Home___primopianoSe facciamo più figli e li chiamiamo come i tuoi poi ce lo fai il bonifico?

Il primo a lanciare una campagna pro-natalità fu un certo Augusto nel 19 a. C. e dovremmo sapere come andò a finire


Se facciamo più figli e li chiamiamo come i tuoi poi ce lo fai il bonifico?


17 Dicembre 2023 / Lia Celi

«Italiani, fate più figli»: è un invito che risuona nella penisola da oltre duemila anni. Per la precisione, fin dai dai tempi di Ottaviano Augusto, il primo a lanciare una campagna pro-natalità, nel 19 a. C. Molto innovativa, a suo modo: la lex Iulia de maritandis ordinibus, che incoraggiava matrimoni e nascite, premiava le mogli prolifiche con l’esenzione della tutela maritale, dando loro la possibilità di gestire liberamente i propri beni. Non con bonus bebè, come i nostri governi, né con una medaglia e cinque lire (quindici se il bebè si chiamava Vittorio, Benito, Italia, Arnaldo o con altro nome patriottico), come fece Mussolini. La donna romana che partoriva almeno tre figli diventava padrona di se stessa, non più soggetta a un uomo, il massimo riconoscimento in una società ultra-patriarcale. Purtroppo l’imperatore accompagnò la legge pro-nascite con un’altra disposizione che vietava i matrimoni fra classi differenti e puniva duramente gli adulteri: i romani e le romane si ribellarono a questa invasione della loro vita privata e cercarono di svicolare in tutti i modi. Soprattutto le matrone, che pur di non dover sottostare alle leges Iuliae si iscrissero in massa nei registri delle prostitute, per le quali le norme non valevano.

Una ricerca innescata da TikTok dice che sono soprattutto i maschi a pensare all’impero romano, almeno una volta al giorno – in città come Rimini i dati sono falsati dalla convivenza quotidiana con monumentali vestigia di imperatori, che obbligano uomini e donne a pensare all’antica Roma anche nei più banali spostamenti quotidiani –, ma nessuno ci pensa mai quando serve, cioè quando l’esperienza della più grande organizzazione sociopolitica del mondo antico potrebbe insegnare qualcosa.

Ai nostri governanti così preoccupati per il calo demografico, ad esempio, gioverebbe riflettere che se ha fatto cilecca Augusto, un imperatore che esercitò un potere immenso per quarantun anni, sarà difficile che ci riesca Giorgia Meloni, porella, quella che chiede più nascite e al tempo stesso aumenta l’Iva sui pannolini e taglia i fondi per la costruzione di nuovi asili.

Ancora più difficile se affida il messaggio «fate più figli» a Elon Musk, ospite d’onore ad Atreju, la kermesse italofraterna che quest’anno si è intitolata “il Natale dei conservatori” (per inciso, i conservatori erano quelli che 2023 anni fa a Betlemme chiudevano le porte in faccia a una coppia di forestieri, lei incinta, che cercavano un ricovero; conservatori quelli che trentatré anni più tardi avrebbero invocato la crocefissione del “sovversivo” Gesù). Il padrone di Tesla e di X si è presentato ad Atreju tenendo in braccio uno dei suoi undici figli (il nome del bambino, per la cronaca, è X Æ A-12. Non è un refuso, lui i figli li chiama con i codici tipo elettrodomestico) e ha invitato gli italiani a riprodursi con più impegno, perché vuole aprire aziende nel nostro Paese, ha bisogno di lavoratori e gli immigrati non bastano.

Ora, pensare che un miliardario sudafricano-americano con un patrimonio di oltre cinque miliardi di dollari possa essere il testimonial più efficace per stimolare la nostra gioventù a fare figli è, fantozzianamente parlando, una boiata pazzesca. Stiamo parlando di uno che può decidere domattina di farsi un viaggetto su Marte senza che le sue finanze ne risentano. La maggioranza degli italiani e delle italiane in età fertile si sbatte fra bollette, lavori precari, case che non ci sono e asili che non ci saranno mai, pediatri fantasma e pannolini sempre troppo cari. Quasi il 30 per cento dei minori vive in condizione di povertà ed esclusione.

E allora facciamo una controproposta a Musk: se ribattezziamo i bambini poveri con nomi che somigliano alla schedina del Totocalcio, come piace a lui, il generoso tycoon pro-vita potrebbe almeno fargli un bonifico, rinnovando i premi mussoliniani? Vista la sua calorosa simpatia per gli eredi di Benito, magari ci fa un pensierino.

Lia Celi