano-romagnole dovranno attivarsi per le candidature alle prossime elezioni regionali, anticipate di qualche mese rispetto alla conclusione naturale della legislatura prevista per gennaio 2025 per l’ingresso dell’ormai ex presidente Stefano Bonaccini nel Parlamento Europeo; si voterà molto probabilmente in autunno. Le coalizioni sono alla ricerca del candidato a Presidente e delle liste dei candidati a consigliere regionale suddivise in questo caso per provincia Non entro nel merito. Alcuni sono di livello, altri inadeguati. Mi preme solo sottolineare alcuni aspetti di metodo importanti.

Nella discussione sulle candidature non perdiamo mai di vista il coinvolgimento degli elettori. L’astensione al voto è diventata drammatica. Evitiamo candidature risultato di mediazioni politiche di vertice senza un dibattito ampio su programmi. Il Pd ha abbandonato le primarie (di fatto). In molti casi creano dei problemi, certo, ma in altri ampliano la partecipazione. Ricordiamoci che nel 2020 votò in Emilia-Romagna il 67,67% grazie anche da un traino formidabile del movimento delle “sardine” che sicuramente quest’anno non vi sarà. Non diamo nulla per scontato. Proprio per questa ragione è auspicabile un dibattito ampio sui territori.

Sulle candidature a consigliere regionale il Pd deve fare i conti con lo statuto regionale (è uguale anche quello nazionale) che recita:

Articolo 19 comma 5

Non è ricandidabile da parte del Partito Democratico a cariche pubbliche in assemblee o esecutivi in Regione, Province e Comuni superiori a 15.000 abitanti chi abbia già ricoperto le medesime cariche per la durata di due mandati pieni consecutivi. 

Questa norma statuaria comporta che il gruppo consigliare uscente in Regione del Pd è di fatto ricandidabile anche se i consiglieri sono al secondo mandato. Infatti questa legislatura si interrompe prima per qualche mese. Di conseguenza non scatta la norma dei “due mandati pieni consecutivi”. Per il regionale del Pd questa è la linea ed ogni federazione provinciale del Pd deciderà di conseguenza se ricandidare il consigliere uscente al secondo mandato o fare una proposta nuova. Una linea che condivido. Ogni altra soluzione sarebbe stata o in contrasto con lo Statuto (nessun consigliere uscente è ricandidabile) oppure in contrasto con l’autonomia politica delle federazioni del Pd nella scelta dei candidati (tutti i consiglieri regionali uscenti debbono essere ricandidati). Non vi sono scorciatoie tecniche, ma solo soluzioni politiche, possibilmente condivise e discusse.

I sindaci senza pudore

Sì, esiste anche questa categoria. Sono sindaci che non rispettano la fascia tricolore che portano ed hanno comportamenti in alcuni casi provocatori, in altri casi se ne fregano delle istituzioni democratiche nate dalla Resistenza.

Maiolo. Marcello Fattori è stato riconfermato sindaco per la terza volta. Fattori aveva dato il via libera alla costruzione nel suo Comune di un maxi-allevamento da un milione di polli, di proprietà della Fileni, scatenando una polemica in tutta la Valmarecchia. Ebbene il sindaco ha prodotto un video mentre guida una specie di trenino, con tanto di canzone a tema (Ciapa la galeina) vestito da pollo. Una vera e proprio presa in giro dei cittadini che si sono opposti alla realizzazione dell’allevamento.

Il sindaco dI Maiolo vestito da gallina

San Leo. In questo Comune è stato riconfermato il sindaco Leonardo Bindi della Lega. Per festeggiare la vittoria si è fatto fotografare con un cartello che fa riferimento alle purghe. Vi è stata l’indignazione di un leontino illustre, Enrico Onofri dell’Orchestra Regionale dell’Emilia-Romagna, Filarmonica Arturo Toscanini. In questo caso siamo agli insulti: se fascisti o staliniani, in ogni caso pericolosi e su cui non scherzare.

Il sindaco di San Leo Leonardo Bindi

Pennabilli. Sul sindaco di Pennabilli Mauro Giannini, vi è un’ampia letteratura. A mio parere sarebbe da rimuovere per apologia di fascismo. Questa volta non era in competizione elettorale, ma ha trovato lo stesso modo per fare parlare di sè. L’occasione è stato il suo sostegno al candidato della Lega Roberto Vannacci. Per sostenere l’ex generale dell’esercito ha scritto sulla sua pagina Fb: “Il Sindaco di Pennabilli pronto a sostenere con la sua decima un Patriota, un Condottiero; il Camerata Roberto Vannacci. Se Vannacci fallisce, fucilatemi”. Inutile commentare. Ma necessario non passare sotto silenzio queste posizioni dichiaratamente fasciste, in spregio a ogni pudore.

Mauro Giannini sindaco di Pennabilli

Maurizio Melucci