Home___primopiano200 anni fa nasceva l’ingegner Urbani: progettò la nuova Rimini balneare ma per lui neppure una via

Furono sue opere il Kursaal, Villa Solinas e la Piattaforma, ma anche il Cimitero monumentale e l'Edicola di via Dario Campana


200 anni fa nasceva l’ingegner Urbani: progettò la nuova Rimini balneare ma per lui neppure una via


18 Novembre 2023 / Stefano Cicchetti

Il 22 novembre ricorre il duecentesimo anniversario della nascita di Gaetano Urbani, l’ingegnere cui si deve la prima Rimini balneare: fu lui a progettare il Kursaal, i villini della marina  più belli a iniziare da Villa Solinas, la Piattaforma. Eppure Rimini non lo ricorda neppure con una via, a differenza degli altri pionieri come Baldini e Tintori, Mantegazza e Murri.

Come annota Giulio Cesare Mengozzi (“Gaetano Urbani ingegnere e patriota”), Gaetano era nato a Rimini da Giovanni Battista e Costanza Bilancioni. Gli Urbani erano una famiglia di notai fin dal XVII secolo, ma l’ultimo rampollo dopo gli studi ginnasiali dal 1844 frequentò all’Università di Bologna i corsi di Matematica e Fisica, laueandosi “dottore in Filosofia e Matematica”. Nel 1848 fu volontario nella 1a Legione Romana che partecipò alla prima guerra di indipendenza agli ordini di Giovanni Durando e Massimo d’Azeglio nella infelice campagna in Veneto dell’esercito pontificio contro gli Austriaci. Si iscrisse poi all’Università di Roma al Corso di perfezionamento in Tecnica Matematica dove fu allievo del già celebre architetto Luigi Poletti, cui com’è noto si deve anche il teatro di Rimini.

Nel 1853 sposò Matilde Mascioli di Spello. Dal 1859 prese di nuovo le armi per l’Italia, Luogotenente della 5a Compagnia della Guardia Nazionale. “Nello stesso tempo collaborava con l’ing. Biagio Schiedi per la manutenzione delle strade provinciali e sempre nello stesso anno sposava in seconde nozze la concittadina Maria Tosi”. “Nel 1862 gli veniva affidato l’insegnamento di materie tecniche agli allievi del Ginnasio. E’ inoltre questo l’anno in cui unitamente all’ex suo maestro Luigi Poletti restaurò la Cappella della B.V. della Pietà nel Tempio Malatestiano, restauro discusso dai posteri, ma l’Urbani disegnò uno splendido cancello, ahimè divelto e disperso negli eventi bellici dell’ultimo conflitto”, scrive ancora Mengozzi. Dal 1864 è ingegnere aggiunto all’Ufficio Tecnico Comunale; quattro anni dopo sarà Ingegnere Municipale Capo. Fra l’altro, sarà lui a perndersi cura del sistema fognario e  realizzare l’edicola piramidale di via Dario Campana sul pozzo di captazione che alimenta la Fontana della Pigna.

La svolta arriva nell’ottobre 1868, quando entra in qualità di membro nella Commissione comunale “per lo studio di un nuovo Stabilimento Balneare insieme ai conti Ruggero Baldini e Carlo Spina nella ispezione degli stabilimenti balneari delle coste del Mediterraneo, al fine di studiare l’erezione di quello cittadino”. Il 18 aprile 1869  l’ingegnere Gaetano Urbani presenta in nove disegni il progetto del nuovo Stabilimento: “Il progetto dell’ing. Urbani riscuoteva il plauso e il consenso generali e il prof. Paolo Mantegazza, direttore sanitario dei Bagni di Rimini, esaltava e stimolava la realizzazione del centro”.

Come spiega Ferruccio Farina, il vero inventore del turismo a Rimini fu il professor Paolo Mantegazza. Dopo la fondazione nel 1843 per iniziativa di Baldini e Tintori, le cose non erano andate troppo bene per l’innovativo stabilimento balneare di Rimini. Anzi “l’Ostenda d’Itaia” non aveva fatto che accunulare debiti, scontando l’assai carente gestione imprenditoriale dei suoi creatori. Mantegazza, invece, aveva capito molto meglio come andava il mondo. Positivista e fautore della nuova igiene, era anche lui ben convinto delle proprietà curative dei bagni di mare. Ma non lo era altrettanto dell’austero regime ospedaiero impresso dai precursori. Lui riteneva invece che la gioa e il divertimento, la musica e le danze, fossero farmaci altrettanto efficaci del sole e dell’acqua salata. E soprattutto in grado di attirare folle molto meglio disposte nelle località che avrebbero saputo offrirgliele. E’ lui a teorizzare per i luoghi di cura, e praticare con inesausta dedizione, la “vacanza gioiosa”.

