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Camera del Lavoro di Riccione, una ferita aperta


13 Novembre 2017 / Paolo Zaghini

“La memoria salvata – Storia della Camera del Lavoro di Riccione”. A cura di Silvana Cerruti – SPI CGIL Rimini.

Una storia lunga oltre settant’anni quella della Camera del Lavoro di Riccione. Con momenti di grande rilevanza e partecipazione come in occasione delle inaugurazioni delle tre sedi sindacali riccionesi nel corso del tempo: nel 1952 Giuseppe Di Vittorio inaugurò la nuova sede della CGIL presso la Casa del Popolo in Via don Minzoni (rimasta in funzione sino al 1975); l’8 maggio 1975 Luciano Lama inaugurò la sede di Viale Ceccarini (rimasta in funzione sino al 2016); il 12 maggio 2016 Susanna Camusso inaugurò la nuova sede in piazzale Igino Righetti. Tre grandi segretari nazionali della CGIL hanno dunque partecipato a momenti significativi della vita organizzativa della CGIL riccionese.

La sede come casa dei lavoratori. Ognuna di queste sedi ha una storia collettiva interessante da conoscere: la costruzione della Casa del Popolo nei primi anni ’50 (raccontata qualche anno fa da Rodolfo Francesconi, Daniele Montebelli, Ezio Venturi in “Dalla Maison du Peuple alla Cooperativa Casa del Popolo. Riccione e la sua Casa del Popolo”, Raffaelli, 2003), la costruzione della nuova sede della Camera del Lavoro in Viale Ceccarini nei primi anni Settanta. E’ soprattutto questa ultima storia che Silvana Cerruti, per conto dello SPI-CGIL, ricostruisce e racconta.

“Uno degli obiettivi del Sindacato dei Pensionati della CGIL è quello di diventare il custode e il divulgatore della memoria degli anziani, per trasmetterlo alle altre generazioni. Ed è questo obiettivo che ci ha spinto a raccogliere i ricordi delle persone che negli anni Settanta hanno contribuito alla costruzione della Camera del Lavoro di Riccione, per poterne mantenere viva la memoria”.

Lo strappo determinato dalla Giunta di Centro-Destra guidata dal Sindaco Renata Tosi con lo “sfratto” dalla palazzina di Viale Ceccarini della CGIL riccionese è stato un fatto grave. Scrive nella Prefazione il Segretario Generale della CGIL di Rimini Graziano Urbinati: “La decisione di riprendersi la palazzina della storica Camera del Lavoro di viale Ceccarini da parte dell’Amministrazione Comunale per farne altro rispetto a ciò per cui era stata costruita, costituisce un’inversione di percorso, quasi a voler cancellare un simbolo della tradizione locale, testimone del senso di comunità e di solidarietà che è ciò che la Camera del lavoro di Riccione ha sempre rappresentato”.

Qual è la storia? La Camera del lavoro venne costruita, in gran parte con il lavoro volontario di decine e decine di iscritti, su un terreno concesso in diritto di superficie per 30 anni dall’Amministrazione Comunale di Riccione il 18 giugno 1973. Alla scadenza il 18 dicembre 2003 il Comune prorogava di altri 10 anni la durata del diritto di superficie, ma la Corte dei Conti sollevò dei rilievi pur sancendo nel 2007 che “l’utilizzo era corretto e si poteva anche procedere al prolungamento se ci fosse stata la volontà politica”. Nel frattempo però i tempi per il rinnovo della concessione erano scaduti e la CGIL e il Comune decisero, per evitare un difficile contenzioso giudiziale, di stipulare un contratto di affitto della durata di 12 anni (6 più 6) con canone di locazione a prezzo di mercato ridotto del 30% riconoscendo la valenza sociale del sindacato.

Alla scadenza del contratto nel 2015 la CGIL propose di andare ad un rinnovo del contratto, facendosi lei carico di un ampio progetto di riqualificazione dell’edificio. Con l’arrivo del Sindaco Tosi nel 2014, la proposta sindacale venne rigettata, comunicando anzi che intendeva destinare la sede alla vendita sul libero mercato. E fissò il prezzo in 3 milioni di euro, un valore assolutamente fuori mercato.

La CGIL propose allora di acquistare l’immobile a valore di mercato (1 milione di euro), ma la Giunta di Centro-Destra non ne volle sapere. Così il sindacato fu costretto a cercare una nuova sede dopo oltre 40 anni di permanenza in quella di Viale Ceccarini. E questo nonostante la raccolta delle firme di migliaia di persone che peroravano il mantenimento della sede sindacale in quella sede.

La CGIL a questo punto, nonostante sia uscita da quei locali, ha chiesto al Consiglio Comunale di Riccione di non andare avanti con l’alienazione del bene ai privati, ma di decidere la sua trasformazione per un utilizzo con finalità sociali. Ma la maggioranza di Centro-Destra sembra decisa a tirar dritto.

Silvana Cerruti ha raccolto nelle pagine del libro le testimonianze di Alfredo Arcangeli (Segretario Generale della CGIL di Rimini dal 1968 al 1979); di Luciano Bacchini che lavorò volontariamente alla costruzione dell’immobile di Viale Ceccarini; di Athos Crudi e Assunta Protti che sostennero economicamente la costruzione; di Vincenzo Fabbri, membro della segreteria sindacale negli anni ‘70; di Franco Pesaresi (Segretario della Camera del Lavoro di Riccione dal 1975 al 1978); di Terzo Pierani (Segretario della Camera del Lavoro dal 1969 al 1974 e Sindaco di Riccione dal 1975 al 1991); di Tiziano Solfrini (sindacalista dal 1959 al 1964 e pubblico amministratore); di Ines Tomassoni, figlia di Giuseppe, tra i costruttori della sede; di Massimo Fusini (membro della Segreteria confederale che si è occupato del contenzioso con il Comune e l’acquisto della nuova sede).

In una scheda Silvana Cerruti ha ricostruito anche la sequenza dei segretari della Camera del Lavoro di Riccione: Antonio Pin, Primo Bilancioni, Quarto Bronzetti (1956-1968), Terzo Pierani (1969-1974), Franco Pesaresi (1975-1978), Loris Castiglioni (1979-1981) come coordinatore della zona Valconca con sede operativa a Riccione. Dal 1981, a seguito di una riorganizzazione delle strutture sindacali a livello nazionale, Riccione diventa una sezione della Camera del Lavoro di Rimini.
Ancora Urbinati: “In tempi nei quali la politica ha cancellato dalla propria narrazione il lavoro e con esso molti diritti delle persone, proprio ora c’è bisogno di una presenza forte della CGIL che con la propria azione rimetta al centro il lavoro ed i diritti di tutti i lavoratori”.

Paolo Zaghini