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Il libro di Annamaria Gradara "La storia di Rimini. Dalla preistoria ai giorni nostri"


Rimini dalla preistoria a oggi in 200 pagine


9 Aprile 2023 / Paolo Zaghini

“La storia di Rimini. Dalla preistoria ai giorni nostri” A cura di Annamaria Gradara – Typimedia Editore.

Il nuovo libro di Annamaria Gradara, dopo quello su Fellini (“Almanacco Fellini” Edizioni Sebinae, 2021), giornalista del Corriere di Romagna, è per molti versi straordinario. In 200 pagine Gradara è riuscita a costruire un buon repertorio delle vicende di Rimini (eventi, personaggi, turismo, cultura) dalla preistoria ad oggi. Suddiviso in dieci capitoli cronologici, l’autrice ci fornisce date e nomi che hanno segnato la storia della nostra Città. Lo fa con ottima penna dandoci un testo leggibile e godibile. Facilmente consultabile quando si è alla ricerca di una informazione. Insomma un libro da tenere a portata di mano da parte di tutti coloro che, come me, spesso hanno bisogno di avere velocemente dati locali che Wikipedia non ci fornisce.

Nella Prefazione l’editore Luigi Carletti scrive: “Fondata nel 268 a.C. dai Romani, l’antica ‘Ariminum’, città sul Marecchia, deve alla sua area geografica una naturale vocazione a essere crocevia di traffici, di scambi e quindi di interessi rilevanti. Questo ne ha fatto un centro nevralgico e strategico lungo tutti i secoli che vanno dall’epoca romana fino ai giorni nostri”.

Ottimo il primo capitolo dedicato alla nostra preistoria, con tutti i dati sulle straordinarie scoperte effettuate dall’inizio degli anni ’70 con il rinvenimento dei giacimenti di fossili lungo il Marecchia, che rese possibile “per la prima volta vedere l’ambiente riminese di tre milioni di anni fa”.

Poi i capitoli dedicati all’epoca romana (con grande attenzione alla costruzione delle tre grandi strade che ci rendono uno snodo fondamentale, ancor oggi, del centro Italia: la Flaminia nel 220 a.C. da Roma a Rimini, l’Emilia nel 187 a.C. da Rimini a Piacenza, la Popilia nel 132 a.C. da Rimini a Ravenna e Aquileia); al periodo Malatestiano (i Malatesta “affermano il proprio potere su Rimini dalla fine del XIII secolo quando Malatesta da Verucchio sconfigge la fazione ghibellina e assume il controllo della città”); alla sovranità dello Stato Pontificio (“un cambiamento radicale si compie con l’arrivo del nuovo secolo, il Cinquecento, quando termina il dominio malatestiano sulla città e inizia quello dello Stato Pontificio, destinato a durare tre secoli”).

Il Seicento è segnato dalla storia dell’unico e vero filantropo della nostra Città: Alessandro Gambalunga che donò a Rimini la Biblioteca Gambalunga, la prima biblioteca pubblica in Italia fondata da un laico, e dall’attività del pittore Guido Cagnacci (1601-1663). Il Settecento vede l’attività del medico, naturalista e archeologo, Giovanni Bianchi (Iano Planco1693-1775) e dei suoi allievi, fra cui l’abate Giovanni Antonio Battarra (1714-1789). Poi arrivano le truppe napoleoniche che il 4 febbraio 1797 occupano Rimini. Infine “il 5 febbraio 1860 il Consiglio Comunale vota l’annessione al regno di Sardegna e l’11 marzo un plebiscito lo conferma. Si apre una nuova storia”.

I quattro capitoli finali, dal 1860 ad oggi, ricostruiscono i numerosi avvenimenti di questi ultimi 160 anni. Ma il focus rimane incentrato sulla nascita, sviluppo, crisi e rinascite del turismo riminese a partire da quando il 30 luglio 1843 era stato inaugurato lo “Stabilimento Privilegiato dei Bagni di Mare” realizzato dai giovani conti Ruggero e Alessandro Baldini, affiancati dalla madre contessa Maria Belmonte e dal precettore Claudio Tintori.

Nel 1861 Rimini conta 33.000 abitanti, che arriveranno a 50.000 a fine secolo. “Il quadro politico dopo l’Unità d’Italia si presenta diviso in due fronti: da una parte garibaldini, repubblicani e democratici e dall’altra liberali, conservatori e moderati. Alle elezioni politiche del 1865 la Sinistra riminese al debutto prevale – unico caso in Romagna – sulla Destra costituzionale”.

Sono poi ricostruiti gli avvenimenti del ventennio fascista, la distruzione della Città sotto le bombe degli aerei alleati, il movimento partigiano, la rinascita di Rimini dalle macerie. “Dobbiamo sentirci come pionieri del West, creare il mito della città nuova, esorta il comunista Renato Zangheri durante una riunione”. E poi, a 27 anni, diventa Sindaco Walter Ceccaroni il 9 novembre 1948 che lo rimarrà sino alle elezioni del 1970, “il sindaco della ricostruzione e della rinascita di Rimini”.

Nell’ultimo capitolo c’è la storia della Isola delle Rose (1968), dei locali l’Altromondo (1967) e il Paradiso (1970), il Rimini in serie C (1976), la bidonata del dono a Federico Fellini (1983), le mucillagini (1989), la nuova Fiera (2001), il Psbo (il nuovo sistema fognario) (2011), la riapertura del Teatro Galli (2018), l’inaugurazione del Museo Fellini (2021).

Il 7 ottobre 2021 diventa Sindaco Jamil Sadegholvaad. “Servizi pubblici decentrati, case della salute, nuovi plessi scolastici, sono alcuni degli obiettivi per la Città del futuro in risposta ai nuovi bisogni di una comunità che conta oggi più di 150.000 abitanti – una soglia superata per la prima volta nel 2018 – e che durante la stagione estiva arriva anche a quadruplicare (…). Una scommessa importante si gioca anche sul piano della cultura, con investimenti che interessano i palazzi dell’Arte e il Museo della città (…). Rimini prova così a promuovere un turismo di matrice culturale che possa integrarsi con quello prevalente di tipo balneare. E poi c’è una nuova sfida, quella della candidatura a Capitale europea della Cultura 2026”.

Naturalmente mancano tante cose in questo repertorio cronologico di Rimini: c’è poca economia se si esclude il turismo, nulla sulle organizzazioni sindacali, molto poco sui partiti politici, per nulla citata l’esperienza di decentramento dei Consigli di quartiere e così via. E tanto altro si potrebbe aggiungere. Ma quello che conta è l’insieme del quadro storico che ci viene fornito che farà di questo libro un utile strumento di lavoro per tutti coloro che si dovranno occupare di Rimini nel futuro.

Paolo Zaghini