Home___primopianoLa Madonna della Misericordia mi ha sorriso e strizzato l’occhio

Ho voluto, all’indomani delle ultime elezioni politiche, recarmi alla chiesa di Santa Chiara


La Madonna della Misericordia mi ha sorriso e strizzato l’occhio


16 Giugno 2023 / Enzo Pirroni

A proposito della Madonna di Trevignano che lacrima sangue ogni tre del mese, ho voluto, stando nel nostro “particulare”, limitarmi a scandagliare ciò che di miracoloso è accaduto a Rimini.

Un dipinto di Lorenzo Pasinelli raffigurante la Madonna (ora allo Schloss Liechtenstein di Vaduz) è indirettamente all’origine di tutta una serie di miracolose immagini mariane riminesi”, scrive Pier Giorgio Pasini nel suo interessantissimo “Arte e storia della Chiesa Riminese”. L’immagine di questa languida Vergine venne poi utilizzata da altri artisti. Domenico Bonavera la riprodusse attraverso un’incisione che molto probabilmente servì per la realizzazione di “un mediocre dipinto settecentesco conservato a Rimini in casa Parri, considerato il ritratto della Beata Vergine nell’aspettazione del parto”. 

Nel 1730 anche Giovan Battista Costa realizzò un’ulteriore copia. 

Il lavoro gli era stato commissionato dalla confraternita di san Girolamo ed allorché nel 1796 il quadro cominciò a dar “segnali miracolosi”, il pittore riminese Giuseppe Soleri Brancaleoni, volle far dono ad una sua sorella monacatasi presso il convento delle Clarisse, di un fedele rifacimento della “meravigliosa” immagine. Il “quadretto” fu, nel 1810, esposto nel Santuario della Madonna della Misericordia, il luogo di culto che tutti i riminesi indicano col nome di Santa Chiara. Incredibile est dictu, le tre immagini riprodotte dall’originale dipinto di Lorenzo Pasinelli si rivelarono, in tempi diversi, miracolose: “hanno mosso gli occhi, le prime due alla vigilia dell’invasione francese, (20 luglio 1796) l’altra subito dopo la caduta della Repubblica Romana” (12 maggio 1850). 

Il prodigio ha sempre avuto ed ha sicuramente la capacità di coinvolgere determinati individui attraverso una rappresentatività elementare di fronte alla cui intemporalità, per qualsiasi manifestazione: un frammento del mondo esterno, un grido, il tonfo prodotto da un sasso lanciato in uno stagno, lo stormire delle fronde mosse dal vento, un fragore di ruote, il rumore di catene, schiocchi di frusta, fievoli lamenti di fanciulli, si produce un incantesimo, una magia. Spettri partoriscono spettri. Sui crocicchi, ai bivi, nelle vicinanze di ponti, si elevano le edicole (diminutivo di aedes, voce dotta latina significante tempio ma anche dimora sacra) contenenti statue o ingenue pittografie  di immagini religiose. Per toccare alla grossa alquanto delle numerose leggende che si addensano attorno a codesti luoghi va detto che “all’origine del simulacro è l’immagine mentale”. 

Allorché il simulacro s’impossessa della ragione allora la disponibilità al rischio diventa assoluta e può davvero succedere di tutto. Forse non è giusto ridurre la religiosità popolare a mero “sonno della ragione” o ad isteria collettiva o a disposizione idolatrica, ma è un fatto accertato che i viandanti d’un tempo, quando le notti erano buie e le strade desolatissime (i contesti colorano fortemente le emozioni), erano disposti ad accogliere qualunque rivelazione, qualunque prodigio li potesse sedurre.

La maraviglia si può associare più con la paura che con la razionalità ed il mistero aiuta a definire l’inconoscibile, tutto ciò che non si riesce a catturare con la riflessione. Anche la maraviglia (così come l’orrore e la credulità) ha dunque una propria storia. E’ una storia che corre su incerti binari poiché i fatti sono oscuri, contraddittori, smozzicati e l’uomo in queste sue visioni notturne ritrova (ritrovava) due sue caratteristiche ancestrali: la fragilità del proprio corpo e la potenza della spiritualità.

Il bivio, il crocicchio divengono i luoghi di un’assenza, punti misterici tra parola e silenzio e la visione da altro non è prodotta se non da uno sguardo che, sulla soglia oscillante della scelta, (andare, stare, ritornare, farsi coraggio, fuggire), va ricercando un segno sfuggente, una conferma capace di giustificare l’enorme carico di disumanità accumulato nel tempo.

Aveva scritto Kierkegaard in “Malattia mortale”: “Non sapete che l’essere cristiani è l’inquietudine più alta dello spirito? E’ l’inquietudine dell’eternità, un continuo timore e tremore, acuito dal trovarsi in un mondo perverso che crocifigge l’amore?”.

Mia nonna materna che era nata nel 1881, raccontava che sul finire del 1917, in seguito alla disfatta di Caporetto, le donne angosciate per la sorte dei loro uomini impegnati al fronte, nella mestizia di una campagna desolatamente incolta, al fioco barlume di fumosi ceri, si recavano in corteo, tra confusione di canti, avemarie e paternostri alla Madonna di Saiano (la pittoresca chiesetta costruita in cima ad un masso erratico sul letto del Marecchia, proprio davanti a Pietracuta) e quivi giunte si prostravano (l’is miteva cul rett e d’ingatun)  di fronte al dipinto della Vergine, la quale batteva gli occhi, piangeva e talvolta parlava, e imploranti le chiedevano: “Quando finirà la guerra?”. La Madonna rispondeva, con voce sottilissima e lontana: “Presto!”.

Il parroco, o prevosto o curato di Pietracuta, credo si chiamasse don Cambriani, uomo sospettoso, arroccato nella solitudine del proprio egoismo e per natura poco incline alla credulità, fece cessare l’indegna pagliacciata nel momento in cui si scoprì che dietro la venerata immagine si nascondeva, celata sotto un baldacchino di velluto a damascati ricami, una bambina della quale, ancor oggi ricordo il nome: la Tina ad Buschin. 

Saiano

I cristiani abitano come pellegrini nella caducità” e il miracolo ha il potere di contraddire una religiosità del provvisorio. Ho voluto, all’indomani delle ultime elezioni politiche, recarmi alla chiesa di Santa Chiara, e pur con tutto il mio scetticismo, mi son posto d’innanzi alla prodigiosa immagine della Vergine che in occasione di eventi luttuosi, drammatici, storicamente e  politicamente funesti, aveva mosso gli occhi. Qui con il cuore puro e “pien d’angoscia” per lungo tempo sono restato in attesa di un qualsiasi segno. Non è successo nulla. Forse, ciò che dico potrebbe essere il frutto di una pura suggestione, mi è parso di captare un sorriso ed una fulminea strizzatina d’occhio. Questa volta la Madonna non aveva avuto dubbi, si era schierata in letizia con la parte vincente. 

Enzo Pirroni