Paolo Mantegazza

Per capire il personaggio e come si collocava nella sua epoca, basta leggere, sempre con Farina, l’elenco delle sue opere messe all’Indice dal tribunale dell’Inquisizione con le relative motivazioni: «Elementi d’igiene, propugna il maltusianismo, il libero amore ed elenca gli afrodisiaci; Gli amori degli uomini, saggi di una etnologia dell’amore, narra con verismo gli amori delle popolazioni specialmente selvagge, accetta il divorzio, il libero amore, la poligamia e perfino la poliandria; Fisiologia dell’amore, riduce la vita a funzione fisiologica, poiché non è altro che nutrirsi e generare, bestemmia contro il Cristianesimo, Gesù, la Vergine, la verginità cristiana; Igiene dell’amore, libro materialista, non esclude neppure i postriboli; L’arte di prender moglie; L’arte di prender marito, vogliono libera elezione da ambo le parti, illuminata dalla ragione, garantita dal divorzio; irreligioso. Epicuro II, dizionario delle cose belle, Fisiologia della donna; Fisiologia dell’odio, … riducono le passioni a espressioni geometriche…». Tutti titoli, superfluo ricordarlo, che furono autentici best sellers fra la borghesia del neonato Regno d’Italia, ferocemente anticlericale, fiduciosamete salutista e discretamente godereccia.

Dunque, accanto allo stabilimento Idroterapico, il professor Mantegazza prescrive a Rimini il Kursaal, dove lietamente si fa musica, si danza, si legge e ovviamente si gioca d’azzardo. In mare, pur a settori separati fra uomini e “figlie di Eva”, ci si arriva dalla Piattaforma dalle fattezze esotiche. Per realizzare tutto ciò, il luminare apprezza molto i disegni dell’Urbani. Il Comune di Rimini acquista i bagni di Baldini e Tintori in bancarotta, vi investe la cifra allora colossale di un milione di lire e dà il via libera alla costruzione del Grandioso Stabilimento adottando il piano regolatore dell’Ingegnere Capo.

Villa Solinas

Villa Solinas

E non è certo l’unico cantiere che spunta sulle rive neglette per millenni, dove ben pochi osavano avventurarsi se non per rimediare le “poveracce” e altri frutti donati dalla generosità del mare. Quando non per fini illeciti quali il contrabbando e il saccheggio di relitti. Ora qualcuno nella spiaggia inizia invece a intravedere l’oro e nel 1870 la Cassa di Risparmio affida a Urbani anche la costruzione di uno dei primi villini: Villa Adriatica.

L’ingegnere nel frattempo convince la Civica Amministrazione che la città si deve dotare di un Cimitero monumentale e nella seduta consiliare del 25 agosto 1871 squaderna il progetto di “un portico frontale all’ingresso — nel pubblico cimitero con un famedio centrale e con destinazione ai privati delle arcate laterali”.

Ma non è il camposanto a decretare la fama di Urbani. L’idea di Mantegazza cui l’ingegnere ha dato sostanza funziona a meraviglia e fa rizzare le orecchie in mezza Italia, in primis sulle sponde sabbiose dell’Adriatico. Del 1872 è il rilancio in grande stile del Lido di Venezia, ben dotandolo di aree residenziali e attrezzature di svago. L’anno dopo tocca a San Benedetto del Tronto inaugurare il proprio Stabilimento su palafitte, sfacciatamente imitando la Piattaforma riminese. Fra il 1874 e il ’78 si danno da fare a Porto San Giorgio, Fano, Senigallia. Per non dire naturalmente dei vicini, da Riccione a Cesenatico, da Cattolica a Cervia. Nel 1879 a Pesaro inizia un acceso dibattito per la costruzione di uno stabilimento «degno di un capoluogo di provincia». I disegni dell’Urbani sono un modello per tutti, a volte grazie anche alla generosità dello stesso ingegnere, che consente ai suoi emuli di attingervi liberamente.

La Piattaforma

Gaetano Urbani è ormai una celebrità nazionale. Congratulazioni, medaglie d’oro e d’argento gli piovono da mezza Italia. Ma al culmine del successo, a soli 56 anni, il fato invidioso gli gioca un tiro terribile. Scrive ancora Mengozzi: “Il 30 gennaio 1879 il cavallo del calessino sul quale si trovava, gli pigliava la mano, e lo faceva rovinare a terra recandogli mortale conseguenza”.

Quattro anni dopo il Conune di Rimini decreta di ricordarlo con una lapide apposta sul Grandioso Stabilimento. Tutto scomparso, assieme alla memoria di colui che fu il vero primo artefice della nuova Rimini, quella balneare.

Stefano Cicchetti

(in apertura: il Kursaal di Rimini nel dipinto di Guglielmo Bilancioni)