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Il 13 giugno 1973 quattro ferrovieri persero la vita nello scontro frontale fra due convogli

strage del lavoro a Santarcangelo - articolo di giornale

Quella strage del lavoro di 50 anni fa a Santarcangelo


14 Giugno 2023 / Nando Piccari

Il 13 giugno, in occasione del cinquantenario, FILT CGIL e Camera del Lavoro di Rimini hanno ricordato l’immane tragedia con l’installazione di una targa lungo il Binario 1 della Stazione Ferroviaria di Rimini.
Avendo io scritto i due articoli pubblicati da “L’Unità” in quelle tristi giornate, sono stato invitato a parlare insieme all’Assessore Juri Magrini, che ha portato l’adesione del Comune di Rimini, e al Segretario Regionale della FILT, Massimo Colognese.

Come credo sia successo anche ad altri che l’hanno vissuta, il ricordo angoscioso di quella tragedia mi si è più volte riaffacciato, in occasione delle tante, troppe morti sul lavoro succedutesi negli anni.

È mercoledì 13 giugno 1973 e sono già arrivato nell’ufficio in cui, come in ogni altra sede di Federazione del PCI, arriva nel primissimo pomeriggio “la fissa”. In gergo si chiama così la quotidiana telefonata dalla redazione nazionale de “L’Unità”, per ricevere il testo di un eventuale articolo e l’elenco dei film in programma, mediante dettatura vocale, essendo ancora al di là da venire non solo il computer, ma anche il fax.

Il corrispondente de L’Unità, Enrico Gnassi, è in quei giorni fuori Rimini ed io lo sostituisco volentieri come ho già fatto altre volte, anche per accrescere così i crediti necessari alla mia iscrizione all’Ordine dei Giornalisti.
Ma prima dello squillo del telefono sento quel giorno il suono del campanello al portone d’ingresso. Sono due conosciutissimi ferrovieri, iscritti alla CGIL e al PCI, che con gran concitazione riferiscono di aver appreso di un non meglio precisato scontro mortale sulla linea ferroviaria Bologna Ancona.

I primi dettagli li fornirà di lì a poco un comunicato Ansa, letto il quale telefona il Direttore da “l’Unità” Aldo Tortorella, chiedendo un articolo che, per essere il più aggiornato possibile, venga inviato “fuori sacco”.
È cosi che, sempre nel gergo di quegli anni, si definisce la consegna, a tarda sera al capotreno, di una busta che non entrerà nel sacco con l’altra posta, ma all’arrivo in stazione sarà consegnato a mano ad un incaricato dalla redazione del giornale.

A seguire, alcuni stralci dei due articoli.

«Spaventosa sciagura ferroviaria oggi pomeriggio tra Sant’Arcangelo di Romagna e Rimini: un carrello diesel, che viaggiava lungo la linea Bologna-Ancona, è stato preso in pieno da un locomotore lanciato ad una velocità non inferiore ai cento chilometri orari. A bordo del carrello c’erano otto lavoratori, che avevano passato la mattinata in una piccola stazione, quella di Gambettola, impegnati a riparare dei guasti alla linea e adesso, terminato il turno di lavoro, stavano rientrando a Rimini. Quatto di loro sono morti sul colpo; Luigi Sebastianelli (36 anni), Eugenio Miserocchi (27 anni) , Biagio Boschetti (45 anni) e Nello Montanari (58 anni), tutti sposati e padri di famiglia.
Gli altri quattro – Primo Biagini (53 anni), Dante Metalli (45 anni), Dino Boschetti (43 anni) e Lazzaro Giovannini (41 anni) si sono salvati per puro caso. Erano sul predellino del carrello, praticamente fuori. Quando hanno visto sbucare da una curva il locomotore hanno capito che fosse troppo tardi, così quello di loro che era alla guida ha azionato i freni, praticamente nello stesso momento in cui il macchinista del locomotore ha tirato la «rapida», e si sono lanciati nella scarpata accanto ai binari, procurandosi alcune contusioni e ferite. Per cui si sono dovuti far medicare in ospedale.
Sul luogo del disastro sono intervenuti il dott. Roberto Sapio, sostituto procuratere della Repubblica, carabinieri, agenti di P.S., dirigenti delle FF.SS. L’autorità giudiziaria ha immediatamente aperto un’inchiesta per accertare le responsabilità.

