Home___primopianoPaolo Pacini chiude il ristorante di Montebello: “E’ ora di riposarsi”

Era stato aperto nel 1962 dal padre Narciso: "La salute non mi permette di andare avanti, se qualcuno ha voglia di lavorare il locale è pronto"


Paolo Pacini chiude il ristorante di Montebello: “E’ ora di riposarsi”


10 Marzo 2024 / Redazione

“Ebbene sì a distanza di 6 mesi devo sottopormi ad un nuovo intervento dopo cuore, l’emorroidi.. ora la spalla che mi terrà fermo per 3 mesi. Dopo 2 anni d’inferno prima con problemi di Ernie discali presi calmati e fatto infiltrazioni per arrivare fino alla fine dell’estate scorsa, è arrivato il momento di prendersi del riposo. Abbiamo deciso dopo un periodo di molte riflessioni di chiudere l’attività”.

E’ l’annuncio sui social di Paolo Pacini, che assieme alla moglie Marinella conduceva il ristoramte Pacini nel borgo medievale di Montebello. Uno dei templi della cucina tradizionale romagnola, piatti fatti in casa e prezzi modici oltre a un’impareggiabile vista sulla Valmarecchia che si può godere dalle finestre e dal terrazzo.

La Valmarecchia vista dal ristorante

“Alla morte improvvisa di mio padre nel novembre 1980 – racconta ancora Paolo Pacini – sono passato in prima persona, avevo 22 anni, con i miei fratelli mia moglie e mia madre a capo del Ristorante realizzato nel lontano 1962 dai miei impavidi genitori lungimiranti nel vedere potenzialità su Montebello, all’epoca non vi erano servizi e strade agiate per arrivare. Direi che se fosse riuscito a vedere dove è arrivato il locale ne sarebbe stato molto orgoglioso. Purtroppo l’età, gli acciacchi e la mancanza di reperire personale ci ha portato a questa decisione. Un saluto e un abbraccio a tutti i nostri clienti”.

Da qualche anno Paolo Pacini, 66 anni l’estate prossima, è perseguitato da problemi di salute che lo hnnoa constretto a lavorare a intermittenza: “Prima un’operazione al cuore, soffro di una malformazione congenita. Poi le ermie e ultimamente un altro intervento alle emorroidi provocate dai farmaci che avevo dovuto assumere. E fra poco dovrò operarmi di nuovo per alla spalla e con la riabilitazione dovrò stare fermo almeno tre mesi. Dovendo chiudere e poi riaprire, nel tempo abbiano perso il personale e non si riusciva a rimpiazzarlo. Siamo solo io e mia moglie, non ce la facciamo. Dopo l’ultima chiusura a S. Stefano ci siamo detti ‘basta”. Del resto il motorino a 14 anni me lo son comprato con le mance dei clienti; anche se mi dispiace, credo di aver lavorato abbastanza”.

Il ristorante era nato nel 1962 da una idea di Augusta e Narciso Pacini, genitori di Paolo, “per dare vita a questo piccolo borgo che stava per scomparire”, come ricorda il figlio con orgoglio, magari temporaneamente. Il locale negli anni ha subito dei cambiamenti di ristrutturazione, ma mantenendo sempre le sue caratteristiche di cucina tradizionale e prodotti del territorio.

E ora il locale che fine farà? “Se qualcuno lo vuole, basta girare la chiave ed è pronto per lavorare. C’è anche un piccolo appartamentino dove ora sta mio figlio ma che presto lo libererà, appena sarà pronta la casa che sta sistemando. Per una famiglia che vuol fare casa e bottega è l’ideale”.