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Greta come Giovanna d’Arco, ma nessun rogo la toccherà


29 Settembre 2019 / Lia Celi

Troppo giovane, esibizionista, manovrata dagli adulti, malvestita, debole di mente, seguita solo per moda, dovrebbe trovarsi un fidanzato ma è troppo bruttina, e si sfoga sostenendo cause più grandi di lei. Oppure eroica, innocente, spirito fortissimo racchiuso in un corpo piccolo e fragile, lingua pura attraverso cui parla la verità, e che riesce a farsi ascoltare dai potenti.

Stiamo parlando di Greta Thunberg e delle reazioni e dei sentimenti contrapposti che suscita? Sì e no. Sì, perché tutte le cose di cui sopra sono state dette anche di Greta Thunberg, no, perché quel doppio corredo di critiche e sospetti da un lato, di lodi e ammirazione dall’altro, è stato inaugurato quasi ottocento anni fa, con un’altra ragazzina straordinaria e divisiva, non svedese ma francese, di nome Giovanna d’Arco, poi canonizzata.

Aveva sedici anni, la pulzella di Orléans, quando intraprese la missione di rianimare e incoraggiare l’esercito francese contro gli inglesi che occupavano la sua terra. Vestì elmo e corazza, impugnò la spada e combatté in prima linea trascinando i suoi compatrioti contro gli invasori; ma dal suo esercito pretendeva un comportamento ineccepibile, niente saccheggi, niente stupri, ma preghiere e digiuni prima di ogni battaglia.

Una vera rompiscatole, che rimproverava agli adulti la loro vita dissipata, la loro insensibilità e brama di ricchezze, probabilmente con una vocina acuta e un po’ stridula da teenager, che ai grandi dava tanto più sui nervi in quanto alle femmine in genere si chiedeva il silenzio e l’obbedienza.

Secondo gli storici, furono le scarse conoscenze dovute alla difficoltà del fact-checking a polarizzare l’opinione pubblica su Giovanna d’Arco, che vide in lei una santa oppure una marionetta invasata manipolata dai poteri forti.

Oggi conosciamo tutto di Greta, i media tradizionali e social ci raccontano le sue giornate, i suoi viaggi, i suoi incontri con i leader mondiali, eppure ci spacchiamo ugualmente fra paladini della piccola svedese e chi, come la giornalista Maria Giovanna Maglie, la metterebbe sotto con la macchina.

Fact checking o no, non siamo molto diversi dagli uomini del XV secolo. Oggi come ieri siamo sensibili al carisma antico e possente della vergine ispirata, che rifiuta la femminilità tradizionale e consacra la sua purezza alla salvezza del suo popolo o dell’umanità.

Sono corde sempre presenti nell’inconscio collettivo, e risuonano in contesti diversi – la guerra dei Cent’Anni, l’emergenza climatica – ma con le stesse vibrazioni. L’unica differenza, enorme, è che nessuno accenderà mai il rogo ai piedi della pulzella di Stoccolma, come avvenne per Giovanna d’Arco.

Al massimo si tratta di un rogo metaforico, una fiammata farlocca di contumelie e battute da asilo, come “vieni avanti gretina” e simili. Ma è un tipo di rogo che a Greta non fa nessuna paura. Anche perché, a differenza di quelli veri, non minaccia l’incolumità degli alberi, ma solo quella dei maroni.

LiaCeli