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Ma Alice sulle nostre spiagge non c’è più


26 Agosto 2018 / Lia Celi

A Lewis Carroll, l’autore di Alice nel Paese delle meraviglie, piaceva fotografare le belle bambine, quasi sempre vestite, e comunque con il consenso dei genitori, che spesso erano suoi amici. Ma nemmeno nell’Inghilterra vittoriana, quando l’età del consenso era fissata a dodici anni (e la proposta di elevarla a sedici fu respinta dai probi gentiluomini che evidentemente non trovavano nulla di male nell’avere rapporti sessuali con bambine impuberi) la fissazione di Carroll passò inosservata, e se non gli costò una denuncia per pedofilia, reato che allora non esisteva, gli procurò una fama equivoca, malgrado le sue accertate relazioni con donne adulte.

Certo, non rischiò mai il linciaggio, a differenza del 61enne che la scorsa settimana si aggirava nei bagni di Marina Centro fotografando di nascosto bambine in costume con il suo cellulare. Nella memoria del cellulare la polizia ha trovato 220 scatti, una cospicua collezione radunata nel lasso di tempo che a Carroll serviva per realizzare una sola fotografia, e con tutto il garantismo del mondo è proprio difficile trovare motivazioni caste nel safari lolitesco dell’uomo.

Che non sarà certo l’unico adulto a frequentare la spiaggia per procurarsi materiale fresco per le proprie ripugnanti fantasie o, peggio, per le fantasie di sconosciuti in rete. Forse è solo quello che non è riuscito a non farsi notare: a quanto pare il tizio fingeva, in modo non abbastanza convincente, di essere immerso in una telefonata-fiume, quando in realtà puntava la sua videocamera su visetti e corpicini acerbi.

Viene da pensare che sia una tattica diffusa, quindi, signori d’età matura, se state davvero facendo telefonate-fiume in spiaggia e non volete ritrovarvi circondati da un capannello di genitori che si scrocchiano le dita guardandovi male, d’ora in poi fareste bene ad appendervi sulla schiena un cartello con la scritta “non sono un pedofilo, sto davvero telefonando (poi vi mostro la mia gallery)”.

Ma se l’età del consenso ai giorni nostri si è alzata rispetto all’Ottocento, si è decisamente abbassata quella del topless. I giornali riferiscono che le bimbe fotografate non portavano «la parte superiore del costumino», cioè indossavano solo lo slip, com’è naturale a un’età in cui dalla vita in su non c’è niente da coprire e un top è solo un fastidioso e prematuro scimmiottamento del costume «da donna».

Oggi che le bambine portano civettuoli bikini fin dalla culla, però, il loro torace smilzo ha perso l’innocenza e una piccolina di cinque anni che sgambetta sulla sabbia senza quel reggi-nulla può attirare lo sguardo e la videocamera dello sporcaccione di turno. E gli sporcaccioni di oggi non sono neanche in grado di scrivere Alice nel Paese delle meraviglie.

Lia Celi www.liaceli.it