II disastro ha suscitato profonda commozione in tutto il riminese e in particolare tra i lavoratori delle ferrovie, dove le quattro vittime, iscritte al sindacato ferrovieri CGIL, erano stimate e ben volute da tutti.
Le Amministrazioni Comunali di Sant’Arcangelo e di Rimini hanno affisso un manifesto a lutto.

La tremenda sciagura di Sant’Arcangelo, dove quattro operai hanno trovato la morte in uno scontro frontale fra il carro guardalinee che li trasportava e un locomotore proveniente in senso opposto, ha suscitato enorme commozione a Rimini e in tutta la zona.

Forte è lo sgomento e profonda è l’emozione nel mondo del lavoro, in particolar modo fra i lavoratori delle FF.SS. di Rimini. A testimoniare il dolore per la tragica fine dei quattro operai ci sono decine e decine di messaggi di cordoglio pervenuti ai familiari e al sindacato ferrovieri della CGIL fra cui quelli del Sindaco di Rimini, dei Sindaci del circondario, della Federazione riminese del PCI, della Segreteria provinciale della Camera del Lavoro.
Le condizioni dei feriti continuano frattanto a migliorare. A Romeo Donati e Francesco Alici, rispettivamente Sindaco di Sant’Arcangelo e Assessore al Comune di Rimini, che si sono recati a far loro visita nella stessa serata dell’incidente, con gli occhi ancora segnati dallo sgomento e dal terrore per la tragedia di cui erano stati protagonisti poche ore prima, hanno raccontato la dinamica dell’incidente.

Ma non si può non sottolineare come parte predominante in questa sciagura, come in quella avvenuta giorni fa alle porte di Roma, l’abbia avuta l’arretratezza tecnica e strutturale delle linee ferrate italiane. Lo ribadisce in un suo comunicato la segreteria della federazione unitaria dei ferrovieri SFI – SAUFI – SIUF, che anzitutto ripete come il nuovo incidente riproponga con particolare urgenza la necessità di interventi finanziari a carattere straordinario che consentano all’azienda il riclassamento e l’ammodernamento degli impianti. Solo in questo modo, continua il comunicato, «sarà possibile, attraverso l’applicazione dei mezzi consentiti dalle nuove tecnologie, dare alla rete ferroviaria condizioni effettivamente adeguate alle prestazioni che le vengono richieste, riducendo al minimo le conseguenze di eventuali errori umani, sempre possibili».

II sindacato unitario denuncia duramente le gravissime responsabilità in proposito del governo uscente, che ha lasciato dormire in qualche cassetto del CIPE il piano poliennale di quattromila miliardi che aveva anche questi obiettivi di sicurezza e ammodernamento. «La federazione assegna sin da ora al nuovo governo — conclude il documento — il compito prioritario di dare soluzione al problema per rimarcare il quale i ferrovieri effettueranno martedì prossimo, 19 giugno, uno sciopero nazionale di mezz’ora».
Fra le vittime vi è il nostro caro compagno Eugenio Miserocchi (Ennio). iscritto alla sezione «Paglierani», la sezione di fabbrica dei ferrovieri.

Fratello di Nino, dirigente dell’ARCI-UISP circondariale, Ennio era particolarmente conosciuto negli ambienti sportivi riminesi per essere stato, fin da ragazzino, uno dei più brillanti portieri di calcio che il dilettantismo riminese abbia saputo esprimere. Attualmente giocava nel Novafeltria e la scorsa stagione era stato uno dei protagonisti della promozione della squadra alla serie superiore. Proverbiale la dimensione delle sue mani gigantesche, che quasi nascondevano il pallone al momento della parata.

I funerali si svolgeranno. a spese dell’Amministrazione Ferroviaria domani. Venerdì, alle 15. Le salme partiranno da Sant’Arcangelo alla volta di Rimini, dove il Sindaco Nicola Pagliarani terrà l’orazione funebre. Dopo di che si svolgerà il corteo funebre attraverso le strade cittadine.
L’Amministrazione Comunale ha decretato per domani pomeriggio il lutto cittadino. Sono previste sospensioni dal lavoro per permettere ai ferrovieri e agli altri lavoratori di rendere 1’estremo saluto ai quattro sventurati compagni.

Sia l’articolo del 14, preceduto da un richiamo in prima pagina, che quello del giorno dopo portano dunque la mia firma, ma in realtà sono la trascrizione sulla pagina di un abbraccio collettivo frutto dell’angosciosa solidarietà verso i familiari dei caduti e, insieme, della dolorosa impotenza di tutti noi che avremmo voluto disperatamente cancellare quel dramma.

Nando Piccari