HomeCronacaLe vie del Tantra sono infinite. Ma in Valconca rendono di più


Le vie del Tantra sono infinite. Ma in Valconca rendono di più


6 Ottobre 2019 / Lia Celi

“L’Oriente è l’Oriente, e l’Occidente è l’Occidente, e non si incontreranno mai, finché per il cielo e la terra non arriverà il giorno del giudizio”, diceva Kipling. Ci sono differenze incolmabili, frontiere invalicabili, posizioni diametralmente opposte impossibili da conciliare. E posizioni è il termine più giusto quando si parla di sesso, o meglio dei diversi atteggiamenti che Oriente e Occidente hanno rispetto a quel che si fa nell’intimità.

Per noi, che dai tempi di Pitagora scindiamo anima e carne e teorizziamo che quel che fa male all’uno fa bene all’altra e viceversa, il sesso è solo questione di corpo, anzi, meno c’entra lo spirito più è divertente, e siccome il corpo è meno nobile dello spirito, il sesso è un’attività più o meno disdicevole, riscattata solo dalla funzione riproduttivo-salutistica.

Per la cultura asiatica, con diverse sfumature, l’attività sessuale, nell’armonia di yin e yang, purifica ed eleva lo spirito e moltiplica l’energia psicofisica. Ma c’è un ma: per beneficiare al massimo degli effetti tonificanti dell’amore il maschio deve ritardare il più possibile l’orgasmo. Se poi lo evita proprio, è il top. E’ il famoso sesso tantrico praticato, si dice, da Sting, anche se i leggendari coiti di quattro ore pare fossero una leggenda di cui rideva lo stesso Sting – più che una leggenda, diciamolo, una noia tremenda, perché non c’è attività, per quanto piacevole, che eseguita per quattro ore filate non diventi una fragorosa rottura di maroni.

Ma torniamo al tantra: una delle tecniche per raggiungere questo obiettivo è il massaggio «lingam», praticamente una frizione eseguita per mezzo di una donna nuda che ti si strofina addosso tipo guanto di crine – la specialità offerta dai centri massaggi gestiti in varie regioni d’Italia dalla coppia di foggiani arrestata nei giorni scorsi per sfruttamento della prostituzione.

In realtà, malgrado i nomi in puro sanscrito dei vari centri, di cui uno a San Giovanni in Marignano, il massaggio indù era contaminato col noto «massaggio romantico» proposto dalle professioniste cinesi, che probabilmente non ha nulla a che fare con le raffinate arti amatorie delle cortigiane del Celeste Impero.

Si tratta sempre di variazioni in salsa esotica sul tema della pugnetta, il grado zero dell’intrattenimento sessuale, l’equivalente dell’uovo sodo in campo erotico. Eppure i gestori erano riusciti a convincere le operatrici che non erano volgari squillo, macché! Loro somministravano un vero massaggio tradizionale indiano il cui unico obiettivo era riattivare i chakra, anche se gli appuntamenti con i clienti venivano fissati attraverso numeri di cellulare diffusi su siti di escort.

Le vie del tantra sono infinite, ma a quanto pare in tutta questa storia l’unico liquido che veniva trattenuto era il denaro, nelle tasche dei foggiani, che si tenevano il 60 per cento degli incassi lasciando meno della metà all’ingenua baiadera. Chissà cosa ne direbbe Sting.

Lia Celi