HomeCulturaSi chiude la saga della Rimini noir di Vignali, pronta per diventare una fiction


Si chiude la saga della Rimini noir di Vignali, pronta per diventare una fiction


10 Gennaio 2021 / Paolo Zaghini

Gino Vignali: “Come la grandine. Autunno” –  Solferino.

Arriva a conclusione (almeno a quello sin qui annunciato da Gino Vignali, milanese ma riminese d’adozione) il ciclo di avventure della bellissima vice questore di Rimini Costanza Confalonieri Bonnet, a capo della Squadra mobile. Che vive in una suite al Grand Hotel e ha come amante il Sindaco Riccardo Milani. Dopo “La chiave di tutto” (2018), “Ci vuole orecchio” e “La notte rosa” (2019), tutti editi da Solferino, Vignali con “Come la grandine” chiude una irresistibile saga, disegnando un’avventura “senza un attimo di tregua, tra criminali moderni e antichi tesori, sullo sfondo di una Rimini autunnale che chiusa la stagione turistica si ammanta di fascino e mistero” (così recita la bandella del volume).

La storia si apre con la grande festa al Grand Hotel che darà l’avvio alle celebrazioni per il centenario della nascita di Federico Fellini. “Attrici, attori, registi, produttori di tutto il mondo hanno occupato le stanze dell’albergo”.

“Ci sono voluti mesi per organizzare l’evento, ma Rimini non poteva certo lasciarsi sfuggire l’occasione di essere contemporaneamente protagonista e regista delle manifestazioni che, a partire da questa serata, si terranno poi in ogni angolo del mondo, dalla California al Giappone, per più di un anno, Federico Fellini non ha patria”. Effettivamente doveva essere così nel 2020, invece la pandemia di Covid-19 ha sconvolto ogni programma su Fellini in tutti i paesi del mondo.

Al termine della serata Jack La Russa, “il più potente e ricco produttore di Hollywood” (ogni riferimento alle vicende reali di Harvey Weinstein è casuale, e chi lo pensa pensa male!), è ucciso. Lasciamo la descrizione del ritrovamento al vice sovrintendente Emerson Leichen Palmer Balducci, di Corpolò e membro della squadra di Costanza Confalonieri Bonnet: “Brutta storia, dottoressa, diobò che brutta storia. Sono entrato nella camera del produttore ma ho dovuto scappar via subito per non dare di stomaco”. “Era così brutto?”. “Ah dì, era legato al letto come il quattro di bastoni e l’asso gliel’hanno tagliato e ficcato in bocca. Tutto intorno tanto di quel sangue come neanche nei film di Rambo!”. “E tutto questo al Grand Hotel?”.

Non vogliamo svelare il succedersi degli avvenimenti togliendo il divertimento ai lettori, ma l’assassina è una killer messicana (soprannominata “Bloody Pilar”, Pilar la Sanguinaria) mandata a Rimini da un capo dei narcotrafficanti che doveva vendicare un’offesa recata alla figlia (non il fatto che questa avesse fatto l’amore con Jack La Russa, quanto invece perché questi non l’avesse fatta partecipare come attrice ad un film).

In questo libro Vignali chiama in aiuto del vice questore prima la DEA americana, l’agenzia di lotta al traffico degli stupefacenti, poi i Carabinieri della Tutela del patrimonio culturale, ma soprattutto non ci fa mancare il brivido di uccisioni a ripetizione nella nostra città.

Va detto che Rimini è ormai considerata dai giallisti un’ottima location per i loro libri. Sono ormai numerosi gli autori che ci hanno appassionato con le loro storie gialle riminesi in questi ultimi anni, ma insomma da cittadino riminese questa molteplicità di morti sparsi ovunque un po’ mi disturba e un po’ mi fa sorridere. Addirittura mi fa venire il dubbio che i dati del Ministero dell’Interno sulla criminalità nelle città, che vede Rimini piazzata sempre ai primi posti, venga fatta leggendo questi romanzi e contando morti e atti criminosi che qui vengono narrati. Mah!

In ogni caso la nostra vice questore, oltre a dover risolvere il caso dell’uccisione di Jack La Russa, si trova di fronte ad altri quattro omicidi. Tutti appartenenti allo stesso nucleo famigliare. Tutti uccisi per nascondere le tracce del ritrovamento di uno straordinario tesoro, quello di Giulio Cesare accumulato nel corso della campagna di Gallia e nascosto prima di attraversare il Rubicone con i suoi legionari per conquistare Roma.

Costanza rischia anche lei la vita a causa di un attentato per toglierla di mezzo, ma la soluzione arriva nel corso del viaggio di nozze dei suoi agenti, Emerson Leichen Palmer Balducci con Cecilia Cortellesi, nel Bahrein. Qui rintracciano il tesoro sparito che doveva servire ad un emiro per attirare l’attenzione del mondo sull’inaugurazione del Julius Caesar’s Palace di Manama, considerato l’hotel più lussuoso del mondo.

La vena comica, Vignali non la perde mai. In ogni riga si può trovare la battuta (spesso usata per stuzzicare i vizi e la parlata di noi romagnoli): l’agenzia di viaggi si può chiamare semplicemente “Azonzo Travel”; “per un normo maschio dell’entroterra romagnolo l’amicizia tra un uomo e una donna più che impossibile è contro natura”; “Rimini con i suoi 150.000 abitanti, è una città che come taglia abitualmente porta la medium che però d’estate si allarga fino all’extra large e in novembre si restringe alla small”; “preservare e difendere i valori su cui si fonda da che mondo è mondo la cultura di Romagna, cioè, i motori, il calcio e la patacca”.

Mi domando infine se Vignali paga nei locali di Giuliano Canzian, perché nei suoi romanzi riminesi i protagonisti vanno sempre a mangiare al “Nud e Crud” nel Borgo San Giuliano o “Dallo Zio” all’Arco d’Augusto.

La saga diventerà una serie tv; anzi fin dall’inizio, a detta dello stesso autore, era stata pensata per diventare una fiction. Ritardato dalla pandemia di Covid-19 il ciak d’inizio delle riprese da parte della Eagle Pictures. Quattro libri, otto puntate. Ma a tutt’oggi rimane il grande dubbio di chi sarà ad interpretare la bellissima vice questore Costanza Confalonieri Bonnet ed il suo amante il Sindaco Riccardo Milani. Vignali dice: “Io lo so”, ma non ce lo dice. E in questi giorni ha rivelato invece che in primavera i quattro volumi saranno allegati al Corriere della Sera.

Paolo Zaghini